IN BORSA CHIUDE A -4,34%
Mps chiude in Borsa con un calo del 4,34%, che porta le azioni vicino a quota 4,1 euro. Intanto l’altro giorno la polizia di Firenze ha intercettato una lettera contenente un proiettile calibro 9 indirizzata ad Aldo Natalini, Pm di Siena che aveva indagato su Montepaschi e condotto la prima inchiesta sulla morte di David Rossi. Nella busta ci sarebbe stata anche una lettera con gravi minacce. radiosienatv.it ha pubblicato la nota dell’Associazione nazionale magistrati, nella quale si esprime solidarietà a Natalini, ma al contempo si legge che “la Giunta non può che rimarcare come il clima di odio e di delegittimazione, che talvolta contraddistingue alcune propalazioni, possa oggettivamente alimentare una distorta percezione della funzione e dell’attività della magistratura, ponendo così le premesse anche per azioni intimidatorie e violente”. La polizia di Firenze sta indagando sull’accaduto e l’inchiesta potrebbe essere trasferita alla Procura di Genova.
ADDIO AD ALTRE FILIALI DAL 20 NOVEMBRE
Mps cede il 3,8% in Borsa, scendendo verso i 4,1 euro ad azione. Per Montepaschi sarà importante portare a compimento il piano di ristrutturazione, che passa anche dalla chiusura di 600 sportelli. Il Tirreno riporta le parole della coordinatrice Fabi per Mps in Toscana Viviana Lumini, secondo cui “c’è da attendersi un’accelerazione del processo nel 2018 perché la banca prima si assesta e meglio è, si tratta di rendere efficiente la rete distributiva”. La sindacalista ha anche ricordato che questo processo non riguarda solo Mps, “tutti i piani industriali prevedono un processo di razionalizzazione della rete perché si va verso un’epoca digitale che interessa trasversalmente tutto il mondo del credito”. Il quotidiano ricorda che dal 20 novembre circa venti sportelli della Toscana cominceranno un processo che porterà fino alla loro chiusura dopo il trasferimento della clientela ad altre filiali.
NUOVO ALLARME SUL PATRIMONIO ARTISTICO
Il Circolo Sena Civitas torna a lanciare l’allarme sul patrimonio artistico di Monte dei Paschi, “anche alla luce della mancata risposta della Soprintendenza alla nostra lettera aperta inviata anche al Ministero”. In una nota vengono ricordate alcune delle opere del XVI secolo che la banca aveva commissionato a diversi artisti. “A questo primo nucleo si sono aggiunte numerosissime opere a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, quando la banca ha dato avvio in maniera sistematica, all’incremento della collezione mediante l’acquisizione di capolavori dell’arte senese che per vari motivi erano emigrati fuori dai confini della città. Oggi essa comprende una rappresentanza della scuola senese dal XIV al XIX secolo, da Pietro Lorenzetti a Tino di Camaino, al Sassetta, a Iacopo della Quercia, a Francesco di Giorgio Martini, a Beccafumi, Salimbeni, Casolani, e Francesco Rustici, e poi Francesco Vanni, Rutilio Manetti e Bernardino Mei fino ai pittori dell’Ottocento tra i quali Mussini, Cassioli, Franchi e Maccari.
Come non riconoscere quindi che la collezione della Banca, composta oltre che da dipinti e da sculture, anche di arazzi e arredi di vario genere, sia da considerarsi patrimonio della città perché è proprio questo lo spirito che ha guidato la Banca nel suo costante impegno, quasi una missione orientata verso il recupero e la valorizzazione dell’arte senese?”, si legge nel testo. Sena Civitas non può che trovare inquietante il fatto che se il tema non fosse finito sui giornali Monte dei Paschi “avrebbe iniziato un percorso di alienazione senza nessuno ostacolo”. Il Circolo torna quindi a chiedere un’azione “decisa delle autorità cittadine e degli organi di tutela”.