IN BORSA CHIUDE A -6,33%

Tonfo pesante di Mps in Borsa: il titolo chiude a -6,33%, a 3,67 euro. Intanto la commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche ha cominciato a occuparsi di Montepaschi. Il Sostituto procuratore di Milano Stefano Civardi, ascoltato in audizione, ha detto che i derivati Alexandria e Santorini non possono considerarsi tra le cause strutturali della crisi della banca. In particolare, è stato spiegato che Mps deteneva una quantità di titoli di debito pubblico italiano paria al doppio della media delle altre banche. Quando è scoppiata la crisi dello spread, quindi, la banca si è trovata con non pochi problemi. Anche gli Npl, secondo Civardi, rappresentano un capitolo molto importante della crisi di Mps, visto che la crisi del sistema economico e produttivo si riverbera sul sistema bancario per via del mancato rimborso dei prestiti. “Quindi ci sono con ogni evidenza cause strutturali che con Santorini e Alexandria non c’entrano nulla”, ha aggiunto il sostituto procuratore di Milano.



IL CASO MPS IN COMMISSIONE BANCHE

Un’altra giornata in rosso quella odierna per Mps in Borsa. Il titolo cede il 2,8%, avvicinandosi ai 3,8 euro. Oggi inizia una nuova settimana di attività per la commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche. Andrea Augello, Senatore di Idea che ne fa parte, è convinto che si stia facendo un lavoro utile e importante. Formiche.net riporta alcune sue dichiarazioni, tra cui una relativa al metodo che si seguirà per il prosieguo dei lavori. “Lo scontro tra Consob e Bankitalia è emerso grazie a un’evidenza di documenti. Anche per gli altri due blocchi di audizioni, Montepaschi e le banche del Centro Italia procederemo come abbiamo fatto finora, cercando di evitare che le audizioni siano una sfilata di persone che raccontano la loro verità ma mettendo in atto un confronto delle carte magari con l’aiuto degli organi di controllo. Così facendo, credo che potremo fornire un ulteriore contributo”, ha detto Augello.



LE DIFFERENZE CON IL CASO ETRURIA

Sergio Burrini, del Circolo “Città Domani – Sinistra per Siena”, ha diffuso una nota che è stata pubblicata da ilcittadinoonline.it, in cui mette in evidenza le differenze che ci sono state nelle vicende di Monte dei Paschi di Siena e di Banca Etruria, nonostante i punti in comune (“Bilanci non veritieri; False comunicazioni agli organi di vigilanza; False comunicazioni al mercato; Prestiti concessi a clienti che non disponevano di adeguate garanzie a copertura dei finanziamenti ricevuti e che nel volgere di pochi anni si sono trasformati in crediti inesigibili; Azionisti e obbligazionisti defraudati dei loro investimenti/risparmi”). Burrini denota che nel caso di Banca Etruria “abbiamo una Procura che si è attivata rapidamente ed efficacemente, una comunità di cittadini e di risparmiatori compatta e solidale che ha fatto sentire la propria voce in tutte le sedi, media televisivi, giornali e istituzioni, un sindaco sensibile ed attento alle istanze sollevate dai propri concittadini che si è costituito parte civile nel processo a carico dei 37 imputati, elementi che non ritroviamo nella vicenda che riguarda BMps”.



Poi aggiunge di essere consapevole del fatto che sul fronte delle indagini e dell’operato dei magistrati il curatore fallimentare di banca Etruria dispone di strumenti legislativi che al momento non sono applicabili al caso di Montepaschi, “ma è pur vero che degli stessi reati si tratta”. Per Burruini resta in ogni caso da capire come mai la Procura di Milano non ha recepito le conclusioni del Gip Cristofano circa l’origine endogena della crisi di Montepaschi. Cosa che avrebbe “un importante riflesso sui tempi di prescrizione e sulla gravità delle pene detentive applicabili”.