La bastonata c’è stata, senza se e senza ma. E ce la meritiamo tutta, perché è la “coda lunga” del renzismo laurino più becero, ti regalo una scarpa prima del voto e l’altra solo se mi avrai votato, ovvero ti do un’elemosina per comprare il tuo consenso, e passi se in questo modo mando all’aria i conti pubblici. Il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, ieri, dopo una riunione preliminare dei commissari in vista del parere da emettere il 22 novembre sulla Legge di bilancio italiana, ha sparato il suo Scud: “L’unica cosa che posso dire a nome mio (e meno male che non ha parlato formalmente a nome di tutta la Commissione! Ndr) è che tutti gli italiani dovrebbero sapere qual è la vera situazione economica in Italia, ovvero una deviazione dagli obiettivi di medio termine per quanto riguarda il saldo strutturale”. Avete letto bene? Avete capito? Altro che flessibilità renziana. Qui l’Europa tedescocentrica ci richiama all’ordine. Sul medio termine, non ci siamo. Bisogna fare di più, e anche molto di più.



Tutto questo lo apprende l’Ansa da Bruxelles, cioè – per il ruolo istituzionale dell’agenzia – l’anticamera di una nota ufficiale: “La Commissione invierà una nuova lettera all’Italia con richiesta di chiarimenti e impegni in merito alla manovra”. Chiaro? Fin troppo. Ma attenzione, c’è il bluff: “La Commissione prenderà una decisione definitiva sulla Legge di bilancio a maggio del 2018”. Quindi: i partiti andranno alle elezioni di marzo promettendo tutti la qualsiasi, il popolo bue fingerà di credere a questo o a quello e lo voterà, poi il governo nuovo s’insedierà (forse!) e allargherà desolato le braccia tradendo tutti i suoi impegni di fronte alla protervia pluto-burocratica di Bruxelles. Un film già visto, buono per una democrazia da operetta, dove se non prometti mari e monti nessuno ti sta a sentire, dove il voto è sempre di scambio, scambio “a chilometro zero” quando si vota per i consigli circoscrizionali o a largo raggio quando si deve eleggere un parlamento, ma scambio.



Dunque, secondo il feroce Katainen, la situazione economica italiana non migliora, e per quanto sulle leggi di stabilità l’opinione dell’Ue arriverà “la prossima settimana e non voglio anticiparla, il fatto è che tutti possono vedere dai numeri che la situazione in Italia non migliora”. A cosa si riferiva in particolare il commissario? Alla “salute dell’economia italiana”, e – attenzione – al “futuro del welfare”, perchè quando si parla di disavanzo strutturale in Italia “le cifre pubblicate la scorsa settimana nelle previsioni economiche mostrano chiaramente una deviazione dagli obiettivi di medio termine per quanto riguarda il saldo strutturale”.



Ebbene: questo riferimento al disavanzo strutturale e al welfare fatto da Katainen significa banalmente che in Europa si sta formando un partito d’opinione molto preciso secondo cui per l’Italia, stante la conclamata incapacità a tagliare la spesa pubblica improduttiva, l’unico fronte da mordere per ridurre il deficit è la spesa per il welfare: pensioni e sanità. È questa la bella prospettiva verso la quale la Renzimomics sta spingendo il Paese.

La linea economica del centrosinistra renziano è stata quella di blandire i dipendenti pubblici, anche i meno produttivi, e i pensionati, facendo sgocciolare una serie di provvedimenti di sostegno a pioggia, per acquisire consenso. Ora, i pensionati hanno un difetto: contano solo quando votano, chiuse le urne non contano niente. Non possono scioperare perché non lavorano; sono vecchi e non scendono in piazza. Sono, insomma, la perfetta vittima sacrificale. Dando la colpa all’Europa.