MALACALZA RIBADISCE IMPEGNO PER AUMENTO DI CAPITALE

Vittorio Malcalza ribadisce la volontà di partecipare all’aumento di capitale di Banca Carige. Malacalza Investimenti ha infatti diffuso una nota per chiarire che già alla fine di ottobre aveva chiesto di poter salire fino al 28% del capitale di aver fatto pervenire, a pochi giorni dalla richiesta fattale, un impegno scritto a partecipare, in base alla quota già in possesso, alla ricapitalizzazione della banca. Alla luce di quanto si sta verificando in queste ultime ore, “Malacalza Investimenti intende confermare ancora la propria attitudine di sostegno, nell’interesse della Banca, del territorio e dell’azionariato tutto”, si legge nella nota, che prosegue: “La disponibilità di Malacalza Investimenti non può peraltro tradursi in una impropria supplenza della funzione del Consorzio di garanzia e non può prescindere dalle determinazioni dell’autorità di vigilanza in merito alle istanze che sono state a essa rivolte”.



LE RICHIESTE DEL CONSORZIO DI GARANZIA

Secondo quanto riporta Mf-Dow Jones, la seduta del consiglio di amministrazione di Banca Carige si è conclusa, ma di fatto la riunione resta aperta e potrebbe riprendere nel pomeriggio o in serata. L’agenzia riporta quanto riferito da alcune fonti: non è stata trovata la quadra per far partire l’aumento di capitale da 560 milioni di euro e si continua perciò a lavorare con le banche componenti il consorzio di garanzia, ovvero Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays. Sembra che queste abbiano chiesto un impegno scritto, da parte di soci e istituzioni finanziarie coinvolte, a partecipare all’operazione. Si vuole di fatto un impegno dei grandi soci a non lasciare il grosso della ricapitalizzazione a carico del consorzio di garanzia. I titoli della banca ligure restano ovviamente sospesi dalle contrattazioni in Borsa.



POSSIBILE INTERVENTO DELLO STATO

Il cda straordinario di Carige è ancora in corso e continuano a essere sospesi dalle contrattazioni in Borsa i titoli della banca ligure. Il sito del Secolo XIX riporta il commento degli analisti di Banca Akros, che non escludono che a questo punto debba intervenire lo Stato per evitare il peggio: “Alle attuali condizioni di mercato non escludiamo che Banca Carige venga messa in risoluzione dalla Supervisione. Ne seguirebbe probabilmente una separazione di good e bad asset, con una ricapitalizzazione della banca ponte da parte dello Stato e un’aggregazione in un gruppo più ampio, mentre le esposizioni non performing verrebbero trasferite a un investitore specializzato per un recupero in futuro”. Non resta che aspettare il comunicato ufficiale della banca per capire se si procederà o meno con l’aumento di capitale per evitare un altro salvataggio pubblico dopo quello di Montepaschi.



CARIGE SOSPESA IN BORSA

Nuova tegola sul sistema bancario italiano. Banca Carige, infatti, ha comunicato che “nonostante l’ottenimento dell’autorizzazione da parte delle Autorità di Vigilanza e i positivi riscontri ricevuti per l’acquisizione formale di manifestazioni di interesse e di specifici obblighi di garanzia da parte di nuovi investitori istituzionali, non si sono pienamente realizzate le condizioni per la costituzione del consorzio di garanzia ai fini dell’avvio dell’annunciato aumento di capitale da euro 560 milioni della Banca”. I titoli sono stati quindi sospesi dalle contrattazioni di Borsa, anche perché nel frattempo si è riunito un consiglio di amministrazione straordinario “per informare Consiglieri e Sindaci della situazione e valutare i prossimi passi”. Nella nota diffusa da Carige si legge che “l’Amministratore Delegato, facendo leva su quanto già realizzato del piano di rafforzamento patrimoniale presentato il 3 luglio scorso verificherà nelle prossime ore l’esistenza dei presupposti per il proseguimento del piano di risanamento della Banca e per una eventuale proroga dei termini dell’operazione di aumento di capitale”.

IL NODO UNIPOL

Secondo le ricostruzioni di Repubblica, il consorzio di garanzia composto da Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays aveva posto come condizione necessaria per l’acquisto dell’eventuale inoptato la partecipazione all’aumento di capitale di Unipol, che già aveva aderito alla conversione dei bond subordinati in suo possesso. Tuttavia Carige non è riuscita a convincere il gruppo di Carlo Cimbri. Resta da capire cosa potrà succedere ora, visto che non mancano i soci pronti a partecipare all’operazione, come la famiglia Malacalza e Gabriele Volpi. Carige era riuscita nei mesi scorsi a varare un piano di rafforzamento dopo essere stata incalzata dalla Bce. Se l’operazione non riuscisse si riaprirebbe una nuova “ferita” nel sistema bancario italiano a distanza di un anno circa dal fallimento dell’aumento di capitale di Mps. Non a caso i titoli bancari a Piazza Affari stanno perdendo terreno: Banco Bpm cede il 3,6%, Bper il 2,3%, Ubi Banca l’1,4%, Unicredit lo 0,4%, Intesa Sanpaolo lo 0,3%, con Creval che cede l’8,4%.