La Legge di bilancio è approdata al Senato ed è già nato il primo caso che rischia di creare delle difficoltà nell’iter per la sua approvazione. Area popolare fa infatti notare che ci sono diversi bonus, ma non c’è più quello per i bebè. “La famiglia e le politiche per la famiglia sono la nostra ragione sociale. Se non sarà rimesso nella manovra il bonus bebè saremo più che intransigenti, saremo feroci”, minaccia Laura Bianconi, capogruppo a palazzo Madama di Ap. «Se il bonus bebè, che non è certo politica per la famiglia, ma ha pur sempre a che fare con questo tema, quanto meno una volta entrato nell’ordinamento ci rimanesse, potrebbe essere l’inizio di una storia. Una storia che non è mai iniziata e adesso ne paghiamo il prezzo», ci dice Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano?



Cosa intende dire Professore?

Gran parte dei problemi del Paese nasce dall’assenza di una politica per la famiglia. Tutti parlano e straparlano del futuro, ma poi non si fa nulla. Se c’è qualcosa di fluttuante, che non dà certezza, sono propri i pochi interventi sulla famiglia, tipo per l’appunto il bonus bebè, che vanno e vengono. Mi dica lei che tipo di affidamento può dare una classe politica che da 20 anni si comporta in questo modo.



Dunque questo è un problema che ci portiamo dietro da anni…

La politica per la famiglia in Italia da 20 anni e più è sostanzialmente irrilevante. Basti pensare a quanto avvenne negli anni ’90, quando venne letteralmente sequestrato il fondo per gli assegni familiari senza che nessuno dicesse nulla. La struttura demografica del nostro Paese è collassata perché i giovani che fanno fatica a trovare lavoro, e spesso l’hanno precario, riescono a metter su casa più tardi, di conseguenza si sposano e hanno figli più in là negli anni. Inoltre, coniugare lavoro e famiglia è sempre più complicato, le mamme sono spesso discriminate. Questo è il panorama di fronte al quale la classe politica non fa praticamente nulla.



Prima ha detto che gran parte dei problemi dell’Italia nasce dall’assenza di una politica per la famiglia. È proprio così?

Il dibattito sulle pensioni, sulla produttività che non cresce, sul Paese che arranca… Ci sono delle radici precise di questi problemi, una delle quali è la mancanza continua di una politica a sostegno della famiglia, a differenza di quanto avvenuto in grandi paesi come, solo per citarne alcuni, Francia, Germania e Svezia.

Ma si possono fare politiche per la famiglia con i vincoli di bilancio che ci sono?

La storia dei vincoli c’è sempre stata. Non dobbiamo però dimenticare quanto accaduto alla fine degli anni ’90. La natalità è da diversi anni che crolla e siccome anche all’epoca era bassa si era determinato un avanzo nel fondo per gli assegni familiari. E tale avanzo, stiamo parlando di una cifra pari a 10 miliardi di oggi, venne letteralmente sequestrato e destinato ad altre voci di bilancio. Quel che è sconcertante è l’indifferenza più totale che ha accompagnato questo atto, ma resta il fatto che le famiglie sono più che in credito. Al di là di questo, si dice che la grande politica è quella che sa guardare ai tempi lunghi. Ecco, noi non abbiamo questo genere di politica ormai da decenni.

Anche adesso che la campagna elettorale è ormai iniziata in effetti di politica per la famiglia non si parla…

Sembra che non si riesca a capire che in Italia è in atto una sorta di sciopero della famiglia, visto che per i giovani farsi una famiglia sta diventando ormai un lusso. E non c’è nessuno che si muova per risolvere questa emergenza. Non dico che dovrebbe essere al primo posto, ma almeno tra le prime cinque priorità del Paese.

(Lorenzo Torrisi)

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