All’ora di pranzo, il titolo Carige, riammesso alle contrattazioni di Borsa dopo il via libera all’aumento di capitale sancito dal Consorzio di garanzia sabato, ancora non riusciva a fare prezzo e scontava un -34% teorico, sempre meglio del -49% di pre-contrattazioni. Ma come, il gruppo Malacalza, sempre sabato, annunciava che era già stato coperto il 50% dei 560 milioni da rastrellare sul mercato entro fine anno e il mercato reagisce così? Beh, diciamo che se capitalizzi 124 miloni di euro (valore alla chiusura delle contrattazioni di venerdì) e devi trovarne 560 in meno di un mese e mezzo, possiamo definire l’operazione un filino iper-diluitiva. Se poi i precedenti sono di due aumenti rispettivamente da 800 e 850 milioni finiti nel lavandino (garbato eufemismo), ecco che lo scetticismo guadagna ancora motivazioni. Se poi si pensa che il valore del titolo fissato dal Consiglio per l’aumento porta la ratio rispetto a quello di Borsa a qualcosa come 1:15, capite che da festeggiare c’è poco. Davvero poco. 



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