Un imprenditore napoletano di origini venete scrive sul Gazzettino una lettera aperta ai colleghi che da poco hanno votato per l’indipendenza della regione invitandoli a scommettere sul Sud piuttosto che a prenderne di distanze. Il presidente di Confindustria Venezia e Rovigo risponde sullo stesso quotidiano di essere contrario a qualsiasi forma separatista, ma che dare più responsabilità ai territori farà bene all’intero Paese.
Al di là dei toni amicali e quasi affettuosi tra i due corrispondenti (chissà che non continuino il dialogo davanti a un piatto di pasta fumante) è interessante notare che il terrone fa di cognome Zigon – e in effetti il caso volle che il nonno fosse inviato a lavorare al Sud dove poi si è sistemato e ha procreato – e il polentone si chiama Marinese ed è nato a Palermo da dove è partito venti anni fa per impiantarsi al Nord dove ha avuto un meritato successo.
Se non ci fosse stata qualche particolare circostanza a spingere la famiglia dell’uno verso la terra dell’altro e viceversa, il confronto sarebbe potuto avvenire a parti inverse: con Marinese a difendere le prospettive e le ragioni del Mezzogiorno e Zigon a spiegare perché i territori virtuosi del Settentrione hanno tutto il diritto di trattenere la gran parte della ricchezza prodotta senza spartire con i parenti poveri che devono imparare a badare a se stessi.
Insomma, questa nostra Italia, che è divisa fino a un certo punto e anche quando si sente unita non lo è mai troppo, è così intrecciata che interpretare una parte o l’altra è più conseguenza del caso che delle profonde radici di ciascuno. La purezza della razza nordica non esiste (perfino Bossi ha una moglie siciliana) e la gran parte della gente che si affaccia sul Mediterraneo deve ancora avere nelle vene tracce di sangue Normanno.
Il che non vuol dire che non ci siano differenze. Tutt’altro. Ma risentimenti della storia a parte – che mi hai portato a fare a Posillipo se non mi vuoi più bene? cantava Pietra Montecorvino, ma si potrebbe anche dire: perché i Piemontesi hanno conquistato il Regno con le baionette se poi ce ne si vuole disfare a tutti i costi? – i motivi che dovrebbero unire sono maggiori di quelli che potrebbero dividere. Certo, ogni condominio ha le sue regole. Che vanno conosciute e rispettate. Il fatto è che nessuno sa più veramente come funziona questo Paese. Quali rapporti ci sono tra centro e periferia. Quando un compito è dell’uno e quando è dell’altro. Come s’interviene in caso di contrasto. Chi dirime le vertenze. Chi, in ultima analisi, decide e in che modo senza che ogni azione si porti dietro uno strascico di polemiche e vertenze più lungo del mantello di tutte le principesse delle fiabe messe in fila.
Questa confusione di ruoli e competenze, questa tendenza a fare le cose in tanti allo stesso tempo intralciando l’uno il lavoro dell’altro o a lasciarle perdere senza che nessuno se ne curi, questa impossibilità di conoscere il funzionamento della macchina che tutti vorrebbero guidare, ma nessuno sa aggiustare quando si rompe (e lo fa spesso), è la dannazione che eccita gli animi e accentua differenze che in linea di principio si vorrebbero cancellare.
Per connettere Nord e Sud evitando inutili polemiche e battaglie dannose ci vorrebbe come minimo un libretto d’istruzioni che spieghi come funziona il Paese più difficile al mondo, sostiene chi ci prova, da usare.