Non senza intoppi, discussioni, tensioni e polemiche anche all’interno della maggioranza, la Legge di bilancio è arrivata in aula al Senato, con la decisione del Governo di porre la fiducia, ed è stata approvata. Ci sono stati diversi emendamenti, ma l’impianto generale della manovra non è mutato. E non tutti sembrano essere soddisfatti, nonostante vi siano misure che appaiono come dei bonus per diverse categorie. Abbiamo chiesto un commento a Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.



Professore, a lei come sembra questa Legge di bilancio?

Mi pare una manovra relativamente neutrale, che non disturba un trend di crescita a cui l’Italia si è in questo momento agganciata. Tuttavia non contiene particolari interventi in grado di far star meglio il Paese nel suo complesso o alcune categorie prioritarie. Mi sembra quindi una manovra un po’ grigia, anche perché è difficile capirla.



Secondo lei questo può dipendere anche dalla campagna elettorale ormai di fatto già iniziata?

Il clima elettorale c’è e si nota la volontà di compiacere tutti, almeno quelli che si fanno sentire, trascurando i bisogni veri. Il Paese non credo avrà un gran sollievo e rischia anzi di emergere un quadro di instabilità “umorale”, visto che a novembre la fiducia di consumatori e imprese è diminuita, dopo diversi mesi di crescita. Va detto che per certi versi questo Governo sta facendo anche bene, perché quanto meno non fa danni e non crea aspettative mirabolanti che poi non vengono rispettate.



Ha parlato di bisogni veri che vengono trascurati. Quali sono?

Innanzitutto il lavoro. Il tasso di disoccupazione scenderà a ritmi lenti, ci vorranno due-tre anni perché arrivi al 10%. Poi il reddito, cioè il lavoro deve essere dignitoso e adeguatamente remunerato…

Mi scusi se la interrompo, ma in tema di lavoro nella manovra ci sono gli incentivi per le assunzioni dei giovani…

Sono i soliti sgravi, sono come la morfina per le imprese. E rappresentano un problema perché adesso stiamo facendo quella che tecnicamente viene chiamata svalutazione interna. Dato che ormai gli strumenti di politica economica di questo Paese sono ridotti al lumicino, si diminuiscono i costi interni di produzione e il lavoro quindi ne risente. Tornando ai bisogni veri, essi sono: un lavoro adeguatamente remunerato, specie per i giovani; poi la salute, la sanità, visto che il Paese invecchia; legato a questo c’è il il tema delle pensioni, visto che non si può applicare coi paraocchi il principio per cui crescendo l’aspettativa di vita deve aumentare l’età pensionabile, altrimenti si rischia di vivere meno, non di vivere meglio. 

Una manovra neutrale, come l’ha definita, può essere utile per il Governo che verrà?

Sì, dopodiché avremmo perso un anno. Se questa finanziaria potesse traghettare a elezioni ordinate e consapevoli dei problemi del Paese (non è certo il +1,8% del Pil che ci porta fuori dai disastri) ben venga! Magari è la volta buona che poi vengono affrontati sul serio.

(Lorenzo Torrisi)