Erano in calendario, in commissione Bilancio della Camera, già ieri, dovrebbero finalmente essere discussi oggi: sono quattro emendamenti – della Sinistra Indipendente, della Lega e dei Cinquestelle e un altro del Pd – che con accenti diversi (molti simili i primi tre, spiacevolmente più debole il quarto) convergono sullo stesso punto: stroncare il traffico, alquanto osceno, di sofferenze bancarie a prezzi stracciati che le banche hanno attivato con i fondi-avvoltoio e promuovere un “Giubileo bancario” che permetta direttamente ai debitori insolventi di chiudere le loro posizioni pendenti alla data di entrata in vigore eventuale della norma pagando alle banche creditrici quel “qualcosa in più” rispetto alle offerte avanzate dai fondi avvoltoi per comprare in blocco tanti crediti incagliati lasciando però i debiti sulle spalle dei debitori.
I tre emendamenti migliori puntano tutti a inserire la norma nella legge di Bilancio per il 2018. I primi due, opportunamente, prevedono agevolazioni fiscali per le banche che adottino questa formula, cancellando così le posizioni di rischio dei clienti e rimettendo nel circolo dell’economia “sana” decine di migliaia di imprese. L’ultimo, del Pd, si limita a chiedere alle banche di offrire una specie di prelazione ai debitori, ma senza parametri di riferimento cogenti.
L’Associazione nazionale dei costruttori edili – l’Ance, importante partner della Confindustria – si è ufficialmente schierata a favore dell’innovazione normativa, promossa da un folto gruppo di operatori e giuristi, tra cui l’avvocato Biagio Riccio e tutti gli attivisti dell’associazione Favor Debitoris. Sullo sfondo, un dramma sociale al quale l’opinione pubblica sembra essersi assuefatta, ma in realtà ancora gravida di danni pesantissimi per il sistema. Dietro i 170 miliardi di sofferenze bancarie ci sono problemi di sopravvivenza per 1,3 milioni di imprese e individui insolventi, i cui guai coinvolgono altri soggetti garanti per un totale stimato di 7 milioni di persone.
Vendendo in blocco queste sofferenze (i famosi Non performing loans, Npl in gergo) ai fondi avvoltoio, oggi le banche incassano in media il 50% del loro valore residuo di bilancio. L’idea è di incentivarle a venderli almeno al 30% ai debitori, cancellandone le posizioni in centrale rischi, naturalmente solo sui vecchi debiti, per vanificare tentazioni opportunistiche. Per questo non si deve parlare di “condono debitorio”, ma di “giubileo bancario” una tantum. I debitori faticherebbero, certo, a trovare i soldi ma in moltissimi casi ce la farebbero, di fronte alla possibilità di rimettersi sulla carreggiata della salute economica. Ed eviterebbero di finire nella morsa dei racket usurari.
In un’intervista rilasciata al mensile Economy di luglio 2017 l’ex procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il dottor Roberti, affermava: “In realtà non è nemmeno corretto parlare di usura, ma piuttosto di esercizio abusivo del credito. Ci sono soggetti mafiosi che prestano denaro a tasso legale, cioè si fanno banca, ovviamente senza avere la licenza per farlo, erogando credito a tasso concorrenziale con quello bancario, ma con la certezza di riuscire a recuperare il loro credito. La crisi bancaria dunque ha rafforzato ancora di più l’economia criminale, perché i soggetti economici sono costretti a rivolgersi a canali alternativi. L’imprenditore deve sopravvivere e se non riesce a ottenerlo dalle banche, si rivolge al credito mafioso.”
L’avvocato Biagio Riccio, fondatore e presidente dell’Associazione Culturale Favor Debitoris, difensore nei tribunali di tutta Italia di centinaia di imprese e famiglie escluse dal circuito bancario, sottolinea che è praticamente impossibile per un’azienda o per una famiglia entrata in difficoltà accedere a nuovo credito, o anche semplicemente utilizzare gli strumenti tradizionali del credito conti correnti carte di credito bonifici e quant’altro. Queste famiglie, queste microimprese sono quasi sempre costrette a lavorare unicamente col contante. Le banche e le aziende di recupero crediti esercitano nei loro confronti un’azione vessatoria quando, addirittura non intimidatoria. Con gli strumenti sempre più raffinati che sono stati disposti, in particolare dal presente governo, per rafforzare l’azione vessatoria del recupero crediti è per loro impossibile avere uno stipendio, un’automobile, una casa perché sarebbero immediatamente pignorati ed espropriati. Sono proprio queste famiglie e queste microimprese, al 99,9% costituite da persone perbene, che si trovano all’improvviso in difficoltà e parafrasando le parole di Papa Francesco viene attuata nei loro confronti “la cultura dello scarto, che non riguarda solo il cibo e i beni, ma prima di tutto le persone che vengono emarginate”.
Se gli emendamenti diventassero legge, le banche incasserebbero di più e, pur se agevolate fiscalmente, finirebbero col portare minori perdite a detrazione fiscale, e quindi col pagare più tasse: si calcola un maggior introito erariale, dall’operazione, di circa 8 miliardi di euro! Per Vincenzo Perrotta, presidente e anima dell’Associazione Centro Commerciale Vomero e Arenella e Confimpreseitalianapoli, “si è creato all’interno della società civile e del tessuto economico un buco: 2 milioni di persone sono escluse dal credito legale, con familiari e dipendenti si arriva a 10 milioni di persone che non possono utilizzare gli strumenti tradizionali del credito. Una follia: ci voleva una persona lungimirante e coraggiosa come Roberti per denunciarla”.
E Pasquale Riccio – ex dirigente industriale, votatosi alla lotta al racket collaborando con la fondazione antiusura San Giuseppe Moscati, creata da padre Massimo Rastrelli, e poi con padre Alex Zanotelli, missionario Comboniano impegnato in tutte le lotte in difesa dei poveri e degli ultimi, ribadisce che “l’approvazione della legge darebbe a costoro possibilità di riavviare la propria attività e di salvare la casa di famiglia, quasi sempre data in garanzia e, comunque, di avere credito per riavviare il circolo virtuoso che porta all’incremento del Pil e delle entrate erariali”.
Oggi, forse, è la volta buona: in commissione Bilancio della Camera vanno in votazione gli emendamenti presentati da diversi gruppi politici sul Giubileo Bancario. Sarà interessante valutare come hanno votato i singoli partiti e i loro rappresentanti nella Commissione.