L’Italia è un Paese terribile e adesso vi spiego perché con una fiaba. Tutte le domeniche pomeriggio, quando si svolgono le partite di calcio, nelle tribune d’onore siedono molti umanoidi. Tra di essi spiccano dei gruppi che durante tutta la settimana vestono in giacca e cravatta e che però, quando vanno alla partita, vestono casual, ma di marca. Tra di essi spiccano clan che si avvicinano così vestiti l’uno all’altro solo durante le partite di calcio. Sono i cosiddetti banchieri stockoptionisti i quali sono noti a pochissimi per concedere crediti ai top manager stockoptionisti che dirigono e posseggono quote rilevanti di grandi gruppo industriali e finanziari. Generalmente questi crediti sono concessi rispettando volta a volta le regole della governance capitalista. E altrettanto spesso si concedono e si rispetta sempre la governance per così tante volte che quella governance medesima non viene più rispettata nel suo profondo significato, perché le imprese dipendono sostanzialmente per la vita e per la morte dalle grandi banche e così non dovrebbe essere. Questo processo sociale è nascosto ai più. Anche attraverso il linguaggio: lo si evoca solo oscuramente denominando il tutto con un anglismo: non performing loans (Npl). Esistono poi dei campi di calcio più piccoli con tribune d’onore sgangherate e incerte. Anche lì mini-banchieri e mini-top manager e anche lì lo stesso processo sociale denominato Npl.



Il passato governo Renzi aveva deciso, sotto l’impulso della Banca centrale italiana denominata Banca d’Italia e sotto l’usbergo della Bce, di dare la caccia ai piccoli campi di calcio abrogando il credito popolare erogato da banche dalla capitalizzazione sotto gli 8 miliardi (perché questo tetto non ce lo ha mai spiegato nessuno, dando vita a illazioni terribili e disgustose per la morale pubblica) e ha spinto altresì alla trasformazione il credito cooperativo, mettendolo in così tante ambasce e provocando un esito diverso da quello voluto, ossia determinando divisioni anziché consolidamenti e processi unitari. Il tutto mentre l’Europa procedeva e procede di gran carriera verso trasformazioni istituzionali che avranno come fine l’indebolimento del sistema creditizio italiano. E tutto ciò con l’accordo di Banca d’Italia, la quale ha subito in questi ultimi venti anni una profonda trasformazione culturale che si è rivelata dannosa per gli interessi economico-sociali non solo italiani ma europei, aderendo alle formule neoclassiche e ultraliberiste che hanno distrutto interi sistemi economici. Si tratta della dannosa ideologia ordodoliberista dominante. 



Che le politiche del governo Renzi siano state fallimentari rispetto al sistema del credito italiano lo ha dimostrato la crisi delle piccole banche territoriali e di quelle capitalistiche di grandi dimensioni che è sotto gli occhi di tutti. Tra le piccole banche italiche in crisi spiccano quelle venete e toscane, in cui il fenomeno delle piccole tribune di calcio-Npl era profondamente diffuso e pervasivo. La governance interna di questi piccoli istituti di credito popolare non era all’altezza degli attacchi distruttivi a cui essi erano sottoposti sia per effetto della crisi economica post 2007, sia per le politiche non anticicliche ma pro crisi che sia l’Europa, sia il governo italiano (che ha continuato a seguire l’infausta politica inaugurata da Mario Monti) hanno posto in essere. E un gran ruolo distruttivo l’hanno svolto in alcuni casi i gruppi dirigenti di codesti istituti che hanno tradito lo spirito popolare e cooperativo.



Orbene: è noto che in tutto il mondo a far parte dei piccoli e grandi campi di calcio e soprattutto a preoccuparsi delle crisi economiche siano anche le classi politiche elette nei territori colpiti da codeste crisi. È un fenomeno che riscontriamo con regolarità in tutti i sistemi economici mondiali e in tutte le poliarchie in cui esista circolazione delle classi politiche e circolazione monetaria garantita dagli intermediari finanziari. Se essi non sono in salute producono catastrofi sociali. Non c’è bisogno di rivolgersi alle biblioteche piene di libri di economia teorica spesso inutili. Basta leggere Balzac e la sconfinata letteratura sul rapporto tra politica ed economia, trasfigurata nella vivisezione dei destini umani da Henry James sino agli scritti insuperabili di James Joyce sulle banche, oppure ascoltare i lamenti strazianti di Thomas Stearns Eliot con le sue “terre desolate”.

In Italia non abbiamo nulla di tutto questo. Abbiamo invece il libro di memorie di Ferruccio de Bortoli in cui si parla di un’eroina dei nostri tempi: ministro, avvocato, bella donna e quindi tipo ideale balzachiano piuttosto che eliotiano, la quale, udite udite, il de Bortoli suddetto disvela nei suoi comportamenti. Ossia rivela ch’ella parlò a un frequentatore dei grandi campi di calcio-Npl, tal Ghizzoni, dei destini di un piccolo campo di calcio e di quel che può succedere nelle terre non ancora desolate, irrorate dai crediti che promanano da quel campo medesimo.

Certamente un tempo non sarebbe successo che il papà della nostra eroina sedesse nella tribuna del campo di calcio, ma i tempi son cambiati e io certo appartengo a un mondo che è finito. Devo ricordare — tuttavia — che né la suddetta eroina, né il suddetto papà hanno tratto da tutto ciò guadagno alcuno. Anzi. Il papà è stato severamente multato dagli organi di vigilanza di cui tutto si può dire, ma non che si son fatti intimorire né dall’eroina balzachiana, né dal suo papà. La cosa più sconcertante che getta una luce sinistra sul libro che abbiamo menzionato è che da quelle poche righe s’è montata su una tempesta demagogica e anti-istituzionale di inaudita violenza.

Il Partito democratico, allora, ha replicato senza centrare l’obbiettivo, che dovevano essere le politiche europee ordoliberiste a cui esso aderisce, ahimè, e si è invece prodotto in un attacco simile a quello che Giulio Andreotti sferrò alla Banca d’Italia per proteggere Michele Sindona, giungendo a quel tempo a far gettare in carcere da magistrati compiacenti un galantuomo come Mario Sarcinelli e privando del passaporto l’allora governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi. Ricordo che nel mondo un evento simile, togliere il passaporto a un banchiere centrale, è successo solo due volte: con Baffi e durante la Prima guerra mondiale con il governatore della Banca Nazionale Ceca che si rifiutò di far distribuire dagli sportelli delle banche ceche i titoli di guerra austro-ungarici. In Italia il Pd probabilmente mirava a provocare un terzo caso e solo la saggezza e l’avvedutezza del governo Gentiloni ha impedito un misfatto simile.

Governo sprovveduto, però, perché non ha saputo rispondere alle manovre demagogiche e sovversive di un parlamento che non guida più lo spirito popolare, ma ne segue gli umori ribellistici più esecrabili, convocando una commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche che è quanto di meno opportuno si possa fare in periodo elettorale. Incredibili le ondate che può alzare qualche riga scritta in un libro di un collaudatissimo direttore di giornali dell’italica borghesia che è, in quanto persona, un modello esemplare di moderazione e di olimpica calma. Ma naturalmente ha ragione la Bibbia: l’ira dei miti può essere terribile, anche quella del mio caro amico Ferruccio de Bortoli, il quale, io credo, è stato oggetto di un evento di cui è certo inconsapevole.

Insomma, solo la penna di Balzac può descrivere l’Italia di oggi. E anche le banche debbono essere oggetto di più attento studio.