Sono la mania del momento. Ma come ogni mania che si rispetti, anche i bitcoin rischiano di passare di moda da un giorno all’altro. Il rischio è quello di vedere svanire così migliaia di dollari, solo perché la bolla (se davvero di bolla si tratta) è esplosa. La giungla della finanza virtuale spaventa persino gli Stati sovrani. Ecco perché Israele ha deciso di mettere al bando i bitcoin, almeno fino a quando non si introddurrà una nuova regolamentazione. Come riportato da Quotidiano.net, Shmouel Hauser, direttore della locale Autorità per la sicurezza (Isa) ha detto:”Fino a quando non ci sarà una chiara regolamentazione, faremo in modo che le società che commerciano principalmente in valute virtuali non siano in grado di farlo sul mercato azionario di Tel Aviv”. Questo perché “il Bitcoin” – è il ragionamento – “è una bolla speculativa, e nessuno sa cosa ci sia dietro“.
L’ESPERTO, “NUOVI CROLLI”
Se è vero che dopo i crolli dei giorni scorsi il bitcoin è già risalito sopra i 15mila dollari, nessuno si illuda: la criptomonetà andra incontro a nuovi picchi al ribasso. Che poi questi siano fisiologici o al contrario siano il preludio dello scoppio della bolla, questo non è dato saperlo. Secondo Daniele Bianchi, ricercatore alla Warwick Business School, “la quasi totalità dei crolli deriva da ragioni simili: preoccupazioni sulla sicurezza o interventi del regolatore. In quest’ultimo caso, l’attacco hacker a una piattaforma sudcoreana. Non è il primo crollo e non sarà l’ultimo, anche perché il mercato è ancora piccolo in termini relativi“. L’esperto si è espresso anche sull’opportunità di investire su questo tipo di mercato da parte dei piccoli investitori:”Bisogna coprire il rischio di cambio: se fossi un commerciante piccolo, al momento ci penserei due volte. Molte realtà, come Microsoft ed Expedia, iniziano ad accettarli ma hanno altre dimensioni. In Italia, non c’è ancora un regime di tassazione sui Bitcoin e, da questo punto di vista, può forse esserci qualche convenienza. Negli Usa, invece, sono equiparati a beni di proprietà, quando vendi paghi una tassa sul capital gain“.