Che bello se la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche fosse sceneggiata come un film americano! Ve lo ricordate “Codice d’onore”? Ma sì, quello con Tom Cruise nella parte dell’accusa e Jack Nicholson in quella del sospettato. Sospettato di aver ordinato un “codice rosso”, cioè una durissima pratica tra tortura e bullismo, con cui venivano puniti i marines di Guantanamo non sufficientemente reattivi e di cui era morta una giovane recluta. Nella scena madre, l’accusatore Cruise è allo stremo. La giuria, la platea, tutti sono dalla parte del roccioso colonnello Nicholson, che non ha ceduto di un millimetro. Lo spettatore sa da un pezzo, invece, e lo ha capito sin dall’inizio che, sì, l’ordine di praticare il mortale “codice rosso” sulla recluta l’aveva impartito Nicholson: solo, come farglielo confessare? L’avvocato Cruise gioca d’astuzia per far innervosire il guerriero. E alla fine lo incalza, insiste, provoca, sempre più irritante. Finché, al suo ennesimo: “Ordinò lei il codice rosso?!?”, l’altro esplode: “Certo che l’ho ordinato! Che cazzo credi!”
Bene, torniamo a noi. Torniamo a Pierferdinando Casini, che da un solo colonnello dei marines se ne ricavano venti o trenta. Immaginatevi come sarebbe bello se alla Boschi qualcuno chiedesse incalzante: “Hai chiesto tu aiuto per l’Etruria?”. E lei sbottasse: “Certo che l’ho chiesto! Cosa cavoletto (è pur sempre una signora, ndr) chiedi?”.
Niente paura, non accadrà. Non accadrà perché le convenzioni devono essere rispettate e lo spettacolo deve continuare. Dunque dobbiamo berci che un maturo e distinto signore — ad oggi multato dalla Banca d’Italia e inquisito, ma non condannato — chiamato in età molto matura a vicepresiedere una banca di provincia decotta, e cioè a continuare esattamente a fare l’attività economica consociativa quale ne aveva sempre fatta e senza infamia, appena capito in che maledetto guaio era finito, ritrovandosi una figlia numero due del governo, non pensa a chiederle aiuto, o almeno a confrontarsi.
Dobbiamo credere ad una simile assurdità? E dobbiamo anche credere che la figlia, una volta raccolto lo sfogo del padre, non abbia mosso un dito per aiutare il genitore, ma anche la banca e i suoi dipendenti, e i suoi correntisti? Impensabile, ridicolo. “Certo che ci ho provato, cosa cavoletto credi?!?”. E quand’anche? L’eventuale scorrettezza consisterebbe nell’aver mobilitato se stessa e il governo per salvare l’Etruria? E non sarebbe stato un bene?
Ieri questa deprimente pantomima sull'”assassino delle banche” ha avuto un seguito sconcertante, perché spassoso non basta. Il procuratore di Arezzo la scorsa settimana era parso escludere Pierluigi Boschi, padre di cotanta figlia, dal gruppo degli indagati per Etruria, ma quando poi nel week-end dapprima La Verità di Belpietro e poi tutti gli altri giornali avevano scritto che al contrario Boschi senior, sempre padre della Cotanta, indagato lo era ancora eccome, apriti cielo. “Rossi ha mentito in aula per aiutare il Giglio magico”, strepitavano i detrattori! Mentre i renziani dissimulavano, dopo aver autolesionisticamente dato proprio loro il fuoco alle polveri montando la gran cassa sulle precedenti — e ora s’è visto, lacunose — dichiarazioni assolutorie del magistrato. Ebbene: logico che papà Boschi si sia preoccupato e abbia chiesto aiuto al governo per interposta Cotanta. Logico che la medesima in nome del governo, ma anche di per sé, abbia tentato di intervenire, invano però perché nel frattempo la situazione precipitava.
Tutto logico tranne la gran cassa renziana: che se avesse un briciolo di memoria storica si guarderebbe bene dall’entrare sui temi bancari, proprio cambierebbe marciapiedi se vedesse una banca davanti a sé. Dall'”Abbiamo una banca” di Fassino alla Bnl dalemiana fino al Credito Fiorentino di Verdini, ormai aiutante esterno del governo italiano.
Tengano presente, e bene, sia Renzi che i suoi rivali: questa roba puzza, non appassiona più nessuno, salvo qualche centinaio di irriducibili, e usare per scagionarsi proprio il caso Etruria-Boschi — per interposto procuratore Rossi — è una gravissima ingenuità. Gli serve un periodo di distanza dalla prima linea, per leggere un libro.