La scorsa settimana i mercati sono stati scossi da un’accresciuta percezione del rischio di instabilità in America, Europa e nei teatri sia asiatico che mediorientale. In questa settimana, tuttavia, è probabile che il mercato globale sconti uno scenario positivo per i fatti accaduti tra venerdì e domenica. Negli Stati Uniti il Congresso ha approvato una riforma fiscale che riduce sostanzialmente le tasse sulle imprese, dal 35% al 20%. Ciò fa prevedere una crescita dei profitti aziendali futuri e quindi dei valori azionari e riduce la paura di una caduta eccessiva della Borsa americana, i cui indici sono saliti troppo in riferimento agli utili reali, e di tutte quelle globali perché collegate. Tale tendenza, se confermata, favorirà in particolare la ripresa della Borsa italiana ancora sotto-valorizzata.



La paura dell’instabilità politica in Germania, con conseguente stallo del cantiere europeo, si è ridotta di molto perché ha preso probabilità la riedizione di una “grande coalizione” tra democristiani e socialdemocratici. Resta la preoccupazione di un’instabilità in America a causa delle indagini sempre più vicine a Trump con oggetto possibili comportamenti opachi del suo staff durante la campagna elettorale e nel periodo di transizione, ma questa, per il momento, è sovrastata dalla compattezza con cui la maggioranza repubblicana ha votato la riforma fiscale detta sopra.



Al riguardo del rischio d’instabilità post-elettorale dell’Italia, il mercato ha annotato che il Quirinale non chiederà all’attuale governo di dimettersi in occasione dello scioglimento del Parlamento, lasciandogli così pieni poteri nell’eventuale situazione di prolungata difficoltà per formare un nuovo governo stesso. Ciò sta favorendo investimenti esteri in Italia.

Il nuovo missile nordcoreano è stato percepito come un problema più per la Cina che per l’America e quindi motivo per un ingaggio più deciso di Pechino, che ha il potere per farlo, nel calmare gli animi. Il confronto tra Arabia e Iran non sembra andare oltre l’accensione di conflitti locali e la nuova convergenza tra Russia e Arabia appare stabilizzante, anche per non alzare o abbassare troppo i prezzi del petrolio. Inoltre, c’è la sensazione che nessuna nazione voglia instabilità perché tutte con la necessità di un periodo di tranquillità per rimettere a posto le loro economie.



Forse è solo calma prima della tempesta, certamente lo scenario globale è denso di pericoli in aumento, ma per il momento c’è motivo per un po’ di ottimismo economico.

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