Se Mps ha emesso delle obbligazioni con la garanzia pubblica, anche Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca si apprestano a farlo. Lo scrive Il Messaggero, specificando che ognuna delle due banche venete, destinate a fondersi, ha in programma di emettere obbligazioni per 3 miliardi di euro. La liquidità così reperita dovrebbe consentire di favorire il processo di aggregazione tra i due istituti di credito. Resta da capire se dovrà rendersi necessario anche l’intervento pubblico, come nel caso di Montepaschi, per riuscire ad avere tutta la cifra necessaria alla ricapitalizzazione. Cosa che sembra molto probabile. Bisognerà in questo senso attendere anche il giudizio della Banca centrale europea proprio sul piano di aggregazione. Tornando alle obbligazioni che sarebbero in emissione, sarà interessante vedere nel caso se avranno cedole in linea con quelle dei bond Mps.



Mps Capital Services, società che fa parte del gruppo Montepaschi, ancora una volta (la terza consecutiva) risulta al primo posto nella classifica degli specialisti di titoli di stato redatta dal ministero dell’Economia e delle Finanze. La banca italiana batte Jp Morgan Securities e Banca Imi, che fa parte di Intesa Sanpaolo. Fuori dal podio troviamo Unicredit e Bnp Paribas. Mps Capital Services, Unicredit e Banca Imi sono le uniche tre istituzioni finanziarie che compongono l’elenco di ben 18 specialisti che partecipano al mercato primario e secondario dei titoli di Stato italiano. Qualcuno potrebbe ironicamente far notare che il Mef ha messo al primo posto un’istituzione finanziaria che presto controllerà direttamente grazie al fatto che la sua quota nel capitale di Mps arriverà fino al 70%.



Per le due obbligazioni emesse da Mps con la garanzia dello Stato è arrivato un giudizio di rating da parte di Dbors. L’emissione 360 giorni (scadenza 20 gennaio 2018) con una cedola dello 0,50% ha ricevuto la valutazione a breve termine R-1 (low), mentre quella triennale (scadenza 25 gennaio 2020), con una cedola dello 0,75% ha ricevuto il rating a lungo termine BBB (high). Per entrambe le emissioni, la tendenza è valutata “stabile”. Di fatto Dbrs ha riconosciuto che la garanzia pubblica porta i titoli ad avere rating e tendenza in linea con quelli assegnati ai titoli di stato italiani. Di certo si tratta di un elemento importante non solo per Montepaschi, ma anche per le altre banche che, come Veneto Banca e Popolare di Vicenza, potrebbero ricevere la garanzia pubblica sulle proprie obbligazioni. Sarà interessante vedere, qualora i titoli arrivassero sul mercato, come verranno effettivamente valutati dagli investitori.



Si sa che uno dei punti più “sensibili” del decreto salva-risparmio allo studio del Senato è quello sui rimborsi ai detentori di bond subordinati di Mps. Infatti, potrebbe determinarsi una situazione di disparità di trattamento rispetto a coloro che detenevano simili titoli in Banca Etruria o Banca Marche. A questo proposito Libero ripropone oggi sul suo sito le parole di Giovanni Consorte, ex Presidente di Unipol, protagonista di una recente intervista: “In entrambi i casi il governo ha sbagliato. Con Etruria è entrato nel panico e ha applicato pedestremente il bail-in perché sotto schiaffo dell’Europa a cui non ha osato ribellarsi. Andava chiesta un’applicazione spostata nel tempo: non si può far pagare gli obbligazionisti in base a una legge che non era in vigore quando questi sottoscrissero i titoli”.

Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza hanno ricevuto dal ministero dell’Economia e delle Finanze il decreto con il provvedimento di concessione della garanzia dello Stato su nuove emissioni obbligazionarie. Le due banche, che sono ormai anche pronte a una fusione, hanno avviato l’operatività necessaria per l’emissione di titoli garantiti. Vengono così ripercorsi gli stessi passi che hanno portato Mps all’emissione di due obbligazioni garantite dallo Stato, grazie a quanto previsto dal decreto salva-risparmio, che ancora non ha concluso il suo iter alla commissione Finanze del Senato. A questo proposito i lavori riprenderanno alle 20:30 e si parlerà in particolare di educazione finanziaria e della remunerazione dei manager delle banche in cui lo Stato dovesse intervenire, come è il caso di Montepaschi. Non sembra invece che si riuscirà ad affrontare il tema della lista dei debitori insolventi che pure diverse forze politiche hanno detto di voler rendere pubblica.

Domani il decreto salva-risparmio, che contiene anche i provvedimenti necessari all’intervento pubblico in Mps, dovrebbe approdare in aula al Senato. I senatori del Movimento 5 Stelle Laura Bottici e Alberto Airola ritengono però ci sia il rischio che non vengano apportate modifiche, magari con una “blindatura” attraverso il voto di fiducia. “Considerando l’importanza del decreto, che interviene sul nostro sistema creditizio e sui risparmiatori, e’ bene che le opposizioni abbiano tempo a sufficienza per presentare le loro istanze alla maggioranza. Chiediamo quindi immediata chiarezza sul calendario dei lavori di Commissione”, ha detto ieri i due. Vedremo quindi se oggi la commissione Finanze riuscirà a discutere i punti più caldi del decreto e se eventualmente ci sarà qualche cambiamento anche nel calendario relativo alla discussione del testo in aula.

In commissione Finanze del Senato questa mattina riprendono le votazioni sul decreto salva-risparmio, che contiene anche i provvedimenti per l’intervento pubblico in Mps. Il Governo dovrebbe presentare le sue proposte di modifiche entro le 13:00 e resta da capire cosa accadrà riguardo il rimborso dei detentori dei bond subordinati, dato che rischia di crearsi una situazione di disparità di trattamento rispetto ai risparmiatori azzerati delle quattro banche fallite a fine 2015. Ci sono poi altre misure che riguardano le banche popolari, con il probabile rinvio della scadenza per la trasformazione in società per azioni, e l’educazione finanziaria. Resta da capire se sarà possibile portare un testo in aula già domani o se invece tutto slitterà alla settimana prossima.

Secondo Il Tempo, la commissione d’inchiesta sulle banche, chiesta a gran voce da tanti partiti per far luce sulle vicende di Mps, non si farà. “O meglio: magari si insedierà, ma non arriverà mai alle conclusioni, non svelerà mai perché una gestione poco accorta e una serie di crediti non riscossi dai soliti amici abbia costretto gli italiani a rimetterci ancora una volta una decina di miliardi di euro”, scrive Carlantonio Solimene. Questo perché nonostante tutti i partiti si dicano d’accordo sull’avvio di questa commissione, di fatto poi si sta perdendo molto tempo per l’approvazione del decreto salva-risparmio che dovrebbe contenere proprio il provvedimento necessario in materia. Posto comunque che si arrivi alla costituzione della commissione, prosegue l’articolo, le conclusioni potrebbero arrivare molto in là nel tempo. “Per farsi un’idea delle tempistiche, l’ultima commissione d’inchiesta sul caso Moro è stata istituita nell’ottobre del 2014 e ha redatto una prima relazione solo nel dicembre 2015, più di un anno dopo”.

Al Senato prosegue l’iter del decreto salva-risparmio, con il quale il Governo ha posto le base per l’intervento pubblico in Mps e, se il caso, in altre banche, come potrebbero essere Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Uno dei punti più “sensibili” del testo riguarda il rimborso che verrà garantito ai possessori di bond subordinati di Monte dei Paschi. Da un lato, infatti, occorre far sì che non vi siano dei “premi” per chi ha comprato i titoli negli ultimi giorni di contrattazioni confidando in un intervento dello Stato: potrebbe infatti ricavarne un buon guadagno a spese dei contribuenti. Dall’altro, poi, è molto probabile che si crei una situazione di disparità di trattamento rispetto ai risparmiatori azzerati di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. Per questo, secondo quanto riportato, il Comitato risparmiatori azzerati dal salva-banche, guidato da Alvise Aguti, Silvia Battistelli e Vincenzo Lacroce, oggi sarà chiamato a partecipare a un’audizione informale davanti all’Ufficio di presidenza della commissione Finanze del Senato.

I tre vogliono in particolare ricorda che “sia per Banca Etruria & Co. che per Montepaschi è stato utilizzato a valle della risoluzione o della ricapitalizzazione preventiva il medesimo strumento europeo del Burden Sharing e se nessuna normativa europea vieta l’acquisto delle azioni agli ex obbligazionisti Mps con la finalità di rimborsare gli obbligazionisti di Mps, ergo nessuna normativa europea vieta un rimborso (senza paletti di data, reddito) agli obbligazionisti azzerati” delle quattro banche salvate a fine 2015. Vedremo se il Governo andrà avanti per la sua strada o meno.

L’intervento pubblico in Mps ancora non si è realizzato, anche se la banca toscana ha comunque potuto emettere due bond con la garanzia dello Stato, ma si continua a dibattere sulla sua necessità. Salvatore Rossi, intervenendo ai microfoni di Rtl 102.5, ha voluto ieri ricordare che gli aiuti pubblici destinati dal Governo al sostegno delle banche con il decreto di dicembre, i famosi 20 miliardi che serviranno anche per Montepaschi, non sono soldi persi. Il Direttore generale della Banca d’Italia ha a questo proposito voluto ricordare quanto accaduto negli Stati Uniti, dove lo Stato è intervenuto a sostegno delle banche diventandone azionista per poi rivendere la propria quota guadagnandoci dei soldi. Vedremo se succederà anche nel caso di Monte dei Paschi di Siena.

, che contiene anche le norme per consentire l’intervento pubblico in Mps, ha ripreso il suo cammino in Senato, con l’esame della commissione Finanze. Pier Paolo Baretta, parlando con la stampa a margine dei lavori parlamentari, ha detto che non sono in vista particolari modifiche al testo, anche se sulla parte relativa alle banche popolari potrebbero esserci dei cambiamenti riguardanti in particolare la proroga dei termini per l’obbligo di trasformazione in società per azioni stabilità dal Governo Renzi all’inizio del 2015. Il sottosegretario all’Economia ha anche confermato che uno dei punti su cui c’è dibattito riguarda i ristori ai risparmiatori delle quattro banche fallite alla fine del 2015. Infatti, rispetto ai detentori di bond subordinati di Montepaschi, è molto probabile che si arriva a un trattamento diverso e questo potrebbe generare non poco scontento, specialmente dalle parte di Arezzo.