Qualche volta si avvera la favola bella: “Quando si ha fiducia nella giustizia, e io ho sempre avuto fiducia, alla fine si ha giustizia”, dice Marco Tronchetti Provera, commentando la sentenza pronunciata nella serata di ieri dalla Corte d’Appello di Milano che lo ha assolto dall’accusa di ricettazione nell’ambito del caso Kroll. In questo procedimento il presidente di Pirelli aveva in passato rinunciato alla prescrizione e si era sempre detto innocente. “Dopo tanti anni – ha aggiunto – questo è un giorno molto importante di chiarezza. Siamo in un paese democratico in cui bisogna rispettare lo Stato e la Giustizia (maiuscoli nel testo, ndr) che è pilastro su cui si fonda lo stato democratico”.
Meriterebbe oggi un riepilogo la sfilza di titoli colpevolisti pubblicati in prima pagina, soprattutto da alcuni giornali controllati da padroni che odiavano e da ieri odiano ancor di più il capo della Pirelli, senza mai dare la parola alla difesa. L’assoluzione è arrivata nella formula più piena: “perché il fatto non costituisce reato”, ed è la seconda che “premia” la linea legittimista di Tronchetti, che ha scelto di difendersi “nei” processi e non “dai” processi.
Questo secondo Appello è stato celebrato dopo che la Cassazione aveva annullato una precedente sentenza di assoluzione. Ed è stato allora che Tronchetti ha rinunciato alla prescrizione, ampiamente raggiunta per i tempi biblici del processo (tredici anni di soldi dei risparmiatori buttati nella fornace delle Procure ostinate). Era accusato di ricettazione per aver autorizzato, stando alla tesi dell’accusa, in una riunione nell’estate del 2004, la ricettazione di documenti informatici sottratti all’agenzia investigativa Kroll dal servizio di sicurezza Telecom che provavano l’attività di spionaggio della stessa Kroll ai danni di Tronchetti Provera per conto dei rivali sudamericani Cico e Dantes.
“I fatti sono cocciuti e io sono cocciuto quanto i fatti”, ha aggiunto l’imputato assolto. La classe non è acqua, e Tronchetti ne ha dimostrato. Però, diciamolo, e diciamoglielo: ha avuto fortuna. Se tutti gli innocenti condannati fossero riconosciuti prima o poi innocenti, l’Italia sarebbe un Paese migliore.