È di pochi giorni fa la notizia di quello che potrebbe essere il nuovo pericolo pendente sulle banche italiane. Poche righe di un emendamento inserito dalla Commissione europea all’interno delle norme sulla regolamentazione bancaria con il quale si propone che l’Eba (l’Autorità bancaria europea) possa, se lo riterrà opportuno, modificare il grado di rischiosità dei Titoli di Stato che pertanto potrebbero vedere ridotto il loro rating. In tal caso le banche detentrici sarebbero chiamate a nuovi e consistenti aumenti di capitale per fronteggiare gli aumentati requisiti patrimoniali. Uno scenario, questo, che risulta penalizzante proprio per le banche italiane, che detengono circa 400 miliardi di euro in titoli pubblici e che, nell’impossibilità di ulteriori ricorsi al mercato dei capitali, si vedrebbero costrette a svendere i titoli posseduti, con impatti rilevanti sui conti economici già così fragili. È paradossale, peraltro, che proprio mentre negli Stati Uniti la nuova amministrazione sembra voler perseguire una politica a favore delle banche del territorio, distinguendole dalle grandi banche d’affari e d’investimento, e che anche in Europa da più parti si cominci a ravvisare un atteggiamento troppo restrittivo sulle regole della Vigilanza, la Commissione europea prosegua lungo una strada di grande dirigismo, non preoccupandosi delle ricadute negative sulla crescita economica dell’Unione. 



Per il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, Giuseppe De Lucia Lumeno, “i segnali che provengono dagli Stati Uniti sottolineano come sia stato pienamente compreso il ruolo insostituibile delle banche che operano sul territorio per favorire lo sviluppo delle piccole e medie imprese e delle famiglie, nonché dell’intera economia. Una lezione che dovrebbe essere recepita anche da noi, qui in Europa e, in particolare, in Italia, promuovendo un insieme di regole che assicurino senz’altro la stabilità del sistema bancario e finanziario, ma che non rappresentino un ostacolo al ruolo storico delle banche del territorio, quali le Banche popolari, nel promuovere la crescita delle economie locali e nel costituire un fondamentale elemento di coesione sociale per le comunità”.

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