Giustamente Gaetano Quagliariello ha definito Renzi “senza pudore” per l’uscita contro le “banche pugliesi”, in particolare perché ha detto che “è sembrato per mesi che il problema fosse soltanto di due-tre ‘banchette toscane’, ma sarà interessante discutere di Banca Popolare di Vicenza e delle banche pugliesi”, e in particolare “della Banca Popolare di Bari e di Banca 121”. Parlando alla direzione del Pd, l’ex Premier ha avuto non solo la faccia tosta di toccare un tasto del quale dovrebbe vergognarsi, non solo per i tanti sospetti di conflitto d’interessi ma anche per il madornale cumulo di errori commessi da lui e da Padoan nella gestione (diciamo così) della crisi del Montepaschi. Ora, stiamo parlando di un comportamento ai confini con l’aggiotaggio, visto che la Popolare di Bari, pur non quotata, ha un azionariato diffuso e se un ex-premier, che si presume dotato di informazioni riservate precluse ai comuni cittadini, si lascia andare a simili considerazioni, incute il sospetto, nel mercato, che ci sia chissà quale recondita verità. 



Ma è anche un comportamento moralmente inqualificabile perché volto a discreditare i suoi tre più pericolosi avversari politici del momento, cioè Massimo D’Alema, che benedisse la vendita di Banca 121 al Montepaschi, primo della serie di errori che hanno poi sderenato la Banca, Francesco Boccia, che viene considerato vicino alla Banca Popolare di Bari, e Michele Emiliano, che da governatore non ha finora attaccato i banchieri locali. “Non intendo immischiarmi nei dibattiti interni ai partiti altrui”, ha detto Quagliariello, “ma è sconcertante fino a che punto il segretario del Pd arrivi a mistificare la realtà pur di consumare le sue vendette e le sue rese dei conti”. 



“Tanto per cominciare – aggiunge Quagliariello – essendo il segretario del primo partito di maggioranza, Renzi avrebbe potuto con facilità soddisfare la sua impazienza accelerando la costituzione della commissione d’inchiesta, e invece dopo tante chiacchiere stiamo ancora aspettando. In secondo luogo, non si capisce cosa c’entri la Popolare di Bari con le vicende scabrose che hanno mandato a gambe per aria ‘banchette toscane’ come Etruria e Montepaschi. (…). Avendo finora fallito nel suo disegno distruttivo contro le banche popolari perché il Consiglio di Stato lo ha fermato, evidentemente Renzi si prepara a ritentare l’assalto alla prima nuova occasione utile”.



Il che suona particolarmente assurdo e surreale – come ha ben stigmatizzato l’Associazione nazionale tra le banche popolari in una nota -, in considerazione degli orientamenti manifestati dalla nuova amministrazione della Casa Bianca, volti a valorizzare il ruolo delle banche di territorio “per favorire lo sviluppo delle piccole e medie imprese e delle famiglie, nonché dell’intera economia. Una lezione che dovrebbe essere recepita anche da noi, qui in Europa e, in particolare, in Italia, promuovendo un insieme di regole che assicurino senz’altro la stabilità del sistema bancario e finanziario, ma che non rappresentino un ostacolo al ruolo storico delle banche del territorio, quali le Banche popolari, nel promuovere la crescita delle economie locali e nel costituire un fondamentale elemento di coesione”.