Mps, in attesa dell’intervento pubblico con la ricapitalizzazione precauzionale, è stata condannata a risarcire per oltre 4 milioni di euro la curatela della Tessile Tempesti, un’azienda con sede a Prato, fallita nel 2009. Il tutto con una sentenza, di cui parla l’edizione locale del Tirreno, in cui il giudice ha stabilito che la banca, insieme alla sua finanziaria Mps Capital Services, dal 2002 ha continuato a erogare prestiti alla società nonostante fosse in uno stato di sostanziale insolvenza. “Continuando a erogare i prestiti, conclude il giudice i due istituti hanno concorso a realizzare un ricorso abusivo al credito da parte degli amministratori”, si legge sul quotidiano toscano. Di certo la sentenza non passa inosservata, specialmente in un periodo in cui si è parlato di stilare una lista dei principali debitori insolventi delle banche in crisi e della facilità con cui forse sono stati concessi alcuni prestiti.
Continuano a susseguirsi i rumors su Mps. Secondo quanto riporta Teleborsa, la banca toscana starebbe pensando a una cessione dei crediti deteriorati pari a 27,7 miliardi in più tranche, da 100 e da 200 milioni di euro. Questo per rispondere a una richiesta della Bce, di modo che Montepaschi possa essere dichiarata solvibile dato il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato. Non è chiaro se questo tipo di operazioni richiedano un tempo particolarmente lungo per essere portate a termine. Nel qual caso sarebbe anche interessante capire quando si potrebbe concretizzare l’intervento pubblico attraverso le risorse che sono state appositamente stanziante con il decreto salva-risparmio. Anche perché i titoli di Mps continuano a essere sospesi dalle quotazioni e chi dunque li ha in portafoglio vorrebbe capire cosa accadrà ai suoi risparmi.
Il Movimento 5 Stelle torna a esprimere la propria contrarietà al decreto salva-risparmio approvato dal Parlamento e convertito quindi in legge. “Chiedevamo reale trasparenza sui crediti deteriorati e la loro origine, invece lo Stato si prepara a mettere 6,5 miliardi in Mps mentre la dirigenza della banca a sua volta potrebbe svendere in blocco i prestiti che non rientrano in cassa, per la gioia dei soliti speculatori”, segnalano i deputati pentastellati in una nota. I quali evidenziano anche come Marco Morelli sia rimasto al suo posto, mentre loro avevano chiesto che l’intervento pubblico nella banca toscana potesse far sì che lo Stato avesse la possibilità di agire in maniera forte sulla governarnce degli istituti sottoposti a ricapitalizzazione precauzionale, arrivando fino al commissariamento. “Avevamo chiesto insomma di non firmare un assegno da 20 miliardi senza condizioni ai banchieri italiani. È esattamente ciò che questo governo ha fatto”, si legge ancora nella nota del M5S Camera.
Di Mps si continua a parlare e oltre a guardare il suo futuro non si dimentica il suo passato. Non lo fa nemmeno Fabrizio Viola, che ora è alla guida della Banca Popolare di Vicenza, un’altra banca in cui lo Stato, come nel caso di Monte dei Paschi, dovrà intervenire con una ricapitalizzazione precauzionale. L’ex amministratore delegato di Rocca Salimbeni è stato protagonista di un’intervista con la trasmissione di La7 Piazzapulita, nella quale ha spiegato che i problemi principali della banca toscana derivano da quanto fatto in passato dai suoi vertici. Viola ha ricordato che nel 2014 la Banca centrale europea aveva indicato tre principali fattori per spiegare lo stato poco invidiabile di Mps. Il primo è quello relativo all’acquisizione di AntonVeneta, un’operazione su cui ancora oggi non c’è una chiarezza assoluta. Il secondo fattore indicato riguarda la politica aggressiva del credito, con la concessione di tanti mutui. Il terzo fattore, collegato al secondo, riguarda l’erogazione di credito a controparti definite dall’Eurotower come “Sistema Siena”. Dunque si capisce perché si accusino i precedenti vertici di Rocca Salimbeni. Viola ha comunque detto che Mps, al netto dei crediti in sofferenza, “ha mantenuto un rapporto molto positivo con la propria clientela e anche quando i clienti hanno lasciato, lo hanno fatto più per paura che per arrabbiatura”. Ha poi ricordato che nel 2015 la banca “è stata capace di generare circa 2 miliardi di redditività prima degli accantonamenti sui crediti”. Numeri che a suo dire non sono certo quelli di una banca che si può definire vicina al fallimento. Nell’intervista Viola non ha voluto parlare del suo addio a Monte dei Paschi, evidenziando che sul tema è già stato scritto anche troppo.
Sul fronte del Monte dei Paschi di Siena, Il Sole 24ore questa mattina ha svelato una concreta possibilità per le prossime settimane in cui il titolo Mps potrebbe rientrare nei mercati finanziari. «I grandi fondi internazionali specializzati in non performing loan aprono il dossier Mps. Non si conoscono ancora i tempi per il via libera al nuovo piano di Mps, che dovrà essere approvato dalla Direzione Concorrenza dell’Unione europea (DgComp), ma intanto sembrano già aprirsi le grandi manovre sul mega-portafoglio di sofferenze (27,7 miliardi lordi) che, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere ceduto in blocco, probabilmente in più tranche». Il board di Mps è tutto al lavoro per provare ad organizzare il piano nei prossimi mesi: pare, dai primi rumors, che il business plan non sarebbe molto diverso da quello già approvato lo scorso anno, ma con qualche misura in più. «Secondo il piano precedente l’operazione doveva essere organizzata con la regia del fondo Atlante, gestito da Quaestio Sgr, e una mega-cartolarizzazione. Al contrario ora verrebbe scelta la strada della cessione in blocco a grandi investitori internazionali».
Il decreto salva-risparmio, che contiene anche le misure necessarie all’intervento pubblico in Mps, è, secondo l’Unione nazionale consumatori, “un’occasione perduta per invertire la rotta sulla tutela dei risparmiatori”. Il Presidente Massimiliano Dona ha infatti spiegato in una nota che, nonostante alcuni correttivi sui rimborsi ai risparmiatori azzerati delle 4 banche fallite a fine 2015, resta un’evidente disparità di trattamento rispetto ai detentori di obbligazioni subordinati di Montepaschi. Inoltre, “per quanto riguarda poi i limiti ai compensi per il cda e i dirigenti degli istituti che devono essere ricapitalizzati, il tetto di 450 mila euro suona come una beffa. Chi male amministra una banca dovrebbe, perlomeno a titolo di indennizzo, restituire quanto ha immeritatamente guadagnato, non avere uno stipendio che resterebbe comunque da favola”.
Anche sul fronte del Monte dei Paschi di Siena si consuma una delle tante rese dei conti interne al Pd, con le parole di Massimo D’Alema che hanno certamente fatto rumore per i contenuti e la veemenza di contenuto contro l’intera decisione di salvataggio e di conseguenze della banca Mps da parte del Governo. «Le risorse per l’occupazione giovanile sono 15 volte piu’ basse di quelle usate per ricapitalizzare Mps. Il Parlamento ha votato per non pubblicare le liste dei debitori, ricchi signori che non hanno restituito i soldi. Compreso il mio partito, di cui ho la tessera in tasca, con un qualche sentimento di vergogna». Nel giorno della probabile scissione del Pd, il principale protagonista dello strappo si segnala ancora per l’attacco contro la decisione del Parlamento di non pubblicare la lista dei debitori di Montepaschi, una decisione che avrà ripercussioni politiche anche nelle prossime settimane?
Il piano industriale di Mps potrebbe vedere la luce il 23 febbraio, per essere poi vagliato dalla vigilanza unica che fa capo alla Banca centrale europea e dalla Commissione europea, che dovrà valutare che non vi siano gli estremi per parlare di aiuti di Stato, visto che ci sarà un importante intervento pubblico sulla banca toscana. Secondo quanto riporta Il Messaggero, Marco Morelli avrebbe però già ricevuto un via libera di massima da Bruxelles sul piano messo a punto. In particolare, l’amministratore delegato di Monte dei Paschi avrebbe avuto un incontro a inizio settimana con alcuni funzionari della Commissione, accompagnato da uomini del Tesoro. L’idea è quella di replicare lo schema usato da Unicredit: vendita in blocco pro soluto dei crediti in sofferenza prima della ricapitalizzazione da 8,8 miliardi di euro con un intervento dello Stato. Tornato in Italia, Morelli avrebbe avuto già un confronto con i rappresentanti di Mediobanca e Lazard per mettere a punto il piano di cessione degli Npl che dovrebbe passare attraverso un’asta. Montepaschi dovrebbe quindi cedere i suoi crediti deteriorati a una newco cercando poi un investitore che ne acquisisca la maggioranza. Tra i nomi ipotizzati per l’asta il quotidiano romano fa quelli di Apollo, Cerberus, Fortress e Pimco. Avendo di fatto come precedente quello di Unicredit, il piano non dovrebbe incontrare particolari ostacoli da parte delle autorità e facendo precedere la ricapitalizzazione dalla cessione degli Npl dovrebbe risultare particolarmente gradito alla vigilanza unica della Bce. Se le cose stanno così è facile quindi pensare che effettivamente già la prossima settimana il piano industriale possa essere approvato da Rocca Salimbeni.
Dopo aver emesso le obbligazioni con la garanzia dello Stato, Monte dei Paschi ha provveduto a immetterle sul mercato. Lo riferisce Reuters citando alcune fonti finanziarie. La banca toscana, che aveva acquistato i bond al momento della loro emissione, ha quindi deciso di andare sul mercato. L’obbligazione annuale, con cedola dello 0,5%, è stata collocata per 2 miliardi euro, a fronte dei totali 3 emessi, con uno spread che si aggira intorno ai 35/48 punti base rispetto a un titolo di stato italiano di pari scadenza. Per quanto riguarda l’obbligazione triennale, con cedola dello 0,75%, e un ammontare complessivo di 4 miliardi di euro, lo spread con il Btp di pari durata si aggira tra i 45 e i 50 punti base. Sarà certamente interessante vedere a quale prezzi verranno poi scambiate queste obbligazioni nelle prossime settimane.
Mentre il prossimo 21 febbraio nel Tribunale di Milano andrà in scena il maxi processo nel quale verranno valutate le accuse di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza, per la banca Monte dei Paschi di Siena sembrano addensarsi nuovi nuvoloni all’orizzonte. Infatti, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani tra cui Libero, sarebbe spuntato un importante documento che potrebbe mettere in difficoltà l’ex amministratore delegato di MPS Fabrizio Viola e l’ex Presidente Alessandro Profumo. Si tratta di una consulenza firmata da Roberto Tasca, Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari e Francesco Corielli, associato di Metodi Matematici per le Scienze Economiche, del 10 gennaio 2017. Una consulenza richiesta dal procuratore aggiunto Felice Isnardi per vagliare eventuali illeciti effettuati dagli stessi Viola, Profumo ed altri nove personaggi. Secondo il quotidiano Libero questa consulenza potrebbe portare all’invalidamento dell’aumento di capitale effettuato tra il 2014 e 2015 per complessivi 8 miliardi di euro per cui la banca non avrebbe potuto chiedere l’aiuto che poi le è stato dato dal Governo Monti.