Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca continuano a mettere a punto il piano che li porterà alla fusione, seguendo un percorso che per quel che riguarda i crediti deteriorati ricalcherà quanto progettato da Mps alla fine dello scorso anno. Secondo quanto riporta Milano Finanza, infatti, l’idea sarebbe quella di procedere a una cartolarizzazione delle sofferenze con la garanzia pubblica per la tranche senior, ovvero quella meno rischiosa. Il Fondo Atlante procederebbe invece ad ad acquistare le mezzazine, mentre le junior notes potrebbero essere persino assegnate gratuitamente agli azionisti. Resta il fatto che la cartolarizzazione comporterà delle perdite, che nel caso di Montepaschi sarebbero state coperte da un prestito, mentre in questo caso andrebbe varato un aumento di capitale, con la probabile partecipazione dello Stato.
Secondo l’agenzia di rating canadese Dbrs, nel 2016 le prime sette banche italiane, tra cui Mps, hanno fatto registrare perdite aggregate per 15 miliardi di euro, quando invece un anno prima avevano visto un utile aggregato di 6 miliardi. Tale risultato si deve soprattutto all’aumento delle riserve, alle svalutazioni e ai costi straordinari di ristrutturazione. Milano Finanza riporta anche i dati di uno studio di Equita Sim, secondo cui il settore bancario lo scorso anno ha fatto registrare perdite per 14 miliardi di euro. Inoltre, nel report vi è anche un appunto sul decreto sulla ricapitalizzazione precauzionale di Mps, che rende l’intervento dello Stato meno favorevole per gli istituzionali rispetto alla versione originale, in quanto discrimina il prezzo degli aumenti di capitale.
Mentre l’attenzione è concentrata sul nuovo piano industriale che Mps deve mettere a punto, Repubblica ricorda che la banca toscana ha in programma emissione di obbligazioni per 15 miliardi di euro e che finora ha dato vita solo all’emissione di due bond (uno di durata annuale e l’altro a scadenza triennale) con garanzia pubblica. Resta da capire se prima della presentazione del piano ci sarà un’altra emissione. La domanda non è banale perché ancora non è chiaro quanto tempo ci vorrà perché il board di Montepaschi presenti il documento alle autorità europee per una loro approvazione. Nel frattempo, senza la ricapitalizzazione o l’emissione di nuove obbligazioni, ci potrebbero essere problemi di liquidità nel caso dovesse essere proseguita in questi primi mesi del 2017 la fuga di depositi dalla banca toscana.
Dopo Fabrizio Viola, anche Alessandro Profumo è intervenuto su Mps, banca di cui è stato Presidente dopo l’esperienza di Unicredit e l’addio di Giuseppe Mussari a Rocca Salimbeni. “Mi chiedo se Fabrizio Viola e io abbiamo fatto bene a salvare Mps e a non lasciarla fallire”, ha detto l’attuale Presidente di Equita parlando all’Associazione della stampa estera a Milano. Secondo quanto riporta Radiocor, Profumo ha ricordato che se ciò non fosse successo, “sarebbe stata una sberla terribile per il Paese. Per ora Mps non è costata nulla allo Stato, mentre le quattro banche (Etruria, Marche, CariChieti e CariFerrara) sono costate qualcosa come 7 miliardi”. Il manager ha anche parlato dei crediti deteriorati, spiegando che oggi non c’è purtroppo un gran mercato, dato che gli investitori, complice la grande mole di Npl di cui le banche devono liberarsi, stanno aspettando che i prezzi scendano ancora. “Io conto molto in Atlante o in soggetti che creino un po’ di domanda. Penso che il 2017 sarà un anno in cui vedremo tanti cambiamenti”, ha quindi detto Profumo, secondo quanto riporta agenziaimpress.it. L’ex numero di Montepaschi ha anche detto di non aver nulla in contrario alla pubblicazione della lista dei debitori insolventi di Mps, salvo evidenziare che occorrerebbe modificare la normativa sulla privacy. Profumo ha anche detto che le autorità di vigilanza non hanno funzionato benissimo, perché “non hanno seguito la velocità del cambiamento del mondo e, in alcuni casi, non sono state in grado di percepire determinati fenomeni. Le autorità di controllo europee non hanno visto l’arrivo della crisi, ma non l’aveva vista nessuno di noi”.
Gianluigi Paragone affronta il tema di Mps in un articolo pubblicato su Libero. Il giornalista evidenzia come alla fine il Parlamento abbia deciso di approvare il decreto salva-risparmio senza la norma riguardante la lista dei debitori insolventi. E collega le vicende che si susseguono intorno a Rocca Salimbeni con quelle del Pd, visto che Massimo D’Alema ha detto di vergognarsi per il fatto che la norma in questione sia saltata. Secondo Paragone, alla fine la scissione nel Partito democratico ci sarà. E Renzi pagherà probabilmente anche il prezzo di una pessima gestione dei problemi bancari italiani. “La gente vuole sapere per conto di quali debitori vip sta pagando il conto. I risparmiatori truffati vogliono sapere la verità sulle banche fallite. E tutti noi vorremmo sapere quando finiranno di prenderci per i fondelli. Ma questa è una vecchia canzone”, sono le parole con cui il giornalista chiude il suo pezzo.
Il Tar del Lazio ha deciso di bocciare un ricorso presentato da Codacons sui Monti-bond emessi a favore di Mps. Per i giudici amministrativi, scrive Radio Siena Tv, la Commissione europea non ha evidenziato profili di aiuto di Stato e ciò rende quindi “improcedibile” il ricorso amministrativo. Il fatto che Bruxelles non abbia bocciato la scelta dell’allora Governo italiano non si può pensare che vi sia incompatibilità con le normative comunitarie. Inoltre, il Tar del Lazio ha rilevato come il fatto che si sia proceduto alla restituzione integrale della somma erogata dallo Stato renda di fatto priva di interesse la controversia fondata sui rischi di un danno per l’erario. Dunque l’azione dell’associazione dei consumatori è stata giudicata improcedibile.