Il decreto salva-risparmio arriva in aula al Senato senza la lista dei debitori, ma con altre novità che riguardano anche Mps. È stato infatti deciso di mettere un tetto agli stipendi dei manager che devono gestire le banche in cui lo Stato dovrà intervenire per evitarne il fallimento. Inoltre, uno degli emendamenti del Governo ha riaperto i termini (fissandoli al 31 maggio) per le domande di rimborso forfettario e automatico delle obbligazioni subordinate di Banca Marche, Banca Etrurai, CariFerrara e CariChieti. Difficile pensare che questo basti però a placare le proteste di chi da tempo chiede di evitare che ci sia una disparità di trattamento tra detentori di bond subordinati Mps e risparmiatori azzerati delle quattro banche fallite alla fine del 2015.
Mps continua a lavorare alla messa a punto del piano industriale che dovrà essere poi trasmesso per approvazione alle autorità europee competenti, Commissione europea e Banca centrale europea su tutte. Proprio oggi si celebra tra l’altra il 25° anniversario dei Trattati di Maastricht. Sui quali il Segretario Generale dell’Associazione fra le Banche Popolari, Giuseppe De Lucia Lumeno ha ricordato che “l’obiettivo originario era molto ambizioso. Se aveva ragione l’allora Ministro del Tesoro, Guido Carli, nel ritenere che nessuno in Italia era consapevole degli effetti che quel trattato avrebbe avuto sul nostro Paese, bisogna riconoscere che oggi di quegli effetti non vi è traccia e l’intero progetto non solo è stato abbandonato ma diversi, e non sempre limpidi, interessi ne hanno prodotto un vero e proprio rovesciamento”.
Come noto, i titoli di Mps sono sospesi dalle contrattazioni della Borsa italiana dal 22 dicembre. Ma Ftse Russell, società che gestisce il Ftse Mib, l’indice principale di Piazza Affari, ha fatto sapere che se dal cda di Montepaschi di giovedì 9 febbraio non arriverà alcuna indicazione su quando potranno essere ripristinate le negoziazioni, procederà a far uscire le azioni Mps dal Ftse Mib stesso nella revisione prevista per marzo 2017, ponendo un prezzo pari a zero. Se dunque dal board della banca toscana non arriveranno indicazioni, dal 20 marzo Mps uscirà dal Ftse Mib, non certo una buona notizia per una banca che deve cercare di ripartire dopo il fallimento di un aumento di capitale sul mercato. Per i vertici di Montepaschi, quindi, arriva anche un nuovo fronte di “pressing” per accelerare i tempi dell’operazione che prevede l’intervento pubblico.
La crisi di Mps, come quella di Banca Etruria e della Cassa di Risparmio di Prato, facente parte di Banca Popolare di Vicenza, sembrano aver lasciato il segno sui lavoratori bancari toscani. È quanto emergere da una ricerca condotta dall’Università La Sapienza di Roma, per la Cgil, i cui risultati sono stati riportati dalla Repubblica di Firenze. L’indagine rivela infatti che l’82% dei bancari che lavorano in Toscana si sente “in ansia” per il fatto che il mancato raggiungimento degli obiettivi di budget possa comportare mobilità territoriale o cambi di ruolo. Ben l’84%, degli intervistati, poi, dice di sentirsi a disagio nel consigliare alla clientela dei prodotti solamente perché sono inseriti nel budget e il 63% di loro sente che le richieste avanzate nelle vendite e/o nella consulenze sono confliggenti con ciò che ritengono essere “moralmente giusto”. Il 78% degli intervistati, poi, avverte un certo disagio per via delle continue ristrutturazioni aziendali che avvengono nel settore. Secondo i ricercatori dell’Università La Sapienza, la ricerca mostra che esiste uno stress particolare a cui vengono sottoposti i bancari, per via in particolare della richiesta di essere elastici, di andare in conflitto con le proprie convinzioni morali o di subire processi di riorganizzazione e mobilità. Emerge inoltre che il 59% degli intervistati ritiene che il ritmo dei cambiamenti sul luogo del lavoro supera la propria capacità di adattamento. La Cgil, che ha commissionato la ricerca, evidenzia come vi sia tra i lavoratori anche un abuso di psicofarmaci per contenere il disagio e l’ansia derivante dalla situazione che si è determinata in questi ultimi anni.
Continua a essere “spinoso” il tema dei rimborsi per i detentori di bond subordinati di Mps, soprattuto per la disparità di trattamento che potrebbe venirsi a creare rispetto ai risparmiatori azzerati delle quattro banche fallite a fine 2015. Marco Baldassarre, deputato eletto nelle file del Movimento 5 Stelle ad Arezzo e passato poi ad Alternativa Libera, ha infatti ricordato che “i risparmiatori di Banca Etruria e delle altre tre confluite nel salva-banche sono doppiamente cornuti e mazziati, si sono visti mettere in secondo piano rispetto a quelli di Mps, gli obbligazionisti subordinati azzerati stanno quasi tutti aspettando, mentre il Monte dei Paschi viene salvato anche con i loro soldi”. Baldassarre, intervistato da arezzonotizie.it, ricorda anche che “Renzi stesso aveva promesso una commissione d’inchiesta sul fallimento della 4 banche, dopo più di un anno, non è mai stata calendarizzata”.
Mentre si attendono nuovi passi in avanti del decreto salva-risparmio in Senato, con il relativo intervento pubblico per Mps, alcuni giorni fa la Commissione parlamentare per la semplificazione ha concluso la sua indagine conoscitiva per individuare le linee d’azione per rendere più semplici e trasparenti i rapporti con gli utenti nei comparti finanziario, bancario e assicurativo. Secondo Giuseppe De Lucia Lumeno, Segretario generale di Assopopolari, è ora necessario che i risultati di questo lavoro non vengano messi da parte ma, partendo da essi, si faccia tutto ciò che serve per una profonda e rapida semplificazione legislativa e amministrativa con l’obiettivo di un quadro normativo uniforme, coerente, armonico e non sovrabbondante o vessatorio secondo il principio della better regulation con procedimenti snelli, adempimenti limitati e razionalizzati. Mettere gli operatori nella condizione di muoversi in un quadro certo e semplice è condizione necessaria per riconquistare la fiducia e, per il Credito Popolare, la fiducia continua ad essere uno degli elementi caratterizzanti della propria mission”.
La vicenda Mps ha ripercussioni anche in Emilia-Romagna. Alan Fabbri, capogruppo della Lega Nord in Regione, ha infatti attaccato il Pd per il suo usare “due pesi e due misure: da una parte Mps e dall’altra il resto del Paese”. Secondo quanto riporta Telestense, Fabbri ha in particolare evidenziato come “sulle spalle di azionisti e obbligazioni di Carife si è fatta un’azione di ‘macelleria sociale’”. La Cassa di Risparmio di Ferrara è infatti una delle quattro banche fallite a fine 2015 e per i risparmiatori coinvolti sono state prese misure che non sembrano essere al livello di quelle che si paventano per i detentori di titoli di Montepaschi. “Per quanto ci riguarda, abbiamo ben chiaro il nostro obiettivo e andiamo avanti con la richiesta dei risarcimenti e le azioni di tutela dei cittadini, trattati in maniera differente rispetto al caso Monte dei Paschi”, ha aggiunto.
L’acquisizione di AntonVeneta è stata giudicata da più parti come la causa della crisi che ha portato Mps fino alla situazione attuale, nella quale si è reso indispensabile l’intervento dello Stato per evitare il peggio. Su ilcittadinoonline.it è apparso quindi un articolo che punta il dito contro i sindacati, che non avrebbero affatto avuto nulla da ridire su quell’operazione, ma che anzi l’avevano elogiata. Un comunicato unitario di Fisac, Fiba, Fabi e Uilca esprimeva infatti grande soddisfazione per un’operazione il cui esito veniva visto come positivo. E anche la Fisca elogiava un’acquisizione che avrebbe portato a una crescita di grande valore. C’è da chiedersi se le organizzazioni dei lavoratori non fossero in grado di capire i rischi dell’operazione AntonVeneta o se invece non avessero altre ragioni per parlarne bene.
Quella al via oggi sarà una settimana molto importante per Mps. Domani, infatti, è previsto l’approdo in aula del Senato del decreto salva-risparmio, che contiene le misure relative all’intervento pubblico nelle banche in crisi, tra cui appunto Monte dei Paschi di Siena. Sarà importante capire se nel testo che verrà discusso ci sarà ancora la norma che chiede di stilare la lista dei debitori insolventi e quali sono le modalità di rimborso previste per i detentori di bond subordinati Mps. Soprattutto perché i “vicini” di Banca Etruria da tempo denunciano il rischio di una discriminazione rispetto al trattamento loro riservato dal Governo Renzi, insieme ai risparmiatori di Banca Marche, CariChieti e CariFerrara. Giovedì, inoltre, è in programma il cda di Montepaschi, che dovrà fare il punto sui conti del 2016. Arriveranno quindi i dati trimestrali, aggiornati allo scorso 31 dicembre. Sarà interessante vedere se arriveranno aggiornamenti sulla quantità di depositi della banca toscana, nella speranza che non vi siano state ulteriori fughe di risparmiatori. Inevitabilmente il board farà il punto anche sul piano industriale che dovrà presentare in tempi brevi alle autorità europee. In questo quadro, una certa importanza l’avrà anche l’andamento dell’aumento di capitale di Unicredit al via oggi. C’è da sperare che l’operazione abbia successo. Diversamente la situazione di Montepaschi si complicherebbe ulteriormente, perché a quel punto si avrebbe un altro fronte aperto nel sistema bancario italiano. Ci sono quindi da seguire diversi eventi questa settimana per riuscire a capire quale destino aspetta Monte dei Paschi di Siena.
Mentre continua a mettere a punto il piano industriale da presentare a Commissione europea e Bce, Mps ha firmato un accordo di collaborazione con Sace per sostenere la crescita delle imprese mid-cap sui mercati esteri ad alto potenziale, ma con profili di rischio elevati. Di fatto le imprese clienti di Montepaschi, specie quelle di medie dimensioni, potranno sottoscrivere un pacchetto di soluzioni assicurativo-finanziarie destinate a supportare il pagamento delle forniture regolate con crediti documentari e il rilascio di garanzie contrattuali richieste per gare e commesse internazionali. La banca toscana, insieme al gruppo assicurativo di Cassa depositi e prestiti, si legge in una nota, “sono più vicine alle aziende impegnate quotidianamente nei mercati internazionali, incrementando la rispettiva capacità di assumere i rischi di mancato pagamento connessi a transazioni con controparti estere provenienti da Paesi ad alto potenziale di crescita, ma dai contesti operativi complessi”. Le imprese che sottoscriveranno il pacchetto potranno “accedere a condizioni vantaggiose a linee di firma dedicate al rilascio delle garanzie contrattuali necessarie per partecipare a gare e lavori all’estero (bid bond, advance payment, performance and warranty bond), ottenendo nuovi contratti e commesse internazionali”. Questa nuova iniziativa, che si aggiunge a una gamma già esistente di strumenti assicurativo-finanziari sviluppati da Sace e Mps a protezione del business delle aziende italiane, “ha già consentito di realizzare le prime operazioni di sharing su crediti documentari a sostegno delle forniture italiane di macchinari e materiali da costruzione e da imballaggio in Algeria e Cina”.
Sul fronte Monte dei Paschi di Siena, mentre ancora si cerca una quadra sul lato finanziario e del mercato, con il salvataggio dello Stato in corso, spuntano altri guai giudiziari, questa volta non direttamente legati alla Banca di Siena ma comunque latere il passato recente dell’istituto di credito più antico d’Europa. Come ha riportato Repubblica nella giornata di ieri, sono stati condannati a 3 anni e 6 mesi di carcere Fabrizio Cerasani, socio fondatore di Enigma, direttore di Enigma Securities Llp di Londra e legale rappresentante della succursale italiana, Maurizio Fabris, fondatore della società, e David Ionni, un collaboratore di Enigma. Il processo vedeva al centro proprio la finanziaria intermediaria in passato di Banca Mps per alcune operazioni finite nel mirino degli stessi inquirenti di Siena. La sentenza disposta venerdì ha visto la condanna per una presunta evasione fiscale da circa 3,3 milioni di euro. Con la sentenza è stata anche disposta la confisca di quella cifra a carico degli imputati.