Il decreto salva-risparmio è stato approvato dal Senato e al suo interno vi sono provvedimenti che interessano i detentori di obbligazioni subordinate di Mps. Come si paventava nei giorni scorsi, è stato infatti deciso che in generale in caso di banche sottoposte a ricapitalizzazione precauzionale (cioè l’intervento dello Stato per evitarne la crisi), non può esservi rimborso per le obbligazioni subordinate acquistate dopo il 1° gennaio 2016, ovvero la data in cui è entrata in vigore la normativa sul bail-in. Dunque non tutti i detentori di bond subordinati saranno ristorati. La norma, tra l’altro, evita che a essere rimborsati siano coloro che hanno acquistato i titoli a prezzi ridotti negli ultimi giorni dello scorso anno confidando in un intervento pubblico.
Dopo che era fallito l’aumento di capitale di Mps, non erano mancate le richieste di dimissioni dei vertici della banca toscana. E tra chi le chiedeva a gran voce c’era anche Francesco Boccia. È passato più di un mese e mezzo, ma il Presidente della commissione Bilancio della Camera non ha cambiato idea e in un’intervista a La Notizia spiega che “il management dovrebbe rimettere le deleghe sul tavolo di Padoan. E il ministro, a sua volta, cercarne uno abituato sì a guidare banche, ma nell’interesse del Paese. Boccia ha anche commentato il decreto salva-risparmio, dicendo che “sulla lista dei debitori serviva più coraggio. Era giusto che gli italiani sapessero chi sono coloro che non hanno restituito le somme richieste dalle banche, soprattutto se operano ancora”. Vedremo se proprio nel passaggio alla Camera questa parte del decreto verrà cambiata o meno.
C’è attesa per il cda di Mps in programma quest’oggi. Non dovrebbero arrivare novità circa il piano industriale da presentare alle autorità europee e in cui sarà previsto l’intervento pubblico. Tuttavia all’ordine del giorno c’è l’approvazione dei conti al 31 dicembre 2016. Secondo gli analisti, citati da askanews, dovrebbe esserci una perdita superiore agli 848 milioni di euro dei primi tre trimestri dell’anno. Ad avere un particolare peso dovrebbero essere state nuove coperture necessarie per i crediti in sofferenza. C’è poi curiosità per conoscere il livello del Cet1, che a fine settembre era intorno all’11,5%. Infatti, la Banca centrale europea riteneva che senza ricapitalizzazione sarebbe sceso al 9,5%. Vedremo dunque quali saranno i numeri resi noti dal board di Montepaschi, in attesa di capire quando si concretizzerà l’intervento pubblico.
Con il voto di fiducia ieri sera il Senato ha approvato il decreto salva-risparmio, che ora dovrà passare alla Camera prima di poter essere definitivamente convertito. Al suo interno, come noto, vi sono anche le norme riguardanti l’intervento pubblico in Mps, come in altre banche in stato di difficoltà. Oggi invece si terrà il Consiglio di amministrazione di Montepaschi chiamato ad approvare il bilancio al 31 dicembre 2016. Il quale conterrà sicuramente dei numeri importanti e utili anche a capire in quale situazioni si trovi la banca. Nei giorni scorsi si era appreso che con tutta probabilità non ci sarà un nuovo esame del piano industriale che la banca toscana deve ultimare e presentare alle autorità europee. Anche se non poco tempo fa era sembrato che l’inizio di febbraio dovesse essere il timing esatto per questo importante passo verso il salvataggio di Rocca Salimbeni. I vertici di Monte dei paschi di Siena dovranno però cercare di dare qualche indicazione su quando potrebbero riprendere le negoziazioni dei titoli a Piazza Affari. Diversamente, ha fatto sapere Ftse Russell a inizio settimana, le azioni verranno tolte a marzo dal Ftse Mib, il principale indice della Borsa italiana, penalizzando quindi ulteriormente la banca toscana. Secondo quanto riportato dal Messaggero, il piano industriale non sarà comunque pronto prima di fine mese, in quanto un punto ancora di difficile risoluzione resta quello dei crediti deteriorati. Sembra chiaro ormai che non sarà il Fondo Atlante a farsene carico, ma il piano dovrà prevedere la cessione in blocco degli Npl. Occorre quindi individuare la modalità concreta con cui ciò dovrà avvenire.
Per Mps si attendono novità dalla discussione del decreto salva-risparmio al Senato. Alla crisi della banca toscana sembra fare da contraltare la situazione delle banche popolare italiane. Secondo i dati di Assopopolari, infatti, c’è stata una crescita significativa degli impieghi. In particolare con 30 miliardi di euro di nuovi finanziamenti alle piccole e medie imprese e i 12 miliardi di euro di nuovi mutui erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. Forse domani conosceremo la situazione dei depositi di Monte dei Paschi di Siena, mentre per Assopopolari si è registrata una crescita del 5,7%. “In un contesto che ancora oggi risulta in continua evoluzione – ha dichiarato il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, Giuseppe De Lucia Lumeno – questi dati confermano come il legame con il territorio e la clientela, che la prossimità e la governance tende a valorizzare, siano alla base dei risultati positivi conseguiti e rappresentino, ancora oggi, un fattore propulsivo per lo sviluppo del tessuto economico e imprenditoriale del Paese”.
Alessandro Penati ha voluto confermare quel che era nell’aria da tempo: il Fondo Atlante non interverrà sui crediti deteriorati di Mps. “Un conto era fare un’operazione che creava un mercato degli Npl, adesso non ha molto senso”, ha detto il numero uno di Quaestio Sgr, che gestisce Atlante. Penati ha anche criticato l’operazione fallita a dicembre su Montepaschi. “Dovevamo fare la più grande cartolarizzazione in Europa one shot e poi un aumento di capitale strutturato per sostenere al meglio l’operazione sugli Npl, invece è stato fatto il contrario: la struttura degli Npl è stata via via aggiustata a sostegno dell’aumento di capitale, che è stato pensato male e gestito peggio”, ha detto, aggiungendo che forse le risorse ancora presenti in Atlante potrebbero essere utilizzate per Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
Nel decreto salva-risparmio non ci sarà alcuna norma riguardante la lista dei debitori insolventi delle banche in cui lo Stato interverrà, nonostante questa fosse stata invocata da più parti con preciso riferimento alla situazione di Mps. Pier Paolo Baretta ha spigato che sarà molto più utile conoscere i profili di rischi che sapere semplicemente i nomi dei debitori, “perché si comprende anche il comportamento degli istituti”. Il riferimento del sottosegretario all’Economia è all’emendamento che è stato inserito e che prevede venga reso noto il profilo di rischio di chi ha debiti superiori all’1% del patrimonio dell’istituto. In questo modo si potrebbe capire se i manager della banca hanno o meno preso rischi eccessivi nel concedere dei prestiti. Difficile dire in quanti saranno d’accordo con Baretta.
Il Consiglio di amministrazione di Mps si riunirà domani. Ma a quanto pare non ci sarà ancora il via libera al piano industriale che prevede l’intervento pubblico nella banca. Lo scrive Mf-Dow Jones, secondo cui di fatto nel board ci si limiterà all’approvazione dei conti 2016, mentre il documento importante da sottoporre poi alle autorità europee verrà esaminato il 23 febbraio. Nel frattempo ci saranno comunque dei confronti per metterne a punto la stesura, di modo che sia rispettoso delle richieste della Banca centrale europea sulla ricapitalizzazione e delle normative comunitarie circa gli aiuti di Stato. Sicuramente, quindi, Rocca Salimbeni dovrà confrontarsi anche con il Tesoro e seguire l’iter del decreto salva-risparmio al Senato.
Nonostante nelle scorse settimane da più parti si fosse levata la richiesta di stilare e diffondere la lista dei debitori insolventi di Mps, il decreto salva-risparmio non conterrà una norma in materia. A meno che durante la votazione in aula al Senato non si riesca a reinserirla, tramite un emendamento. C’è però chi, almeno a livello locale, non sembra voler retrocedere su questo punto. Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale della Toscana, ha infatti chiesto alla Commissione controllo del Consiglio di ascoltare i vertici delle società partecipate dalla Regione stessa che sembrerebbero far parte della lista dei debitori insolventi di Monte dei Paschi di Siena. In particolare, Donzelli ha chiesto che i vertici di Toscana Aeroporti, Fidi Toscana e Terme di Chianciano Immobiliare possano far chiarezza dato che da alcune indiscrezioni di stampa farebbero pare di società debitrici di Rocca Salimbeni. “Pensiamo che sia doveroso che i massimi responsabili delle società di cui la Regione fa parte siano chiamati a riferirne”, ha scritto Donzelli in una lettera indirizzata al Presidente. “Crediamo che sia indispensabile che i cittadini sappiano di eventuali insolvenze che arrivano da società con una partecipazione pubblica. La Regione ha il dovere di chiedere chiarezza su questo punto: non può passare inosservato il fatto che un’istituzione partecipi con denaro pubblico o con un diritto di voto a organismi che hanno di fatto provocato il buco di bilancio di Mps per cui il governo italiano ha recentemente varato un fondo di salvataggio da 20 miliardi di euro”, ha evidenziato Donzelli, che ricorda anche che in alcune di queste partecipate c’è anche una presenza societaria di Mps.
Niente lista dei debitori insolventi di Mps nel decreto salva-risparmio. I rumors degli ultimi giorni sono stati confermati con le votazioni al testo avvenute in commissione Finanze del Senato. Di fatto, come spiega Repubblica, sarà al massimo reso noto il profilo di rischio di chi ha debiti superiori all’1% del patrimonio dell’istituto. In questo modo si potrebbe capire se i manager della banca (non solo Monte dei Paschi di Siena, ma anche altre in cui lo Stato dovesse intervenire per evitare il peggio) hanno preso rischi eccessivi nel concedere dei prestiti. Il risultato non sembra corrispondere alle richieste che nelle scorse settimane erano arrivate da più parti, proprio per conoscere i nomi di chi avesse contribuito a “zavorrare” Monte dei Paschi di Siena non restituendo i soldi ricevuti in prestito e facendo quindi aumentare i crediti deteriorati di Rocca Salimbeni.
Ha emesso a fine gennaio due obbligazioni, cui Fitch ha assegnato un rating. Nello specifico, al bond annuale con cedola dello 0,5% è stato dato un rating a breve termine pari a F2, mentre per quello triennale con cedola dello 0,75% è stato assegno un rating a lungo termine pari a BBB+. Di fatto, grazie alla garanzia pubblica che è stata data a questi titoli, i rating sono allineati a quelli assegnati ai titolo della Repubblica italiana. Il giudizio di Fitch arriva dopo quello di Dbrs, che aveva dato un rating a breve termine pari a R-1 (low) al bond annuale e un rating a lungo termine pari a BBB (high) a quello triennale. Anche in questo caso, i rating risultavano allineati a quelli della Repubblica italiana.