Il settore dei media e delle telecomunicazioni continua a essere uno dei più movimentati e non limitato alla contesa, per quanto centrale, tra Telecom e Mediaset. C’è, per esempio, la fusione tra Wind e 3Italia, con la deprecabile perdita di posti di lavoro e la conseguente entrata di un nuovo operatore, condizione posta da Bruxelles per autorizzare l’operazione. È così prevista, nel corso di quest’anno, l’entrata sul nostro mercato della francese Iliad, una società sorta cinque anni fa che, con la politica di bassi prezzi del suo marchio Free Mobile, ha rivoluzionato il mercato d’Oltralpe. Il nostro mercato si presenta più difficile di quello francese, ma è indubbio che l’entrata di Free non sarà senza “effetti collaterali”. 



Passando alle  infrastrutture, è rilevante l’entrata nel settore della fibra ottica di Enel, con Open Fiber, alla quale si rivolgono operatori come Vodafone e Wind. Telecom Italia, dal canto suo, ha deciso di dotarsi di una propria rete, rinunciando a partecipare ai bandi pubblici, i cui primi lotti sono stati vinti appunto da Open Fiber.



L’ultima vicenda assurta alla cronaca riguarda ancora le infrastrutture e precisamente le torri di trasmissione, con le voci di una possibile fusione societaria tra Ray Way, detenuta al 65% dalla Rai, ed Ei Towers, al 40% di Mediaset. Una proposta di fusione era già stata lanciata nel 2014 da Mediaset, ma era fallita di fronte alla richiesta del governo di mantenere in mani pubbliche la maggioranza della società nata dalla fusione. Ora la proposta sembrerebbe partire dalla Rai e potrebbe incontrare le stesse difficoltà, almeno sulla base di prime dichiarazioni governative. In particolare il Sottosegretario Antonello Giacomelli ha infatti affermato, già dallo scorso febbraio e ribadito in questi giorni, che la valutazione dell’operazione sotto il profilo industriale non tocca al governo, ma che non è comunque in discussione il mantenimento del controllo pubblico della società.



Secondo gli analisti, e l’andamento della Borsa, la fusione avrebbe una forte logica industriale e Mediaset, sotto attacco della Vivendi di Bollorè, potrebbe accettare una maggioranza in mano pubblica (come spesso in questi casi, si parla di un possibile intervento della Cassa depositi e prestiti). Si stanno già ipotizzando formule di attuazione della fusione delle due società, entrambe quotate in Borsa, che consentirebbero di non abbattere troppo la partecipazione di Mediaset. Per il Biscione, peraltro, questa parziale alleanza con l’avversario televisivo e il conseguente sostegno governativo potrebbero rappresentare un rafforzamento nella battaglia contro i francesi. Anche i nuovi arrivati dalla Francia, con la già citata Free, sono coinvolti nel mercato delle torri, essendosi impegnati ad acquistare le torri e le frequenze risultate in eccedenza a Wind e 3 Italia dopo la loro fusione. Inoltre, hanno firmato un accordo per l’utilizzo della rete di torri Wind-Tre per cinque più cinque anni.

Un altro importante operatore nel settore è Inwit, anch’essa quotata e controllata al 60% da Telecom Italia, che aveva messo a suo tempo in vendita una rilevante quota della sua partecipazione. Sia Ei Towers che una cordata formata dagli spagnoli di Cellnex e dal fondo F2I (partecipato da Cdp) avevano mostrato il loro interesse, ma poi Telecom aveva annullato l’operazione. Come noto, ora Vivendi è diventata socio importante, per il momento non precisamente amico, di Mediaset ed è entrato con una quota marginale anche nell’azionariato di Ei Towers. Se le controversie tra le due società si appianassero, si potrebbe ipotizzare una diversa fusione: Ei Towers con Inwit. Non è certo che questa operazione avrebbe lo stesso valore industriale di quella con Rai Way, ma potrebbe avere un suo senso all’interno di una più ampia collaborazione tra i Berlusconi e Bolloré.

La presenza straniera non si ferma ai francesi, ma si allarga agli spagnoli, che usciti con Telefonica da Telecom per dar spazio ai francesi, sono rientrati nelle infrastrutture con la già citata Cellnex Telecom, società del Gruppo Abertis, il gruppo leader mondiale nelle autostrade recentemente salito al 60% nella società di gestione della A-4, la “Serenissima”. Cellnex realizza un terzo del suo fatturato in Italia, dove possiede già quasi 8.000 torri, la metà di quante gestite in totale, e si sta espandendo anche in Francia, Olanda e Regno Unito. L’attenzione della società spagnola rimane tuttavia fortemente concentrata sull’Italia, anche se il suo amministratore delegato ha escluso ulteriori grosse acquisizioni, privilegiando la crescita per qualità e innovazione. Una scelta che potrebbe essere dettata dal fatto che Cellnex, che ha mostrato risultati del tutto buoni nel 2016, soffre ancora di un pesante indebitamento. Rimane comunque un attore da seguire con attenzione e, per concludere, una notizia letta sul Pays, a pochi giorni dalla Giornata mondiale della Donna: Cellnex è l’unica tra le 35 grandi società quotate all’Ibex senza donne nel consiglio d’amministrazione. Ma si sa: le Torri arroccano con i Re, non con le Regine.