In attesa che il piano industriale di Monte dei Paschi di Siena venga approvato dalle istituzioni europee, il Governo italiano sta trattando con l’Ue la proroga della Gacs, ovvero la garanzia pubbliche sulle cartolarizzazioni delle sofferenze. Si tratta di uno strumento che era stato messo a punto dal Governo Renzi per aiutare le banche a liberarsi della zavorra degli Npl cedendoli sul mercato potendo godere, per alcuni di essi, di una speciale garanzia dello Stato. Tuttavia non è stato usato sinora se non dalla Banca Popolare di Bari e il Tesoro vorrebbe che fosse prorogata oltre il 1° agosto 2017 proprio per far sì che altre banche possano farvi ricorso, con un vantaggio non da poco: la Gacs non viene considerata infatti aiuto di Stato. Inevitabile quindi pensare a Monte dei Paschi di Siena e alla sua grande mole di crediti deteriorati da smaltire. Non è detto che faccia ricorso alla Gacs, ma avere questa opzione in più di certo non guasterebbe. Il Sole 24 Ore spiega quindi che l’obiettivo del Governo sarebbe quello di avere il permesso da Bruxelles di prorogare di 18 mesi lo strumento. E Fabrizio Pagani, capo della Segreteria tecnica del ministero dell’Economia e delle Finanze ha confermato che in effetti il Mef si sta muovendo in questa direzione. Non dovrebbe essere difficile ottenere l’assenso dell’Ue, ma ovviamente non lo si può dare per scontato. Sul tavolo tra Bruxelles e Roma ci sono diversi dossier che riguardano le banche e potrebbe anche capitare che per l’assenso ci possa volere del tempo. Non resta quindi che aspettare e vedere nel frattempo se Mps deciderà come smaltire i suoi Npl.



Arrivano dati interessanti sulle banche, tra cui Mps. Webranking ha infatti realizzato una pagella per la comunicazione digitale delle principali banche europee e aziendabanca.it spiega che ci sono ben 5 istituti di credito italiani che hanno superato questa specie di “stress test”: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Generali, Mediobanca e Ubi Banca. Monte dei Paschi di Siena figura tra le banche “rimandate”, insieme a Ifis e Banca Mediolanum. Bocciate invece Banca Sistema, Banco Popolare, Bpm e Carige. Alcuni istituti di credito italiani, come Creval, Fineco e Credem, non sono nemmeno stati presi in considerazione per questo test che “misura la qualità e la trasparenza della comunicazione corporate online in base alle esigenze degli stakeholder: la presentazione della strategia, l’investment proposition, la governance, remunerazioni, risk management e forza dell’employer branding”. Confortante sapere che Unicredit e Intesa Sanpaolo sono nella top ten europea.

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