Arrivano nuove dichiarazioni di Margrethe Vestager su Mps. “Non ci sono novità da quando abbiamo parlato la scorsa settimana. Siamo in stretto contatto e stiamo lavorando con le autorità e le banche in questione”, ha detto la commissaria europea alla Concorrenza. Nei giorni scorsi, dopo aver negato ogni tipo di contrasto con la vigilanza bancaria che fa capo alla Bce, la Vestager aveva detto di aver ricevuto dall’Eurotower delle risposte a delle domande poste proprio in relazione al caso della banca toscana, specificando che si sarebbe potuto quindi avviare il percorso di valutazione sul piano industriale. In questo senso ha ricordato che la priorità ora “è andare avanti nella ricapitalizzazione precauzionale di Mps”.



L’Ansa ha riportato alcuni dati relativi agli emolumenti dei vertici di Mps. Fabrizio Viola, ex amministratore delegato, nel 2016 ha percepito 4,38 milioni di euro, di cui 3,09 per la liquidazione seguita alle dimissioni che ha dovuto presentare. Viola ha devoluto l’emolumento da amministratore delegato al fondo Mp solidale, creato dalla banca per i dipendenti in difficoltà. Marco Morelli, si legge ancora nei dati, ha maturato 818.000 euro di compensi, di cui 300.000 come bonus d’ingresso. Dal 1° dicembre ha deciso di devolvere metà del suo emolumento di amministratore delegato a Mp Solidale. Il fondo ha ricevuto anche l’emolumento del 2016 di Massimo Tononi, ex Presidente della banca toscana. 



Mps non deve fare i conti solamente con i giudizi delle istituzioni europee che arriveranno sul suo piano industriale da poco varato, ma anche con le proteste di diverse paesi contro la chiusura delle locali filiali. È noto infatti che la banca toscana deve dar seguito al suo piano di tagli, ma c’è chi vuole evitare di perdere un’importante servizio alla collettività, come i cittadini di Ro Ferrarese. L’ex Sindaco Filippo Parisini, con un post su Facebook, invita i suoi concittadini ha ribellarsi, civilmente, alla chiusura dello sportello, anche perché ora che Mps diventerà di fatto pubblica ogni cittadino che paga le tasse avrà contribuito al suo salvataggio, dunque avrà pur diritto di dire la sua. L’attuale primo cittadino, Antonio Giannini, ha già dato vita a una raccolta firme per tenere aperta la filiale. I cittadini sarebbero anche disposti ad avere orari di apertura ridotti, ma vorrebbero comunque poter avere la filiale in città.



Per l’Italia arriva un “suggerimento” per risolvere il problema  Monte dei Paschi di Siena e risanare definitivamente la banca toscana, così come gli altri istituti di credito alle prese con la zavorra degli Npl: istituire una bad bank pubblica. Il consiglio arriva dal think tank Bruegel, con sede a Bruxelles, di cui è Presidente onorario Mario Monti. Huffington Post riporta i contenuti principali del report “Come evitare di creare banche zombie: lezioni per l’Italia dal Giappone,” scritto dagli economisti Mark Halleberg e Christopher Gandrud della Hertie School of Governance di Berlino, secondo cui bisogna per risolvere la difficile situazione occorre tre mosse: la prima è procurarsi denaro per affrontare le ricapitalizzazioni necessarie, la seconda è avere una vigilanza capace di imporre misure dolorose, la terza è gestire in modo efficace la questione Npl. Per gli economisti l’Italia, grazie ai 20 miliardi stanziati con il decreto salva-risparmio e alla severa vigilanza della Bce, deve quindi solo cercare di affrontare nel modo giusto il problema dei crediti in sofferenza. E potrebbe prendere ispirazione dal Giappone, che con una bad bank negli anni ’90 ha risolto una crisi bancaria simile a quella italiana. Nel nostro Paese, la proprietà di questo veicolo dovrebbe essere pubblica, dato che i privati, come dimostrato dal Fondo Atlante, non sono in grado di salvarsi da soli. Il problema è che se lo Stato ha più del 49% di un bad bank, essa finisce per pesare sul debito pubblico. Basterebbe fare come negli Usa, dove una quota privata almeno del 20% esclude le bad bank dal perimetro della contabilità pubblica.

Sono settimane molto importanti per l’istituto di credito toscano del Monte dei Paschi di Siena con i dirigenti alle prese con la definizione del nuovo piano industriale. Nei prossimi giorni si consumerà l’addio alla Borsa di Milano e dopo una serie di vendite di asset e quant’altro, si cercherà di ripianare le forti perdite subite nel corso dell’anno 2016 che sembrano essere state calcolate in 3,24 miliardi di euro. Il bilancio 2016 comunque si è chiuso meno peggio di quanto ci si attendesse giacché i risultati preliminari parlavano di un rosso di 3,38 miliardi di euro per cui c’è stato un piccolo aumento del patrimonio netto di quasi 140 milioni di euro. Dunque il nuovo piano industriale di MPS dovrebbe invertire la tendenza naturalmente giovandosi anche dell’importante contributo che è arrivato dallo Stato con la ricapitalizzazione. Non a caso il noto finanziere americano Jamie Dimon ha sottolineato in una recente intervista rilasciata a Bloomberg che con 5 oppure al massimo 6 miliardi di euro si possa risolvere il problema.