In attesa di un giudizio delle istituzioni europee sul nuovo piano industriale di Mps, alcuni dipendenti hanno deciso di aderire alla prima tranche di uscite volontarie previste dal piano approvato a dicembre. Secondo quanto riporta askanews, sono 1.300 i lavoratori che maturano i requisiti pensionistici nei prossimi 5 anni e che hanno presentato la domanda per poter avere uno “scivolo” fino alle pensione. La banca aveva però previsto il finanziamento solo per 600 esuberi. Dunque la cosa più probabile, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa, è che si dia la precedenza a coloro che maturano i requisiti pensionistici entro novembre 2020. Dopodiché bisognerà concordare le modalità per coprire eventualmente anche le altre richieste pervenute.



Federconsumatori ha deciso di avviare ad aprile un nuovo ciclo di incontri con i risparmiatori azzerati di Banca Etruria, visto che ancora di molte domande di rimborso ancora non si sa nulla. L’associazione dei consumatori è intenzionata a portare avanti una battaglia per far sì che non ci siano disparità di trattamento rispetto agli obbligazionisti di Mps. Una battaglia iniziata subito dopo il varo del decreto salva-risparmi con una lettera indirizzata a Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni e che andrà avanti anche con il supporto di alcuni studi legali. In questo senso si è deciso di agire per via giudiziaria contro gli amministratori responsabili del dissesto della banca aretina. Se venisse accertato il reato di bancarotta fraudolenta, Federconsumatori farebbe intentare causa anche ai risparmiatori azzerati.



In un’analisi sulla situazione politica ed economica dell’Europa, Morya Longo ritiene che il rischio bancario sembri meno pesante rispetto a un anno fa. “In Germania Deutsche Bank è pronta a ricapitalizzarsi per 8 miliardi. In Italia UniCredit ha raccolto con scioltezza 13 miliardi. E il pericolo Mps è ridimensionato. Permane un grosso rischio derivante dalle banche venete (da non sottovalutare), ma nel complesso si può dire che alcuni macigni bancari siano stati ridimensionati”, si legge su Il Sole 24 Ore. Una situazione che dovrebbe contribuire a eliminare i “freni a mano” che pesano sui listini azionari europei, che non stanno vivendo un momento buono come quello che si vede Oltreoceano.



Per Monte dei Paschi di Siena, come per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, c’è chi non esita a usare la parola “trappola”. Lo fa Il Corriere della Sera, con un articolo di Daniele Manca che ricorda come ci si stia giocando più delle tre banche in questione nella “partita” in corso con l’Europa. Una partita che non vede coinvolta solamente la Banca centrale europea, in qualità di autorità di vigilanza unica, ma anche la Commissione europea, cui fa capo l’Antitrust. “Non è un mistero che nella Commissione ci sia una corrente di pensiero che crede che l’unico modo per risolvere il problema italiano sia attraverso il fondo Esm (salva Stati)”, scrive Manca, ricordando che accedere a un tale tipo di soluzione prevederebbe accettare un programma che andrebbe a influire sulle politiche economiche del Paese. In buona sostanza, in cambio delle risorse necessarie a mettere in sicurezza il sistema bancario, il Governo dovrebbe accettare che un ente terzo metta becco sulle sue politiche di bilancio. Di fatto quindi si avrebbe un commissariamento dell’Italia. “Si potrà eccepire sul fatto che questa sia la vera partita che si sta giocando nel triangolo Roma, Francoforte, Bruxelles. Ma di certo non intervenire con tutta la forza politica che il nostro Paese ha dimostrato di possedere in questi ultimi anni sulla Commissione, ci sta esponendo al rischio di rendere la situazione di Monte dei Paschi di Siena e delle Popolari venete pericolosissima per l’Italia. Giustificando così incursioni indebite e dannose per un Paese che sta provando a rialzarsi”, scrive il vicedirettore del Corriere della Sera. C’è quindi da sperare che la vicenda si risolva senza il coinvolgimento dell’Esm.

Dopo i dati della Banca d’Italia arrivano quelli dell’Associazione bancaria italiana sul livello delle sofferenze nel mese di gennaio. L’Abi registra quindi una riduzione a 77,8 miliardi di euro, cosa che fa tornare lo stock ai livello di giugno 2014. Nel bollettino mensile si segnala anche un -12% rispetto a novembre 2015, quando era stato toccato il picco più alto a 89 miliardi. In un anno la diminuzione è stata del 6,9% e il rapporto tra sofferenze nette e impieghi è passato in un mese dal 4,89% al 4,45%. L’Abi ha anche segnala che a febbraio i prestiti a famiglie e imprese sono aumentati dell’1,8% rispetto a un anno fa e dell’1,5% rispetto a gennaio. 

Mps percorrerà la strada della ricapitalizzazione precauzionale, resa possibile dal fatto che la banca toscana risulta solvibile. Diversamente si sarebbe dovuti ricorrere al bail-in tout court, a proposito del quale, secondo quanto riporta Milano Finanza, la Bce avrebbe presentato un suggerimento all’Ue: far sì che la garanzia sui depositi, in caso di fallimento, non sia limitata alle cifre sotto i 100.000 euro, ma valga per tutti, a discapito della garanzia esistente per i bond senior non garantiti. La richiesta della Bce deriva dal fatto che “il bail-in dei bond senior non garantiti comporta un rischio di contagio inferiore a quello di passività operative come depositi”. L’Italia dovrebbe far partire questo tipo di garanzia già dal 2019 e per la Bce sarebbe utile che vi fosse un’armonizzazione della gerarchia dei creditori in tutta Europa.