Alitalia ha presentato il piano industriale che avrebbe il compito di risollevare le sorti della compagnia. Sono in arrivo dei grandi cambiamenti, sia da un punto di vista di management che di strategia aziendale. Riusciranno questi cambi a riportare all’utile nel 2019?
Il piano prevede circa un miliardo di euro di taglio dei costi da qui al 2019. Questi tagli sono il minimo indispensabile, come anche dimostrato su queste pagine dal Prof. Ugo Arrigo. Si ricorda che Alitalia ha degli extra-costi rispetto alle altre compagnie direttamente concorrenti sul mercato italiano. I principali competitor del vettore sono Ryanair, prima compagnia europea, Easyjet e Vueling, numero tre e quattro sul mercato italiano. Tutte delle compagnie low cost.
Alitalia ha ricordato che l’Italia è il mercato più penetrato dalle low cost in Europa, dato che queste avrebbero il 47% della quota di mercato. Peccato che in Spagna le low cost superano ampiamente il 50% e nel Regno Unito e in Polonia si avvicinano al 60%. Una nota di colore: speriamo che il piano sia stato fatto in maniera un po’ meno approssimativa.
Perché Iberia in Spagna e British Airways nel Regno Unito, entrambe del gruppo Iag, hanno chiuso in utile? Perché Aer Lingus (entrata da meno di due anni anch’essa in Iag), compagnia di bandiera irlandese che soffre da decenni la concorrenza di Ryanair, ha dei margini del 10%? Aer Lingus è un caso molto interessante: i costi per posto chilometro offerto sono addirittura superiori a quelli di Alitalia, ma è chiaro che i costi non sono tutto nel trasporto aereo: bisogna sempre analizzare la parte dei ricavi.
La compagnia irlandese ha compreso che doveva puntare sul mercato trans-Atlantico, dove poteva avere dei margini superiori. Non a caso il ricavo medio per passeggero è di 170 euro per Aer Lingus, contro i 115 di Alitalia. Aer Lingus è molto più piccola, circa il 45% dell’offerta di Alitalia, ma con dei ricavi che sono due terzi di quelli della compagnia italiana e con un load factor di 5 punti percentuali superiore. Si è trovata una nicchia di mercato e la difende con una strategia chiara.
Iberia ha invece creato Iberia Express, una low cost con un solo tipo di aerei ad alta densità (A320), senza fronzoli. Questa compagnia ha il compito di rifornire i voli a lungo raggio verso Sud America e Nord America della compagnia “madre”. Entrambe hanno chiuso in utile e hanno un modello di business chiaro. Alitalia non ha mai avuto invece un chiaro indirizzo e anche per tale motivo ha sempre sofferto perdite. Inoltre, ha sofferto una forte concorrenza diretta proprio sull’hub di riferimento, Roma Fiumicino.
Molte delle probabilità di successo del nuovo piano in realtà passeranno da una cosa che nessuno ha detto: riacquisire la fiducia del gestore di Roma Fiumicino. Se ci riuscirà, le low cost verranno ridimensionate sullo scalo romano e Alitalia avrà un po’ meno di difficoltà.
Dal punto di vista dei ricavi, il piano prevederebbe un incremento del 30%, pur con una contrazione della flotta. Non sarà facile rispettare i target, anche se si aumenteranno le block hours di ogni aereo (vale a dire che voleranno molto di più), soprattutto in un momento in cui lo yield del mercato sta scendendo in tutta Europa.
Sarà possibile dunque rispettare il piano? Questa è la domanda a cui Alitalia ha sempre risposto negativamente in passato. Non sarà facile neanche questa volta, anche se i tagli di costo vanno nell’unica direzione possibile, ma molto dipenderà dalla capacità della compagnia di convincere (in termini di mercato) Aeroporti di Roma.