Ennio Doris è stato ospite di Mix 24, la trasmissione di Giovanni Minoli in onda su Radio 24. Tra i vari temi affrontati, il Presidente di Banca Mediolanum ha parlato anche di Monte dei Paschi di Siena e delle dichiarazioni che fece l’allora Presidente del consiglio Matteo Renzi quando invitò a investire sulla banca toscana. “Se in quel momento il governo avesse detto ‘i depositi nel Monte Paschi sono garantiti dallo stato’, tutte le dichiarazioni successive sarebbero state giuste perché il Monte Paschi non avrebbe perso tutti i clienti. Non poteva dirlo perché l’Europa glielo aveva impedito”, ha dichiarato Doris. Il quale ha anche attaccato la normativa sul bail-in, spiegando che si tratta di una legge folle, “perché il patrimonio di una banca è la fiducia, la gente deve avere la certezza che non perde i suoi soldi”. In questo si è quindi opposto al ministro Carlo Calenda, secondo cui il principio del bail-in è sacrosanto: “Quando una banca va male è giusto chiuderla, ma bisogna salvare le categorie più deboli: i risparmiatori che non possono essere esperti di finanza e i dipendenti, che non hanno esperienza. Si puniscono gli azionisti e i dirigenti che hanno portato la banca in quella direzione”, ha detto. Doris non ha nascosto che Banca Mediolanum ha avuto dei benefici dalle difficoltà di Mps, dato che ha attirato clienti in fuga dalla banca toscana. Tuttavia ha spiegato che gli piacerebbe avere dei benefici “perché offro servizi migliori, non perché temono di perdere i soldi e, scappando da una banca in difficoltà, la distruggono. Noi ne abbiamo beneficiato, ma il Paese no, e questo mi dispiace”.
Il noto quotidiano online LiberoQuotidiano.it ha pubblicato un articolo nel quale si fa un po’ il punto della situazione per quanto concerne l’istituto di credito senese del Monte dei Paschi di Siena. In particolare si punta il dito contro i vertici societari di MPS che per ‘salvare i bidonisti licenzia 5.000 poveracci’. Si fa notare nell’articolo che in ragione del ritardo con cui il Tesoro sta portando a termine la nazionalizzazione dell’istituto che prevede il raggiungimento del 70% del capitale, è uscita fuori l’indiscrezione secondi cui si sta prendendo in considerazione l’opzione di licenziare 5.000 dipendenti rispetto ai 2.600 inizialmente previsti. Il motivo di questa possibile decisione? La dirigenze della Monte dei Paschi in attesa della ricapitalizzazione ha come urgenza impellente quella di tenere i conti in equilibrio e per il momento l’unica strada percorribile sembra essere quella di tagli al personale. Nello stesso articolo, viene rimarcato come gli aiuti dello Stato potrebbero essere meno importanti del previsto fermandosi tra i 5 ed i 6 miliardi euro.
Quando l’aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena, alla fine dello scorso anno, non è andato in porto, è emersa da più parti la richiesta di dar vita a una commissione parlamentare d’inchiesta sulla banca toscana, allargando poi il suo raggio d’azione a tutti gli istituti di credito finiti in cattive acque. Luigi Zanda frena però ora frena sulla costituzione di questa commissione. Intervistato da Repubblica, il capogruppo del Pd al Senato ritiene che occorra evitare la trappola del populismo, ricordando che “quando parliamo del risparmio degli italiani, occorre fare attenzione”. Per Zanda, quindi, una commissione d’inchiesta parlamentare sarebbe adatta, ma “non in campagna elettorale. Verrebbe usata per regolare conti politici e non per cercare la verità e proteggere il risparmio. Sono in corso almeno 12 indagini giudiziarie su istituti di credito. Se vogliamo la verità, lasciamo lavorare i magistrati e non sovrapponiamo una commissione parlamentare”. E dire che era stato proprio il Partito democratico a chiedere una commissione bicamerale, frenando in questo modo le mozioni delle opposizioni e anche la richiesta di stilare una lista dei grandi debitori insolventi. Per Zanda una ragione per fermarsi è costituita dal fatto che “sono in corso anche diverse importanti operazioni di salvataggio che vanno concluse con successo, e non penso solo a Mps”. Tuttavia l’esponente del Partito democratico in qualche modo va contro Matteo Renzi, che alcuni giorni fa in una lettera su Il Sole 24 Ore aveva evidenziato la necessità di far partire la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Commissione che ora secondo Zanda può attendere e “partire la prossima legislatura”.