Presto la Bce prenderà una decisione su Mps. Lo ha detto Daniele Nouy, Presidente del consiglio di vigilanza, aggiungendo un dettaglio importante. Cioè che “il giudizio sulla solvibilità è il punto di partenza di una ricapitalizzazione cautelativa, dunque è una cosa che già è stata fatta altrimenti non saremmo qui a parlarne”. Questo vuol dire che ormai la possibilità che vi sia il ricorso al bail-in deve considerarsi nulla, la strada per la ricapitalizzazione precauzionale della banca toscana è intrapresa, bisognerà solo trovare la quadra sul piano che Montepaschi dovrà mettere in atto. La responsabile della vigilanza unica bancaria ha anche detto che la Bce ha cominciato a fornire le informazione alla Commissione europea sulla richiesta di ricapitalizzazione precauzionale avanzata da Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.



Sembra arrivare una conferma sulla richiesta della Commissione europea di una maggior incisività sul taglio dei costi da parte di Mps per dare il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, in un’intervista al Corriere della Sera ha infatti spiegato di aver “reso chiaro le condizioni per una ricapitalizzazione precauzionale” e che il lavoro “avanza”. Solo che “manca giusto un piano di ristrutturazione di Mps”. Federico Fubini gli ha quindi chiesto se il punto fosse relativo al taglio dei costi della banca e il lettone ha risposto: “In effetti. Dev’esserci un piano di ristrutturazione credibile”. Non si sa però nel dettaglio quali sono le richieste di Bruxelles. Anche se recentemente si era parlato di un aumento degli esuberi.



Un passaggio importante nel cammino di Mps dopo la ricapitalizzazione precauzionale sarà la cessione dei crediti deteriorati. Gli Npl rappresentano un problema per tutto il sistema bancario italiano e Libero cita a questo proposito uno studio di Mediobanca, in cui è stato analizzato il rapporto tra le sofferenze e il patrimonio netto tangibile delle banche italiane al 2015, chiamato in gergo Texas ratio poiché applicato per la prima volta negli anni ’80 durante la crisi delle banche texane. Di fatto se l’indice è sotto 100, la liquidità delle banca non è a rischio. In Italia, però,nel 2015 ben 114 istituti di credito superavano soglia 100. E Montepaschi occupava il settimo posto nella graduatoria del Texas ratio più elevato.



Daniele Nouy, Presidente della vigilanza unica bancaria in capo alla Bce, giovedì ha presentato al Parlamento europeo la relazione annuale e ha ricordato che il salvataggio delle banche non è scontato. Parole che non possono non far pensare a Mps, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Nel caso della banca toscana sembra però improbabile che non si proceda con la ricapitalizzazione precauzionale. Mentre per le due banche venete è proprio l’organismo a cui è a capo la Nouy a dover pronunciarsi sulla loro solvibilità, condizione essenziale per l’intervento pubblico. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, un altro passaggio del discorso della Nouy è interessante per i detentori di bond subordinati di Montepaschi, dato che ha riconosciuto che deve esserci un certo margine per rimborsi, rispetto alla normativa sul bail-in, nel caso ci si stato misselling, cioè vendita di strumenti finanziari non adeguata.

La vera e propria iniezione di liquidità pubblica in Monte dei Paschi, attraverso la ricapitalizzazione precauzionale, dovrebbe arrivare verosimilmente a inizio giugno. Giovedì si è tenuto un nuovo consiglio di amministrazione, servito a ultimare gli adempimenti necessari all’assemblea dei soci del 12 aprile. Nel frattempo prosegue la trattativa tra il Tesoro e la Commissione europea per il via libera all’intervento pubblico. A quanto pare, se qualche giorno fa sembrava che fosse arrivata la richiesta di aumentare gli esuberi per tagliare i costi e diminuire quindi l’entità della ricapitalizzazione, ora il punto principale di discussione sembra diventato quello del rimborso dei detentori di bond subordinati di Monte dei Paschi: Bruxelles vorrebbe diminuire l’esborso pubblico a tutela dei risparmiatori e la cosa potrebbe essere positiva per la liquidità che finirebbe alla banca, non certo però per chi si trova in mano un obbligazione di Montepaschi. La trattativa, secondo quanto riporta il quotidiano di Confindustria, potrebbe chiudersi verso Pasqua o entro la fine di aprile. A quel punto, dato che non servirà una nuova assemblea dei soci di Monte dei Paschi, attraverso la promulgazione di una legge si potrà procedere alla ricapitalizzazione precauzionale. A metà giugno  prenderà quindi forma il nuovo assetto azionario, con lo Stato sopra il 70% del capitale. Solo dopo dovrebbe tenersi una nuova assemblea, anche per la nomina del nuovo board e l’approvazione delle modifiche statutarie di Monte dei Paschi. Successivamente si potrà passare a un altro nodo complicato: quello della cessione degli Npl.