In attesa delle decisioni delle istituzioni europee sul piano di Mps, si continua a parlare della commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche, anche se ancora non è stata avviata. Matteo Renzi è infatti tornato a dire che non vede l’ora che si faccia, “perché non qualche sassolino nelle scarpe, ho proprio una cava”. Non si sa se la commissione, in ogni caso, arriverà a stilare una lista dei principali debitori delle banche finite in stato di crisi. Tuttavia continuano a circolare degli elenchi “non ufficiali”, che vengono ripresi anche a livello locale. Infatti BresciaToday ha voluto ricordare che tra i crediti deteriorati di Montepaschi vi sono prestiti concessi a imprenditori e aziende bresciane, mai restituiti per vari motivi, tra cui in particolar modo il fallimento.



Ettore Livini ha dedicato un articolo alle busta paga dei banchieri italiani, segnalando come i supermanager delle principali otto banche italiane nel 2016 abbiano avuto oltre 144 milioni di compensi. Alcuni dati riguardano nello specifico Mps. Il giornalista di Repubblica segnala che Fabrizio Viola ha lasciato Siena con un compenso di 3,3 milioni, mentre il suo successore Marco Morelli già come bonus di entrata ha incassato 300.000 euro. Nel 2016, quindi Montepaschi ha speso 13 milioni di euro per il suo top management, con un incremento del 44% rispetto all’anno precedente. Tutto questo mentre l’istituto di credito si preparava ad affrontare un aumento di capitale fondamentale per la sua sopravvivenza, che poi è fallito, richiedendo l’intervento dello Stato. Livini ricorda che con la ricapitalizzazione precauzionale, visto che il Tesoro avrà oltre il 70% del capitale, le retribuzioni dei manager di Mps saranno a carico dei soci-contribuenti.



Monte dei Paschi dovrà affrontare il nodo dei crediti deteriorati, che restano un problema per tutto il sistema bancario italiano. Lo mette in luce anche un report di Credit Suisse, in cui Carlo Tommaselli evidenzia come, “nonostante la recente profonda pulizia sperimentata dalle banche italiane la qualità degli asset sia ancora un problema per via della quota rilevante di crediti inesigibili: pari all’11% degli Npe (esposizione dei non performing) netti e al 5% degli Npl (non performing loans) netti; Npl sono le sofferenze vere e proprie e sono una parte degli Npe. Inoltre esiste ancora una forte discrepanza tra valore di libro a cui sono registrati a bilancio gli Npl (42%) e valore di mercato (25%), discrepanza su cui la Bce potrebbe fare pressione”. Quest’ultimo è certamente un passaggio importante per Monte dei Paschi, dato che dovrà necessariamente convincere la Banca centrale europea, anche per far capire che i crediti deteriorati non rappresenteranno una zavorra capace di creare problemi alla banca dopo che vi sarà il massiccio intervento pubblico. Del resto per la banca svizzera ci vorrebbe circa 45 miliardi di euro per garantire che per l’intero sistema bancario italiano gli Npl non rappresentino più un problema. 



Una buona notizia dall’analisi di Credit Suisse comunque c’è. Il Texas ratio medio, cioè il rapporto tra le sofferenze e il patrimonio netto tangibile, è in discesa dal 117% al 107%. Considerando che un livello sotto il 100% garantisce che la liquidità non sia a rischio, mediamente il sistema bancario italiano non se la cava malissimo. Il problema è che vi sono alcuni istituti che superano abbondantemente la “soglia 100”. Tra questi Monte dei Paschi, che ha un Texas ratio del 138%.

Il Governo, oltre alla ricapitalizzazione precauzionale della banca toscana, pare avrà non proprio vita facile quando si tratterà di rimborsare i detentori di bond subordinati di Monte dei Paschi. Non tanto per eventuali loro proteste su un ristoro ritenuto incongruo, quanto per il fatto che i risparmiatori azzerati di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti continueranno a evidenziare la disparità di trattamento che inevitabilmente verrà a crearsi nei loro confronti. Martedì c’è stata una manifestazione davanti alla sede del ministero dell’Economia e delle Finanze, durante la quale i risparmiatori azzerati hanno messo a terra delle sagome di cartone, a riprodurre quelle di cadaveri, quasi che si fosse su una scena del crimine. Su ogni sagoma è stata riportata una dichiarazione (con tanto di data) in favore dei risparmiatori poi smentita dai fatti. Alcuni rappresentanti dei risparmiatori hanno poi incontrato il sottosegretario Baretta e hanno poi diramato una nota, in cui, tra le altre cose, si legge: “Il Governo mantiene la sua posizione nella disparità di trattamento tra i risparmiatori di Monte dei Paschi e quelli delle 4 banche, continuando a farsi scudo con l’argomentazione che gli strumenti legislativi applicati siano differenti e, quindi, tali da giustificare l’utilizzo di ‘paletti’ diversi (data di acquisto e limite di reddito) nelle misure adottate a ristorare gli obbligazionisti retail”. Proprio per questo non è difficile immaginare che il Governo, quando si tratterà di procedere al ristoro dei risparmiatori di Monte dei Paschi, non avrà vita facile.