Marco Ferrando, dal suo blog sul sito de Il Sole 24 Ore, evidenzia come Unicredit è stato citato come caso virtuoso da seguire per Deutsche Bank, che dovrà racimolare sul mercato 8 miliardi di euro, mentre la Commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager ha detto che Mps rappresenterà un precedente per l’Europa. “Dunque le banche italiane fanno scuola in Europa. Ci sarebbe da rallegrarsi. Non fosse che in entrambi i casi si tratta di due precedenti assai costosi”, scrive Ferrando, ricordando che per Mps e Unicredit verranno messi sul piatto circa 30 miliardi di euro. “Chissà mai che tutto questo aiuti anche a prendere coscienza del fatto che il problema-banche non è solo italiano (Deutsche è …. tedesca?) e merita di essere guardato anche con gli occhi della politica e non solo con quelli del tecnocrate”, conclude il giornalista.
Domani è previsto un nuovo Consiglio di amministrazione di Mps e secondo alcune indiscrezioni potrebbe essere approvato il piano industriale che la banca toscana dovrebbe poi trasmettere al ministero dell’Economia e alle istituzioni europee. Un punto abbastanza caldo resta quello della cessione dei crediti deteriorati. Rocca Salimbeni potrebbe puntare a una cessione in blocco dei 28 miliardi di sofferenze in portafoglio, ma questo potrebbe generare perdite pesanti, dato che si ipotizza che il prezzo di cessione possa essere inferiore al 25% del valore contabile lordo. Si creerebbero quindi svalutazioni, che andrebbero in qualche modo coperte. E dunque non si potrà non tenere conto dell’effettivo importo della ricapitalizzazione di Montepaschi, che dipenderà anche dal confronto in corso tra Bce e Commissione europea.
Mentre Mps mette a punto il piano industriale, che potrebbe essere approvato nel cda di domani e che dovrà prevedere anche la cessione dei crediti deteriorati, Banco Bpm starebbe per dare il via a un’asta per cedere Npl per un valore nominale di 750 milioni di euro. Secondo quanto riporta Milano Finanza, ci sarebbe un certo interesse intorno a questa operazione, in quanto si sarebbe scelto di cedere dei crediti di natura ipotecaria. Sembra che entro maggio possano esserci delle offerte vincolanti. Banco Bpm ha già ceduto a inizio anno 640 milioni di Npl e si è impegnato con la Bce a raggiungere una cifra di 8 miliardi nominali entro il 2019. Vedremo se l’attività di Banco Bpm potrà fornire degli utili spunti per quella di Montepaschi.
Matteo Renzi, in una lettera a Il Sole 24 Ore, si dice favorevole alla commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche, ma ci tiene a fare alcune precisazioni, anche in ordine alla gestione del “problema banche” nel periodo in cui ha governato il Paese. L’ex Premier ricorda che “se si eccettua la crisi conclamata del Monte dei Paschi di Siena, sulle cui responsabilità politiche chiedo invano da anni che si discuta in modo serio, la ‘questione banche’ sembrava praticamente non esistere. Eppure, in base agli ultimi dati disponibili, le perdite aggregate lorde di esercizio delle sole prime dieci banche popolari italiane nel periodo 2011-2016 hanno quasi raggiunto cumulativamente i 20 miliardi di euro”. Per questo motivo Renzi invita tutti a riflettere che cosa sarebbe potuto succedere al sistema bancario italiano se il suo Governo non avesse varato la riforma delle popolari, ricordando che per tanti anni si era parlato di un cambiamento della governance di queste banche, ma “nessuno era riuscito a vincere il muro di gomma finché non abbiamo realizzato un decreto legge e posto la questione di fiducia”. L’ex segretario del Pd si sofferma poi su Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ricordando che proprio grazie al suo decreto si sono evitate perdite maggiori rispetto a quelle che sarebbero poi emerse per i risparmiatori. I quali sono stati tutelati anche nel caso delle 4 banche fallite a fine 2015. Renzi scrive poi di attendere “con curiosità che il Parlamento approvi finalmente la commissione d’inchiesta sulle banche. Sarà interessante andare a vedere in questi dodici mesi le vere responsabilità, a tutti i livelli istituzionali e politici: i dodici mesi che ci separano dalla fine della legislatura consentiranno un lavoro serio e sistematico, ne sono certo. Per me, per noi, la parola trasparenza è un concetto irrinunciabile. Spero lo sia anche per tutti gli altri partiti e soggetti coinvolti”.
Monte dei Paschi di Siena sta mettendo a punto il nuovo piano industriale e non è chiaro se dalle istituzioni europee arriverà chiara la richiesta di aumentare il taglio di personale e di filiali che era stato preventivato alla fine dello scorso anno. Intanto arriva un nuovo caso in provincia di Arezzo, a Montalto, la banca toscana si prepara a chiudere la filiale e questo causerà non pochi disagi alla popolazione locale. Per questo la Sindaca di Pergine Valdarno, Simona Neri, ha scritto una lettera a Marco Morelli, per chiedergli di riconsiderare la decisione di procedere alla chiusura di uno sportello che risulta molto utile per anziani e disabili. Magari pensando a una razionalizzazione degli orari di apertura al posto della chiusura definitiva. Vedremo se il tentativo della Sindaca avrà successo.
Oltre a Monte dei Paschi di Siena, un’altra banca italiana che non si trova in una situazione semplice, anche se meno grave rispetto a quella di Rocca Salimbeni, è Carige. Secondo Milano Finanza, a venire in soccorso della banca ligure potrebbe essere Imi, pronta non solo ad avere un ruolo chiave nel deconsolidamento delle sofferenze bancarie, ma anche nell’aumento di capitale che Carige dovrà varare e di cui si parlerà nel cda previsto per il 21 marzo. Secondo il quotidiano finanziario, il board potrebbe già muoversi per costituire il consorzio di garanzia, in cui Banca Imi potrebbe avere un ruolo importante, visto anche che ha seguito la redazione del piano industriale di Carige, specie nella parte relativa ai non performing loans.