Al riguardo delle designazioni avanzate dal sindaco di Siena, Bruno Valentini, per la Deputazione Generale di Fondazione , nell’ultimo consiglio comunale il rappresentante dello schieramento politico L’Alternativa, Andrea Corsi, aveva palesato un’interrogazione per conoscere se sia stato effettuato un accertamento per possibili incompatibilità e conflitti d’interessi. Il sindaco in queste ore ha risposto rimarcando, come riportato dal portale GoNews.it, “In questo ambito le valutazioni di incompatibilità o di conflitto d’interesse avvengono ben tre volte. Innanzitutto tramite l’autodichiarazione di coloro che si candidano, i quali certificano, sotto la propria diretta responsabilità, l’insussistenza di questi requisiti di incompatibilità. Successivamente, ma comunque prima della designazione, l’avvocatura interna al Comune ha effettuato una specifica valutazione. Infine, c’è un terzo passaggio, che è quello della Fondazione MPS, al momento della trasformazione della designazione in vera e propria nomina effettiva”. (aggiornamento di Francesca Pasquale)



Se si era parlato nelle scorse settimane della necessità di avviare una commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche, da Siena arriva la richiesta di istituirne una specifica su Mps. La consigliera comunale Laura Sabatini ha infatti presentato un’interrogazione per chiedere al Sindaco Bruno Valentini se intende “farsi promotore per l’istituzione della commissione parlamentare specifica per il caso Monte dei Paschi di Siena”. Il primo cittadino di Siena ha risposto ricordando che l’attuale maggioranza parlamentare ha confermato di voler far chiarezza sulle vicende delle banche italiane, come del resto è emerso dalle recenti dichiarazioni di Matteo Renzi. Valentini ha anche spiegato di essere d’accordo “nel tentare ulteriormente di approfondire ciò che è avvenuto a Banca Mps: dal caso 121 in poi, compresa Antonveneta, i derivati e le scelte sbagliate fatte sull’aumento di capitale. Per esempio, se la Banca e il Governo non avessero concordato la frettolosa restituzione dei 4 miliardi di euro di prestito, forse Monte dei Paschi di Siena non avrebbe dovuto ricorrere a un nuovo aumento di capitale non riuscito, aggrappandosi quindi al salvataggio dello Stato”. Il Sindaco ha voluto anche rassicurare i risparmiatori, spiegando che la Giunta lavorerà per far sì che venga garantiti. In ogni caso ha evidenziato che “chi uscirà veramente male da questa vicenda saranno gli azionisti, Fondazione Mps compresa, ovvero gli investitori in capitale di rischio, i quali hanno subito in modo impietoso una decurtazione gravissima del capitale investito”. Tuttavia ha aggiunto che se ci sono stati comportamenti fraudolenti, hanno il diritto di contestare i danni subiti. Laura Sabatini, dopo la risposta, ha ribadito la richiesta di una commissione parlamentare di inchiesta specifica su Monte dei Paschi di Siena e non generica sul sistema bancario.



Andrea Mignanelli continua a pensare che chiudere la cessione della piattaforma Juliet abbia senso industriale sia per Mps che per l’azienda di cui è amministratore delegato, ovvero Cerved. Il manager ha partecipato a un convegno all’Università Bocconi di Milano e ha ricordato che è stata concessa una proroga fine a fine giugno per provare a chiudere questa operazione riguardante la piattaforma di Npl che ancora fa capo a Montepaschi. Secondo quanto riporta Radiocor, Mignanelli ha evidenziato che i problemi della banca toscana “non impattano sulla valenza strategica dell’operazione”, che dunque potrebbe concludersi. Non resta che aspettare per vedere se entro la fine di giugno si arriverà al closing effettivo.



Nelle scorse settimane si era ipotizzato un ritorno di interesse del Fondo Atlante per Monte dei Paschi di Siena. Tuttavia il veicolo finanziato in maggior parte dalle banche rischia di fare una brutta fine se non si troverà il modo di salvare Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Affaritaliani.it mette persino in evidenza che il destino di Atlante potrebbe essere simile a quello di Alitalia con perdite che potrebbero raggiungere i 3 miliardi di euro. Di certo, più che la perdita economica, ovviamente pesante, sarebbe ancora più cocente vedere che le risorse messe in campo dalle banche stesse per mettere in sicurezza il sistema bancario finirebbero con l’andare in fumo. Non sarebbe un segnale incoraggiante nemmeno in vista dell’intervento pubblico. Il destino delle banche venete, però, è proprio appeso alla possibilità che lo Stato intervenga con una ricapitalizzazione precauzionale.