Stangata in arrivo per milioni di italiani? L’ipotesi è di Antonio Signorini che su Il Giornale spiega come la voce di un inasprimento della tassa di successione stia circolando in maniera insistente tanto nei palazzi romani quanto in ambienti finanziari. Le direttive UE, che impongono al Governo italiano di recuperare i 3,4 miliardi di euro di extradeficit, unite alle misure dell’esecutivo Gentiloni per stimolare la crescita, fanno sì che uno dei bacini da cui attingere sia proprio quello delle successioni. Ad essere colpite dal provvedimento dovrebbe essere il nucleo forte del tema: le successioni in linea diretta genitore-figlio. Attualmente il regime in vigore prevede l’esenzione per patrimoni inferiori al milione di euro e un’aliquota al 4% per chi supera questa cifra. Se le indiscrezioni si rivelassero fondate, ecco che la franchigia passerebbe a 200mila euro: un abbassamento che coinvolgerebbe diversi milioni di “figli italiani”, dal momento che il costo medio di un appartamento è proprio quello. L’eventuale inasprimento della tassa di successione potrebbe essere giustificabile dai suoi fautori sottolineando che l’imposta italiana è una delle più basse di tutta Europa, e un suo innalzamento non sarebbe sacrilego. Di certo c’è che la tassa sull’eredità contrasterebbe con la misura studiata per attirare i ricchi super manager in fuga da Londra dopo Brexit: la flat tax a 100mila euro. Ma le conseguenze potrebbero comportare anche un piccolo terremoto politico. Se Silvio Berlusconi è da sempre contrario alla tassa di successione tanto da averla abolita, d’altra parte Matteo Renzi non vivrebbe favorevolmente il fatto di presentarsi al voto portando “sul groppone” il peso di aver sostenuto un aumento delle imposte. C’è da dire, però, che un provvedimento simile potrebbe consentire all’ex segretario del Pd di recuperare la frangia di sinistra interna dei dem – e forse quella dei fuoriusciti del Mdp – che continuano a reclamare una patrimoniale.