Nel suo intervento all’assemblea dei soci di Mps, Marco Morelli ha spiegato che la banca sta negoziando un piano industriale radicalmente diverso da quello presentato a fine 2016, i cui dettagli verranno comunicato al mercato solamente dopo che ci sarà il via libera definitivo delle istituzioni europee. L’amministratore delegato ha sottolineato l’importanza della riduzione degli Npl, spiegando che ci sono diverse opzioni sul tavolo, ma ancora non è stata presa una decisione su quale utilizzare. Inoltre, secondo quanto riporta Reuters, Morelli ha spiegato che “siamo riusciti, sfruttando gli strumenti messi a disposizione della banca, con emissioni per circa 11 miliardi, a rientrare nei parametri liquidità, che sono monitorati giornalmente dalle autorità di vigilanza”.



I crediti in sofferenza sono uno snodo importante nel piano di risanamento di Mps e rappresentano anche un problema generale del sistema bancario italiano. Tuttavia Ignazio Visco cerca di smorzare le preoccupazioni, spiegando che “non si può parlare di una bomba a orologeria per qualcosa che vale meno dell’1% del Pil del Paese”. Secondo quanto riporta l’Ansa, il Governatore della Banca d’Italia, parlando alla commissione economica del Parlamento europeo, ha spiegato che in Italia c’è “un complesso di sofferenze di circa 80 miliardi”, concentrati in larga misura in banche grandi come Intesa Sanpaolo e Unicredti, “e per una parte più piccola in quelle in difficoltà come Mps, le venete, dove abbiamo un complesso di sofferenze di 20 miliardi”.



A Siena ha preso il via l’assemblea ordinaria degli azionisti di Mps con il 16,3% del capitale presente. Non è stata quindi superata la soglia del 20% necessaria alla costituzione dell’assemblea straordinaria e quindi non si potrà deliberare sulla riduzione del capitale sociale, la copertura della perdita residua e su alcune modifiche allo statuto delle banca. Come riportano le agenzie specializzate, dal libro soci arriva la conferma che il Tesoro è il primo azionista della banca con il 4,02%. Axa ha invece una quota del 3,17%. I lavori procederanno comunque per la parte relativa all’assemblea ordinaria, con la votazione sul bilancio 2016 e sulla riduzione dei membri del consiglio di amministrazione.



Pier Carlo Padoan, riferendosi alle situazioni di Mps, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ha detto che “la questione delle banche italiane e delle sofferenze è complessa e ha alcuni punti di criticità, ma è gestibile, sia con misure di sistema che specifiche”. Il ministro dell’Economia, parlando al Salone del risparmio di Milano, ha anche ricordato che il nostro Paese “è all’avanguardia per rendere l’unione bancaria operativa”. In questo senso ha detto che l’impegno del Governo e della Banca d’Italia è giornaliero, mentre quello della Bce non è giornalieri, ma quasi. Resta da capire quando la trattativa aperta con le istituzioni europee si potrà concludere, di modo da avere il via libera per la ricapitalizzazione precauzionale.

Quello dei crediti deteriorati resta un problema che non solo Monte dei Paschi di Siena, ma anche altre banche italiane dovranno affrontare. Non potranno però contare su una bad bank europea. L’Ecofin che si è tenuto a Malta ha infatti definitivamente fatto tramontare questa ipotesi e ora graverà su ogni singolo Paese membro il compito di trovare una soluzione. Pier Carlo Padoan ha voluto inviare un “messaggio in codice” a Daniele Nouy, responsabile dell’autorità di vigilanza in capo alla Banca centrale europea, spiegando che sarà importante far sì che le banche presentino dei piani in grado di far vedere un percorso per far tornare gli Npl a livelli fisiologici. L’importante è che ciò non avvenga con una velocità troppo elevata. Del resto quando le banche si liberano dei crediti in sofferenza si trovano a dover fare i conti con delle svalutazioni che influiscono non poco sui loro bilanci già messi a dura prova dal calo della redditività tipico del settore in un periodo di bassi tassi di interesse. “Gli Npl si sono accumulati in un periodo relativamente lungo e non si possono smobilizzare da un giorno all’altro, specie se coinvolgono tante banche, perché questo crea un effetto potenzialmente destabilizzante”, ha osservato Padoan, proprio per evidenziare come occorra non agire sotto l’impulso della fretta. Per l’Ue resta aperta la possibilità che ogni Paese membro possa creare una sua bad bank, ma è chiaro che in Italia una soluzione del genere appare poco percorribile. Il debito pubblico impedisce infatti di usare risorse dello Stato, mentre il tentativo privato con il Fondo Atlante non sembra proprio aver funzionato.