Conti in ordine e niente nuove tasse: il Governo Gentiloni presenta nel migliore dei modi la manovra correttiva e il Def 2017, in cui tra l’altro si vede un miglioramento della stima sulla crescita del Pil e una riduzione del rapporto deficit/Pil e di quello debito/Pil. Per Francesco Forte, ex ministro delle Finanze, nella forma l’esecutivo può avere anche ragione, ma la sostanza è diversa.
Vuol dire che c’è una sorta di trucco?
Non è un trucco, è un modo di presentare le cose. Ci sono gli aumenti delle accise sui tabacchi e delle imposte sul gioco, un’estensione dello split payment e una norma per chiudere i contenziosi fiscali, che è una sorta di condono fiscale, come pure la già varata rottamazione delle cartelle esattoriali. Magari si può dire che non si tratta totalmente di nuove tasse o aumenti di aliquote, ma in pratica la pressione fiscale aumenta.
Perché?
Perché è una manovra che aumenta il gettito tributario, quindi fa sì che la pressione fiscale cresca. Nel caso della chiusura agevolata dei contenziosi fiscali, come nel caso della rottamazione delle cartelle esattoriali, siamo di fronte a una sorta di accelerazione di una pressione fiscale che era dilazionata nel tempo. E l’aumento della pressione fiscale può essere dannoso per l’economia, mentre la riduzione delle spese pubbliche può essere vantaggiosa.
I conti però sono in ordine…
Questa manovra correttiva è il minimo che si poteva fare, tanto è vero che la Commissione europea ci ha abbuonato qualche punto percentuale, ma il rapporto debito/Pil purtroppo così non scende molto. Sarebbe urgente farlo, dato che tra poco terminerà il Qe della Bce e bisognerà quindi fare in modo che i nostri titoli di stato siano appetibili. Bisognerebbe trasmettere la sensazione che si può ridurre l’emissione di debito pubblico sul mercato. Del resto, con un’offerta minore si può spuntare un prezzo maggiore. Ritengo quindi si dovesse dare questo segnale. Invece, visto che non è stata fatta una manovra delle dimensioni chieste dalla Commissione europea, il peso si sposta sulla Legge di bilancio 2018.
A tal proposito, come prevede che sarà la prossima manovra?
Di certo la sua entità sarà importante, dato che bisognerà raggiungere un rapporto deficit/Pil pari all’1,2% dal 2,1% previsto per quest’anno. Sarebbe stato meglio fare un piccolo sforzo in più adesso, chiedendo uno “sconto” per l’anno prossimo, che in ogni caso andrà chiesto. Sarebbe compito del Governo rasserenare la pubblica opinione. Lo fa a parole, dicendo che questa manovra serve alla crescita, però nei fatti, guardando i numeri, si vede che il debito non scende abbastanza (132,5% del Pil quest’anno e 131% il prossimo).
Ha qualcosa da rimproverare al Governo Gentiloni?
Il punto è che ora aumenta la pressione fiscale, ma non la fiducia nella finanza pubblica. In più ci sono indiscrezioni sul fatto che certe misure che dovevano esserci non ci sono perché non le vuole Renzi. Di per sé non credo che questo Governo sia male, ma purtroppo sembra che la sua maggioranza sia meno solida di quella di un esecutivo tecnico o di transizione. La compagine governativa è anche meglio della precedente, nonostante la presenza di ministri del vecchio esecutivo, eppure funziona con meno efficacia.
(Lorenzo Torrisi)