Cortese consumatore, a oltre nove anni dallo sconquasso siamo ancora ficcati in mezzo a un pandemonio; si stenta a capire i fatti. Lei non ha molto tempo, io non posso tediarla con empiti teorici, di seguito le propongo un percorso accelerato nella crisi e i modi per andare oltre.

La crisi economica, al di là di quel che si dice. sta ficcata nel mercato. Lì risulta alterato il rapporto domanda/offerta. Questo è potuto accadere perché i redditi da lavoro, per produrre merci, sono risultati insufficienti ad acquistare quelle merci. Per riparare il danno si è dato corso a un ossimoro: si è creata ricchezza con il debito, acquistando tutto. Complice un vecchio paradigma che ha imposto vecchie regole, i timorati della deflazione hanno messo in campo politiche reflattive – propensi a credere che non si acquisti perché scendono i prezzi, non che manchino i redditi sufficienti ad acquistare – fino a fare sboom.



A questo punto senza il credito, ormai inattingibile, ci si trova davanti a un fatto che non ammette repliche: hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare. Ovvero: la domanda comanda. Comando che si mostra ancor più evidente poiché la crescita economica ha reso l’esercizio di consumazione indifferibile. Ancor più quando, l’indifferibilità della pratica di consumo rende questo un obbligo: lavoro! Già un lavoro, quello di consumazione, che genera i due terzi del Pil. Con tanta forza e un pizzico di fare consapevole, et voilà: il Professional Consumer.



Cotanto ruolo cambia le regole. Nuove competenze vanno messe a reddito; si profila un nuovo paradigma che organizza un nuovo equilibrio per il sistema economico. Sì, perché l’eccesso di capacità produttiva, l’eccesso di offerta e l’insufficienza reddituale liberano i consumatori dal bisogno ancorché dai diktat di marketing e pubblicità: gestori dei propri umori d’acquisto si fanno datori di lavoro di produttori ormai dipendenti.

Cambiano le regole del gioco e il ruolo dei giocatori; vanno redistribuiti onori e oneri e nuovi organigrammi per un capitalismo tutto nuovo, quello dei consumatori. Per la politica l’occasione della vita. Già, quella politica che mendica fragili consensi avrà l’opportunità di tornare a prendere parte, farsi parte nel rappresentare questi interessi; gli interessi dei più. Per il sindacato, che rappresenta il lavoro, un’altra chance: rappresentare il lavoro di consumazione.



Mi rendo conto quanto questo mio dire spiazzi. Se ho ragione a lei la notizia, a me l’occasione di aprire un dibattito sulla crisi, magari per andare oltre. Oltre uno stanco già detto.