Mps ha siglato con Banca Progetto la vendita di circa 20.000 contratti per la cessione del quinto dello stipendio o della pensione che facevano capo a Consum.it, società del gruppo Montepaschi. Il portafoglio, costituito da crediti non problematici, vale complessivamente circa 150 milioni di euro. Come spiega Il Corriere della Sera, Banca Progetto comincia così a dar vita al suo progetto di acquisire pacchetti di performing loans di altre banche, mentre Mps cerca di ottenere qualche ricavo. L’operazione è avvenuta tramite la società veicolo Diaz Securitisation e i crediti ceduti sono stati emessi da Consum.it direttamente o tramite le mandatarie Dynamica Retail, Terfinance, Pitagora e Sigla. 



Il via libera di Bruxelles al piano industriale di Mps dovrebbe arrivare entro maggio e questo dà fiducia a Gianni Mion sul fatto che anche per Banca Popolare di Vicenza i tempi della Commissione europea possano essere brevi. Intervistato da Il Sole 24 ore, il Presidente della banca veneta ha spiegato che il piano per Pop Vicenza è sicuramente più radicale di quello di Montepaschi, dato che prevede anche l’integrazione con Veneto Banca. “Anche se il nostro piano è partito più tardi, mi tranquillizza la grande professionalità dei tecnici che ci stanno lavorando”, ha aggiunto Mion, specificando che avere l’ok dell’Ue in tempi rapidi sarebbe funzionale “alla esigenza di rendere operativa la società” e non a problemi di liquidità.



Ottenuto il via libera al piano industriale, Mps dovrà procedere alla cessione dei crediti in sofferenza. E Repubblica ha recentemente ricordato i nomi di quei soggetti che sono molto interessati agli Npl, essendosi ormai specializzati nel trarre profitto dal recupero di questi prestiti non rimborsati. In Italia è piuttosto attiva Banca Ifis, che gestisce circa 10 miliardi di Npl e che ha recentemente acquistato Interbanca, specializzata nel leasing. Da pochi mesi è poi arrivata nel nostro Paese la polacca Kruk, che ha già acquistato crediti non performanti di Montepaschi e Ubi Banca. Inoltre, c’è anche la norvegese Lindorff che ha rafforzato la sua presenza in Italia, dove opera anche Algebris, nel ramo degli Npl immobiliari.



Mentre Mps attende notizie dalle istituzioni europee, il rapporto mensile dell’Abi parla di un miglioramento delle sofferenze bancarie, che a febbraio sono diminuite di 77 miliardi di euro, con un calo del 6,7% in un anno, raggiungendo il livello più basso da maggio 2014. Il rapporto tra sofferenze e impieghi totali è quindi passato al 4,41%, praticamente stabile rispetto a gennaio, ma in calo rispetto al 4,57% del febbraio 2016. I dati dell’Associazione bancaria italiana fanno emergere anche un aumento dei prestiti dello 0,4% in un anno e dello 0,3% in un mese, mentre a marzo la raccolta bancaria ha fatto segnare un aumento di 8,3 miliardi su base annua, pari a circa lo 0,5%. 

Superata ormai la prima metà di aprile, per Monte dei Paschi di Siena potrebbe avvicinarsi il momento della verità per quel che riguarda l’approvazione del piano industriale da parte delle istituzioni europee. Allora sarà chiaro anche cosa accadrà ai titolari di bond subordinati della banca toscana: chi di loro verrà “rimborsato” e con quali modalità. Le ipotesi più accreditate dicono che ci sarà una conversione delle obbligazioni in azioni e che gli investitori istituzionali potrebbero essere esclusi o avere un rapporto di cambio più penalizzante rispetto alla platea retail. La strada della conversione di bond subordinati in azioni potrebbe essere percorsa anche da Carige. La banca ligure, infatti, ha necessità di aumentare la propria capitalizzazione e potrebbe scegliere di trasformare i bond subordinati in possesso di Generali in azioni. Questo, scrive il quotidiano torinese in ogni caso dopo l’aumento di capitale puro, di modo che si possano soddisfare eventuali richieste aggiuntive da parte della Bce.

Complessivamente l’emissione di bond subordinati venduti da Carige a Generali nel 2008, che è assimilabile al capitale e che non stacca cedole, è pari a 160 milioni di euro: un “cuscinetto” molto comodo nel caso l’aumento di capitale che la banca ligure varerà non dovesse soddisfare del tutto la Bce. La Stampa aggiunge che quei titoli non dovrebbero essere più totalmente in mano a Generali: circa la metà dovrebbe essere stata ceduta a hedge funds, ma in ogni caso non trovarsi nelle mani di investitori retail, cosa che ne impedirebbe la conversione in azioni.