I crediti in sofferenza restano un problema non da poco per l’intero sistema bancario italiano e non solo per Monte dei Paschi di Siena. Anche il Fondo monetario internazionale ha segnalato la situazione critica del nostro Paese su questo fronte e Tobias Adrian, capo del Dipartimento mercati dei capitali del Fmi, ha spiegato in un’intervista che l’Italia ha compiuto dei passi importanti per risolvere il problema, come la creazione del Fondo Atlante e la fusione tra banche popolari. “Ci vorrebbe anche una valutazione più approfondita dell’attivo di un numero più ampio di banche”, ha aggiunto, evidenziando come non esista una soluzione semplice al problema. Adrian ha anche detto che l’ipotesi di una bad bank europea, lanciata dall’Eba, sarebbe funzionale, ma solo sulla carta, perché è difficile da mettere in atto, soprattutto per la mancanza di standard comuni tra i paesi europei.
Il funzionario del Fmi ha anche spiegato che la normativa Brrd, che ha introdotto il bail-in, è dal suo punto di vista ben strutturata. Tuttavia è comprensibile la richiesta italiana di evitare che ci siano perdite per i risparmiatori, come si sta vedendo ora nel caso di Monte dei Paschi di Siena e delle banche venete, dato che la maggior parte dei titoli sono stati venduti prima che diventassero molto più rischiosi. Solo che “alla fine qualcuno dovrà pagare il conto”, ha aggiunto. Adrian ha anche detto che in Italia ci sono troppe banche, “con reti molto grandi di filiali, con una base di costi molto alti. Il risultato è un alto costo dei servizi bancari, che non fa bene all’economia italiana”. Per rendere il sistema più efficiente e sicuro, ci vorranno, dal suo punto di vista: consolidamento, riduzione dei costi e soluzione del problema degli Npl.