Questa sera chiuderanno i seggi elettorali francesi e cominceranno ad arrivare i primi risultati; è arrivato quindi il momento non solo dei pronostici e degli ultimi sondaggi, ma anche di una sintesi delle aspettative su una tornata decisamente fuori dal comune. La questione eccede di molto la politica francese perché se vincesse Marine Le Pen la rottura dell’euro, un’ipotesi oggi quasi folkloristica secondo gli intellettuali che contano, diventerebbe una possibilità decisamente reale. I “pronostici”, i sondaggi cristallizzati in probabilità dagli scommettitori e dai mercati, sono utili solo se letti con attenzione. Nel caso delle elezioni francesi è come se ci fossero due livelli di interpretazione in cui il primo, quello evidente, nasconde quasi completamente il secondo che è invece il più interessante.



Il primo livello è quello dei sondaggi “ufficiali”, dei mercati e delle quote degli scommettitori. Lo scenario si è quasi cristallizzato e nelle ultime settimane è cambiato di poco: Macron passerà al secondo turno e poi, qualsiasi candidato si troverà di fronte, avrà una vittoria facile o facilissima e se Marine Le Pen passasse, come da pronostico, il primo turno comunque verrebbe fermata nettamente al secondo turno. In questo momento i sondaggi danno Macron al 24%, Marine Le Pen al 22%, Fillon al 19/20% e Melenchon al 18/19%. Questi sondaggi si traducono in una possibilità che Macron vinca del 55%, mentre Fillon e Marine Le Pen sono appaiati con una probabilità del 20%.



Fillon, nonostante gli scandali e nonostante non abbia buone possibilità di passare al secondo turno, ha comunque una probabilità simile alla Le Pen perché la seconda viene ritenuta fortemente sfavorita contro qualunque candidato al secondo turno. Marine Le Pen, secondo i sondaggi, perderebbe sonoramente sia contro Macron, 65% a 35%, sia contro Fillon, 60% a 40%, sia contro Melenchon. È per questa ragione che i mercati, come notava venerdì Deutsche Bank, non stanno scontando alcun rischio politico dalle elezioni francesi; è come se si fosse già deciso che Marine Le Pen alla fine perderà.



Sotto questo livello ne esiste però un secondo che si annida tra le pieghe del mercato; quelle meno evidenti che non si possono leggere con i rialzi e i ribassi di borsa. Le coperture contro un crollo dell’euro sono ai massimi di sempre esattamente come quelle contro un crollo dei mercati azionari europei. Mentre in superfice tutto è calmo, gli investitori hanno deciso di coprirsi a ritmi record contro cali violenti dei mercati. Il dato ha due spiegazioni: la prima è l’alto numero di indecisi, al 30%, e le distanze minime tra i quattro candidati principali al primo turno; la seconda è che un’eventuale vittoria del candidato del Front National avrebbe conseguenze immediate e metterebbe in seria discussione sia l’euro che l’Unione europea, con impatti molto superiori all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue o alla vittoria di Trump. Il mercato non può dare per scontata fino in fondo la sconfitta di Marine Le Pen perché i margini tra i candidati sono minimi e perché le conseguenze sarebbero immediatamente dirompenti.

È molto improbabile che il primo turno possa spostare la convinzione di una sconfitta inevitabile di Marine Le Pen; potrebbe cambiare la percezione solo in presenza di risultati veramente inattesi come un exploit di Marine Le Pen, sensibilmente superiore al 22% dei sondaggi, o una clamorosa esclusione di Macron dal secondo turno. Escluse queste eventualità, l’appuntamento sarà come da previsioni al secondo turno con la scommessa, abbastanza chiara, di una convergenza degli elettori contro il rischio Le Pen più che a favore di Macron. Questa è la teoria, anche se gli scommettitori e i sondaggi hanno perso sia a giugno nel referendum inglese, sia a novembre alle presidenziali americane.