Mps, insieme ad alcuni enti locali, è azionista di Microcredito di Solidarietà SpA, una realtà che cerca di sostenere le persone in difficoltà e le microimprese, per cui il normale accesso al credito risulta difficile o molto costoso. Mario Marzucchi, il Presidente della società, è stato intervistato da sienanews.it e ha evidenziato che con “il decreto Madia potremmo avere problemi per la presenza pubblica nell’azionariato. Sarebbe un gran problema, dovremmo mettere la società in liquidazione. Perderemmo anche alcune professionalità che conoscono la situazione di queste realtà”. Nel 2016, Microcredito di Solidarietà ha erogato prestiti per oltre 600.000 euro.



Mps, insieme a Bnl e Unicredit, svolge il servizio di gestione della cassa del Comune di Roma, anche se in realtà il loro incarico sarebbe dovuto cessare nel 2015. Radiocolonna.it ricorda infatti che ancora il Campidoglio non è riuscito ad affidare il servizio ad altri, perché anche all’ultimo bando non si è presentato nessuno. Per questo la Ragioneria generale ha deciso di rivolgersi a degli esperti per “scongiurare il rischio di ulteriori gare deserte”. Verrà costituito un gruppo di ricerca e studio, di cui farà parte anche un componente designato dalla Banca d’Italia. Intanto il pool di banche affidatarie del servizio, tra cui Mps, hanno ottenuto di poter rivedere le condizioni economiche del contratto, considerate non più remunerative.



Quanto sta accadendo ad Alitalia ha richiamato alla mente di alcuni il diverso atteggiamento che il Governo ha tenuto nei confronti di Mps. “Abbiamo appena elargito 4 miliardi di euro di soldi pubblici a Monte dei Paschi di Siena: perché una banca fallita può ottenere aiuti di Stato e salvarsi mentre Alitalia no?”,  scrive Tano Canino sul Secolo d’Italia, chiedendo poi perché lo Stato non intenta un’azione di responsabilità verso il management della compagnia aerea che è riuscito a bruciare molti soldi pubblici nel corso degli anni. Anche perché per quei manager ci sono liquidazioni piuttosto cospicue e non la cassa integrazione cui possono al massimo ambire i dipendenti di Alitalia.



Mentre attende il responso di Bruxelles sul suo piano industriale, Monte dei Paschi di Siena non sta certo ferma e ha deciso di entrare nel mercato dei Piani individuali di risparmio (Pir), che ha preso il via da quest’anno. Si tratta di uno strumento che sta incontrando un certo successo, grazie al fatto che sono previsti dei vantaggi fiscali per chi detiene Pir per almeno cinque anni. Montepaschi nello specifico ha deciso di offrire ai propri clienti i Pir di Anima. Il primo strumento finanziario Pir scelto da Montepaschi è Anima Crescita Italia, un fondo bilanciato, che investe mediamente il 30% in azioni, 5% in liquidità e il restante 65% in obbligazioni. Dunque attraverso Montepaschi è possibile accendere un rapporto di custodia e amministrazione titoli, dedicato esclusivamente agli investimenti del Pir. Montepaschi prevede di ampliare l’offerta con soluzioni studiate anche da altri partner della banca.

Lodovico Mazzolin, Responsabile Direzione Retail Gruppo Monte dei Paschi di Siena, ha spiegato di ritenere che “i Pir siano un’ottima soluzione poiché incentivano il risparmio delle famiglie italiane focalizzando gli investimenti nel tessuto economico produttivo del Paese, stimolando la creazione di fonti alternative di funding per le imprese italiane a supporto della crescita”. Va ricordato infatti che i Pir devono investire la maggior parte dei loro fondi in aziende italiane o aderenti all’Ue con attività stabile nel nostro Paese. “Abbiamo scelto il fondo Anima come prima soluzione da proporre alla nostra clientela confermando la rilevanza strategica della partnership con il primario Asset Manager Italiano”, ha aggiunto Mazzolin.