L’assemblea delle Generali si svolge oggi in un’atmosfera di quiete apparete prima di una tempesta possibile o forse addirittura probabile. Non è una novità per le convention primaverili del Leone: naturalmente ogni anno con un copione diverso. Tre mesi fa il controverso tentativo di acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo: “un attacco” lo ha definito senza mezzi termini ieri Francesco Gaetano Caltagirone, azionista italiano di peso (3%) a fianco di Leonardo Del Vecchio (3%) e De Agostini alleati di Mediobanca, tuttora leader a Trieste con il 13,4 per cento.
“Valutiamo occasioni di crescita”, ha detto ieri al Corriere della Sera il presidente Gabriele Galateri di Genola: ribadendo quasi esplicitamente che le Generali sanno di poter essere messe nel mirino di altri gruppi (più grandi ma non necessariamente migliori), ma non hanno alcuna intenzione di accettare il ruolo di preda designata. Eppure l’apparente normalità dell’assemblea odierna non è sinonimo di stabilità. Ne è stata segnale eloquente un’altra indiscrezione di stampa riguardante Mediobanca: che resta più che mai fulcro e snodo del “caso Generali”.
Il patto di sindacato di Piazzetta Cuccia, in scadenza in autunno, sarebbe già praticamente rinnovato. Sarebbero poco fondati i rumor di differenze di vedute fra l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, e il nuovo Ceo di UniCredit, il francese Jean Pierre Mustier. Un compromesso sarebbe già sul tavolo: la conferma e l’accelerazione della già prevista ritirata di Mediobanca dalle Generali. In Piazza Affari, naturalmente, circolano anche indiscrezioni e congetture diverse.
Da un lato la posizione di Mustier al vertice di UniCredit si è notevolmente rafforzata dopo il successo del maxi-aumento di capitale della maggiore banca italiana. Dall’altro la nazionalità francese del top manager limita in parte la sua libertà d’azione su “gioielli” italiani come banche e assicurazioni. Sullo sfondo restano certamente le strategie singole di soggetti come Mediobanca, Del Vecchio e Caltagirone: tutti, su versanti differenti, fortemente proiettati proprio sulla Francia. E tutti, in ogni caso, interessati a un rilancio del titolo del Leone in Borsa: rianimato ultimamente solo dalla mossa Intesa.
È per questo che l’ipotesi storica – e mai del tutto tramontata – di aggregazione fra UniCredit, Mediobanca e Generali continua a tenere banco fra gli analisti: per i possibili sviluppi finanziari e per le suggestioni di rilancio di un “mega-campione nazionale”. A questo scenario, d’altronde, sembra guardare anche la precisazione fatta ieri da Caltagirone a margine di un’assemblea di una società del gruppo. “Non abbiamo sottoscritto alcuna azione nell’ultimo aumento di capitale UniCredit”. Non proprio scontato per un socio che occupa un posto in consiglio d’amministrazione della banca: e che ha deciso di mantenerlo fino alla scadenza naturale del board nel 2018. Troppo importante vigilare “dall’alto” di Piazza Gae Aulenti su quanto può accadere nella vicina Via Filodrammatici o nella più lontana Piazza Unità, a Trieste.