Siamo ancora lontani da una guerra commerciale aperta tra Ue e Usa, ma il rischio che accada è aumentato. Le frizioni commerciali tra i due non sono una novità: ci sono stati e ci sono decine di contenziosi formalizzati presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) su un sottofondo di conflitti commerciali a bassa intensità condotti con mezzi indiretti da ambedue. La novità consiste nel fatto che l’Amministrazione Trump ha deciso di portare questo tipo di conflitto dalla bassa alla massima intensità, prendendo come spunto un’inadempienza specifica dell’Ue.



Probabilmente è un’azione solo dissuasiva: mettere paura alle nazioni che dipendono molto dall’export nel mercato statunitense affinché concedano o aperture del loro mercato, per reciprocità, o altri vantaggi di compensazione. Per esempio, già molte aziende globalizzate e nazioni cercano di evitare penalizzazioni impegnandosi a fare più investimenti negli Stati Uniti. La Germania è da anni, molto prima di Trump, il bersaglio di pressioni americane, non tanto per riequilibrare i flussi commerciali, ma, soprattutto, per costringere Berlino a impiegare il surplus commerciale in maggiori investimenti interni e intraeuropei allo scopo di aumentare la domanda complessiva di beni, sia per dare più sbocchi all’export statunitense, sia per rendere l’Europa una co-locomotiva mondiale aiutando così l’America nello sforzo sempre più insostenibile di essere il traino unico della domanda globale.



La rappresentazione del mercato internazionale è una delle cose più complesse dell’analisi economica e il lettore non si senta a disagio se non gli/le è chiaro. Ma sembra poco chiaro anche a Trump: qualora fosse dissuasione, qual è l’obiettivo? Più investimenti in America? Non servono minacce, basterebbe ridurre le pesanti tasse Usa. Commercio leale? Chi pratica quello sleale e deindustrializzante è la Cina, non gli europei. Più reciprocità nelle relazioni commerciali euroamericane? Questo è un punto su cui stavano lavorando i negoziatori americani ed europei, dal 2013, per l’accordo di libero scambio euroamericano (Ttip). Poi fu congelato nel 2016 per volontà protezionista di Francia e Germania, non dell’Italia, dando all’America una ragione per polemizzare.



Poiché una guerra commerciale sarebbe catastrofica per tutti, la risposta europea potrebbe essere quella di riprendere le trattative Ttip, anche con diverso nome, per incrementare la reciprocità. Trump dovrebbe chiarirsi le idee e calmarsi, ma in Europa dovremmo riflettere sul nostro protezionismo per evitare di subirlo da altri.

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