Si ritorna a discutere. Trovata la quadra a Malta, si riparte dal punto in cui si era giunti alla rottura con la Troika. Il governo ha infine accettato di tagliare le pensioni nel 2019 (1% del Pil, cioè 1,7 miliardi) e aumentare le tasse nel 2020 (1% del Pil) con l’abbassamento a 5.900 euro della soglia non tassabile (oggi a 8.636 euro): era quanto chiedeva il Fmi. Ma questa “dura battaglia” combattuta dal Governo per tre mesi per accettare quanto già deciso altrove è costata parecchio all’economia ellenica: il mancato pagamento ai fornitori di 6,1 miliardi; 1 miliardo di aumento dei crediti in sofferenza; 2,3 miliardi prelevati dai conti correnti dei privati.
Dunque il 2% in due anni. La seconda valutazione riprende il suo cammino. Che sarà ancora lungo e pieno di ostacoli. Secondo la scaletta del terzo Memorandum, la seconda valutazione doveva chiudersi entro maggio 2016. Nel 2017 la Grecia doveva in via sperimentale accedere ai mercati, in maniera che nel 2018 si potesse evitare un nuovo Memorandum. Oggi la situazione è alquanto diversa: secondo alcuni calcoli, la lunga diatriba con i creditori ha creato un clima di incertezza nell’economia che quest’anno dovrebbe segnare un tasso di sviluppo del 1%-1,5% rispetto al 2,7% previsto dalla legge finanziaria. Tutta la politica economica sarà da ripensare, fermo restando l’attivo di bilancio del 3,5% a partire dal 2018.
Qualcuno, addirittura un ministro “syrizeo” ammette che un quarto Memorandum sarà necessario. Nel frattempo, il governo ha disatteso altri capitoli del Memorandum: riforma della giustizia, conti in sofferenza, liberalizzazione delle professioni, snellimento della burocrazia, ecc. Da luglio 2015 le tasse sono aumentate di 6 miliardi, tagliate per 1,5 miliardi le pensioni, le banche sono state ricapitalizzate per la terza volta, si è creato un fondo per le proprietà pubbliche.
Al punto di rottura delle trattative per la seconda valutazione, il governo aveva affermato di volere un “accordo globale” che comprendesse anche il debito pubblico, e il primo ministro Tsipras aveva dichiarato: “neanche un euro di tagli”. L’accordo di Malta, cui seguiranno colloqui in Atene con la Troika che definiranno nei dettagli i diversi capitoli, e in attesa delle decisioni del Fmi circa la sua partecipazione al programma di finanziamento, il governo parla di “successo”, mentre il ministro delle Finanze, pur ammettendo che l’accordo ”deluderà i greci”, si è dichiarato soddisfatto.
Questo fine settimana per Tsipras sarà un “trionfo” che gli assegneranno i componenti del Comitato Centrale. Stupisce la strategia trionfalistica usata dal governo. Stupisce che ancora oggi non sappia esporre la “realtà” degli accordi. Chi non si stupisce è il greco medio (sia pensionato, che disoccupato o con un lavoro sottopagato), il quale si era convinto che avrebbe visto ridurre ulteriormente il suo portafoglio. La delusione e la rabbia covano sotto la cenere – lo dimostrano i numeri dei sondaggi. Numeri che il governo spera di modificare a suo vantaggio nel tempo che gli resta per governare. Difficile che ci riesca.