Il Nobel Joseph Stiglitz difende la scelta di salvare Mps fatta dallo Stato italiano. A margine di un incontro tenuto alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’economista ha ricordato che quando c’è una situazione di crisi le banche e i depositi devono essere salvati per salvaguardare i correntisti. Secondo quanto riporta l’Ansa, Stiglitz ha comunque ricordato che è giusto che azionisti e obbligazionisti subiscano una perdita, come prevede tra l’altro la normativa sul bail-in. Tuttavia ha aggiunto che in Italia c’è stato un problema specifico, poiché “gli istituti di credito hanno fatto sottoscrivere obbligazioni senza informare bene i sottoscrittori di cosa si trattava”. “Sono quindi favorevole a salvare il sistema finanziario americano e anche Mps, ma deve valere anche l’accountability per manager e azionisti”, ha aggiunto.



Mps ha siglato un accordo con Sardafidi che mette sul tappeto 20 milioni di euro per le micro, piccole e medie imprese della Sardegna e del Lazio. L’accordo prevede la possibilità di finanziamenti, che possono arrivare fino a 300.000 euro, per investimenti e capitale corrente. Massimo Fontanelli, responsabile dell’Area Centro e Sardegna di Mps, ha spiegato che “lo strumento della tranched cover facilita il finanziamento e il sostegno alle Pmi che rappresentano il tessuto produttivo italiano e che sono fondamentali per consolidare i primi segnali di ripresa e favorire la crescita”. Da parte sua, Enrico Gaia, Presidente di Sardafidi, ha evidenziato come l’accordo abbia una grande importanza per sostenere l’economia reale, cosa più che mai fondamentale in questo periodo.



Ferruccio De Bortoli torna sulle parole che stanno creando un caso politico non indifferente. L’ex direttore del Corriere della Sera, infatti, nel suo nuovo libro “Poteri forti (o quasi)”, ha scritto che Maria Elena Boschi, quando era ministro, aveva fatto pressioni su Unicredit perché valutasse l’acquisto di Banca Etruria. Ospite di Otto e mezzo, De Bortoli ha fatto capire di non temere un’azione legale nei suoi confronti e ha anche detto: “La Banca Etruria è una storia di massoneria”,  aggiungendo poi: “C’è chi dice che Mps sia stata rovinata dalla massoneria. E allora perché non fare chiarezza?”. Parole che fanno pensare che tra le vicende delle due banche toscane possa esserci un qualche collegamento. E che rafforzano le richieste di quanto vorrebbero una commissione d’inchiesta sulle banche.



Mps ha sottoscritto un accordo di partnership con Confimprese per il sostegno e lo sviluppo delle imprese associate. L’accordo prevede, per esempio, la possibilità di avere finanziamenti a medio-lungo termine per effettuare nuovi investimenti o il supporto alle start-up mediante piani di ammortamento graduale del capitale. Prodotti e servizi bancari di Montepaschi saranno messi a disposizione anche dei dipendenti delle aziende associate. Antonio Nucci, vicedirettore generale di Mps, ha evidenziato come attraverso questo accordo la banca potrà sostenere una parte importante del tessuto imprenditoriale italiano, mentre Mario Resca, Presidente di Confimprese, ha sottolineato come i finanziamenti che arriveranno da Montepaschi potranno consentire alle imprese associate di aprire nuovi punti vendita e di avere un sostegno per il loro business.

Si sa che uno dei nodi importanti che Monte dei Paschi di Siena  dovrà affrontare riguarda i suoi crediti deteriorati, che vanno deconsolidati. Una delle ipotesi più accreditate degli ultimi giorni è quella della cartolarizzazione con il ricorso alla Gacs e l’intervento del Fondo Atlante per circa 500 milioni di euro. Però, Monte dei Paschi di Siena  starebbe cercando ora altri acquirenti, perché il veicolo di Quaestio Sgr non basterebbe. Infatti la tranche junior, quella che comprende i titoli più rischiosi, dovrebbe essere, secondo i desiderata di Bruxelles, assegnata a qualcuno.

Tuttavia bisognerebbe avere a disposizione 1,4 miliardi di euro: una cifra non indifferente, soprattutto, appunto, per Atlante. Da qui, quindi, la necessità di trovare qualche altro acquirente. Tuttavia, secondo quanto scrive Milano Finanza, sul tema dei crediti deteriorati la trattativa con la Commissione europea si sarebbe complicata, perché la DgComp sarebbe determinata a far passare lo smaltimento immediato di tutte le sofferenze in bilancio, pari a quasi 29 miliardi di euro, rifiutando qualsiasi ipotesi alternativa.

Tuttavia con i tempi molti stretti che ci sono, è difficile riuscire a collocare sul mercato una mole di Npl del genere senza avere qualche mese a disposizione. Occorre, infatti, una due diligence da parte degli investitori sul portafoglio per verificare il tipo di garanzie sottostanti ai crediti e, di conseguenza, anche le loro chance di recupero. Dunque la partita degli Npl sembra complicarsi, come del resto è complicata anche quella sul taglio del personale. Non sarà di conseguenza facile arrivare in tempi brevi all’approvazione del piano.