Nel suo blog sul sito del Sole 24 Ore, Marco Ferrando paragona quanto sta accadendo a Mps, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca a un caso di malasanità. Del tipo peggiore, “ovvero quell’impasto di burocrazia, sciatteria, rimpallismo, deresponsabilizzazione e mollezza che alla fine rende grave un paziente che prima non lo era, o addirittura lo fa morire”. Il giornalista non può fare a meno di notare che da diverso tempo quel che è accaduto intorno a queste banche italiane, specie le due venete, assomiglia a uno di quei casi in cui ci sono diversi medici che cercano di curare un malato prescrivendo esami diversi, finendo per fornire anche pareri e diagnosi discordanti, mentre il paziente peggiora. E così anche la terapia alla fine diventa più pesante, visto che si è perso tempo. Nel caso delle due venete, infatti, viene chiesto un miliardo in più di aumento di capitale, dovuto alla perdite sulle nuove sofferenze maturate nel primo trimestre di quest’anno.
Secondo quanto riporta Reuters, che cita una fonte vicina al dossier, Fonspa e il gruppo Italfondiario-Fortress hanno avviato una nuova due dilgence sui crediti deteriorati di Mps, che dovrebbe terminare il 9 giugno. L’operazione sarebbe funzionale alla cartolarizzazione degli Npl della banca toscana, un altro tassello importante del piano per mettere in sicurezza Montepaschi, liberandola da sofferenze che ammontano a quasi 30 miliardi di euro. Una seconda fonte citata da Reuters ritiene che la due diligence sia limitata solamente alle tranche di Npl che dovrebbero poi essere acquistati dal Fondo Atlante e da un fondo specializzato. Il termine indicato per la fine dell’operazione sembrerebbe rafforzare l’ipotesi di una definizione in tempi brevi degli ultimi dettagli per il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale di Mps.
Non è piaciuto molto alla Cgil l’articolo che il Financial Times ha dedicato a Mps. Il quotidiano della City ha infatti scritto che nella trattativa tra Italia e Ue sulla banca toscana sarebbe in discussione un taglio di 10.000 posti di lavoro. “Ci auguriamo che anche questo faccia parte di un poco responsabile gioco tattico, perché l’idea di 10.000 posti di lavoro da tagliare e di centinaia di sportelli da chiudere troverebbe un muro da parte delle organizzazioni sindacali”, scrivono in una nota Dalida Angelini e Daniele Quiriconi, rispettivamente segretario generali per la Toscana della Cgil e della Fisac-Cgil. I sindacalisti chiedono quindi al Governo “un ruolo più attivo di interdizione a progetti insensati industrialmente, e alle autorità di Bruxelles decisioni rapide che tengano insieme l’interesse dei lavoratori e l’interesse generale del Paese”.
Le ultime indiscrezioni dicono che il via libera al piano industriale di Mps, con lo sblocco della procedura per la ricapitalizzazione precauzionale, dovrebbe arrivare a breve, forse entro due settimane. Questo periodo di attesa sembra sia vissuto con ottimismo da parte dei sindacati, con la sensazione che, scrive Radiocor, “le ricadute del piano, previsto nel nuovo arco temporale di un quinquennio, renderanno gestibili gli esuberi con l’ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi che accompagna fino a 60 mesi, senza dover ricorrere all’arma dei licenziamenti collettivi”. Marco Morelli avrebbe fornito ampie rassicurazioni ai suoi interlocutori su questo fronte.
L’agenzia di stampa cita anche i calcoli di un sindacalista, secondo cui con il fondo esuberi si potrebbero gestire circa 5.000 esodi. Alla fine dell’anno scorso ne erano stati concordati 2.900, e ora sembra che allungando i tempi per le uscite, si “allargherebbe la platea dei potenziali esuberi con il fondo di tutela e potrebbe venire quindi incontro alla maggiore riduzione dei costi pretesa dai funzionari della Dg Comp”. In buona sostanza si riuscirebbero ad accontentare sia le richieste della Commissione europea che quelle sindacali. Anche se non sono arrivate dichiarazioni ufficiali da parte dei sindacalisti, le quale erano ferme all’indisponibilità anche a un solo licenziamento in più rispetto a quelli preventivati. C’è da dire che le organizzazioni dei lavoratori bancari non hanno da pensare solo a Montepaschi, ma anche a Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, oltre che alle tre good bank recentemente acquisite da Ubi Banca: per tutte queste c’è il rischio di nuovi esuberi.