Povero Mario Draghi. Fa quasi tenerezza vedere come si dibatte tra un discorso e l’altro, tra una risposta e l’altra inanellando gaffes e risposte contraddittorie, che aprono più problemi di quanti ne risolvano le risposte. Lo stanco ritornello “dall’euro non si può uscire” di tutti i maggiori rappresentanti delle istituzioni europee sembra ormai configurarsi come una sottile paranoia, una fissazione, come un qualche personaggio bislacco che risponda “oggi piove” a qualsiasi domanda. “Forse il governo cade?”: “Oggi piove”. “Forse la Juve vince la Champions?”: “Oggi piove”. E “dall’euro non si esce”. Una paranoia da cui sono colpiti sicuramente tanti media europei e internazionali, insieme a tanti media italiani.
E così, alla domanda degli europarlamentari Marco Valli e Marco Zanni (del Movimento 5 Stelle) su quali sarebbero i costi di una eventuale uscita dall’euro, a fine gennaio scorso Draghi rispose che il costo sarebbe pari al saldo del Target2, cioè un debito pari a 359 miliardi di Euro. E poi il solito ritornello: “dall’euro non si esce”. Già all’epoca commentai in un articolo che proprio l’esistenza del Target2 dimostrava come in Europa non c’è la moneta unica: infatti se io, italiano, compro in Italia un prodotto italiano, Bankitalia non se ne accorge neppure; se invece compro un bene tedesco, i miei soldi non arrivano direttamente al produttore tedesco, ma questo (in poche parole) viene pagato dalla banca centrale tedesca e Bankitalia si trova indebitata con la stessa per lo stesso importo. Insomma, in tutti i pagamenti internazionali le banche centrali continuano a trovarsi in mezzo, come avessimo monete diverse. In altre parole, l’euro tedesco non è uguale a quello italiano (o quello francese, spagnolo, belga o greco).
Oltretutto la questione apre un quesito inedito: ma se i fautori di Maastricht e fanatici sostenitori dell’euro (che hanno voluto prima dell’unione politica, innescando una delle tanti gravi distorsioni) e fanatici sostenitori del più Europa hanno tanto lavorato per “l’indipendenza della Banca d’Italia” dalle altre istituzioni e soprattutto dal governo (e in fin dei conti dalle scelte degli italiani), come mai ora vengono a chiedere a noi di saldare un debito di Bankitalia (perché il Target2 è un debito di Bankitalia, non di altri)? Possono rivalersi sui beni di Bankitalia (forse 100 miliardi?), ma non su di noi. E non è certo colpa nostra se istituzioni straniere (cioè la Bce) hanno permesso che crescesse tanto il debito di un’istituzione così poco patrimonializzata rispetto al debito.
La novità è che Draghi alcuni giorni fa è passato in veste ufficiale al parlamento olandese. Probabilmente sapeva che non sarebbe stata una scampagnata. E le domande che gli sono state rivolte dai parlamentari lo hanno confermato. Un deputato olandese, infatti, facendo riferimento alla precedente domanda italiana, ha osservato che “allora se uscisse dall’euro l’Olanda dovrebbe avere 100 miliardi indietro”: infatti, il bilancio del Target2 della banca centrale olandese è positivo di 100 miliardi. Ma Draghi non ha risposto “Sì”. E questo è già di una gravità inaudita. In altre parole, il Target2 è un buco nero, un buco senza fondo, dove se hai un saldo positivo non lo vedi più, mentre se hai un saldo negativo allora paghi.
Per questo motivo, per non rendere palese questa situazione grottesca, Draghi ha spostato il discorso e ha risposto che la moneta unica “è irrrevocabile, lo dice il trattato”, quello che nessun parlamento ha mai votato, mentre quando è stato presentato come referendum è stato bocciato (con il 55% in Francia e addirittura con il 61% in Olanda, sempre nel 2005). E allora il deputato olandese, con aperto tono di sfida ha replicato “staremo a vedere, allora”: e Draghi “staremo a vedere di sicuro”.
Quello che colpisce di questa situazione è che non c’è mai stato un orizzonte di valori: quelli sbandierati erano solo una facciata menzognera, come il mantra dell’Europa in pace per settanta anni (ma durante la guerra civile nella ex Jugoslavia, dov’era l’Europa? E le pulizie etniche di quella guerra civile? E i bombardamenti Nato con gli aerei che partivano dalle basi italiane?). E senza un orizzonte di valori ci poteva essere solo l’interesse finanziario a fare da collante. Ma ora non c’è più nemmeno quello e l’Europa disegnata da improbabili architetti sta iniziando una disgregazione incontrollata.
“Staremo a vedere di sicuro”, afferma Draghi con un tono che sa vagamente di prepotenza. No, caro Draghi: mi sento di dire che noi italiani non staremo a vedere, non staremo alla finestra mentre l’economia italiana e la società civile va in pezzi, distrutta dagli interessi dell’alta finanza. Non staremo a vedere, ma ci rimboccheremo le maniche: anzi. Già lo stiamo facendo. E il sempre maggiore successo delle formazioni politiche che sostengono l’uscita dall’euro non è una avanguardia impazzita, ma solo la punta di un iceberg. Sotto il livello dell’acqua dell’economia reale (dove dalle altitudini dell’alta finanza e delle banche centrali non riescono da tempo a vedere qualcosa), il malcontento è grande. E molto già si sta muovendo per ricostruire il bene comune, la solidarietà, la sussidiarietà. E una speranza ragionevole per le nuove generazioni.