Problemi veri e problemi finti. Campo dall’Orto si dimette dalla Rai e l’Europa non dà il via libera alla “ricapitalizzazione prudenziale” del Monte dei Paschi di Siena e soprattutto della Banca Popolare di Vicenza e della Veneto Banca. Qual è il problema serio per il Paese e quale non lo è? Che Campo dall’Orto si sia dimesso è un problema solo per lui, ma neanche pratico perché un altro posto di pari retribuzione lo troverà – inadeguato alla Rai senz’altro, incapace no -, ma non è un problema per il Paese, semmai il problema è la Rai com’è stata costruita in cinquant’anni, ma ne servirebbero, e forse neanche basterebbero, altrettanti per raddrizzarla; che le tre banche in dissesto non siano state ancora ammesse al salvataggio, è un problema drammatico per il Paese. E di cosa si occupa la politica? Della Rai.
Andiamo avanti. La formula escogitata a dicembre dal neoeletto governo Gentiloni per statalizzare Mps, Vicentina e Veneto Banca – quella della ricapitalizzazione prudenziale – è una meravigliosa architettura lessical-truffaldina, una di quelle invenzioni nelle quali da secoli noi italiani eccelliamo. Significa, appunto, che le tre aziende verranno statalizzate, senza dirlo. Un po’ com’è stato definire “prestito” i 600 milioni di euro stanziati per l’Alitalia, come se un eventuale e improbabile compratore della compagnia nel suo insieme, se mai si profilasse all’orizzonte, potesse essere realmente disponibile a metter mano alla tasca e rimborsare lo Stato di quei soldi, oltre ad accollarsi l’onere e il rischio di gestire il carrozzone alato.
Dunque, il governo Gentiloni annuncia il salvataggio e tutti respiriamo, consapevoli che diversamente l’economia italiana – con 40 miliardi di sofferenze lorde che si rovescerebbero nel sistema bancario senza paracadute – si paralizzerebbe di nuovo anche nei quadranti in cui è ripartita. Viene detto ufficialmente che l’Europa approva. E tutto si dissolve nelle brume delle vacanze di Natale e fine anno. E poi? Più niente. Passano le settimane, le tre banche continuano a perdere, come in uno stillicidio, depositi, raccolta e fatturato, e quindi soldi, e nessuno fa nulla. Fincé viene fuori che sul Monte, tutto sommato, l’orientamento della direzione Dg Comp di Bruxelles è favorevole, ma sulle due venete no: almeno, non su entrambe. Panico.
Parte l’inevitabile pioggerellina dei gossip, il governo sparge flebili e aspecifiche rassicurazioni, ma la linea europea si delinea perfidamente nitida: autorizziamo l’intervento dello Stato a patto che contemporaneamente entrino negli istituti anche soldi privati e li si ristrutturi seriamente. Soldi privati? Ma di quale pazzo? Atlante, il fondo attualmente azionista di maggioranza dei due relitti veneti, una carta velina dietro il quale c’è solo il roccioso, ma anziano – molto anziano -, Giuseppe Guzzetti – unica testa pensante di quel che resta del sistema delle Fondazioni bancarie – non ha quattrini a sufficienza e Guzzetti ha detto, chiaramente e giustamente, che non intende più perdercene. E quindi, quali privati? Nessuno.
Allora: non si esageri nel sottovalutare la burocrazia europea. Sono brutta gente, dedita al poco lavoro e al sofisma. Ma non sono stupidi. Nessuno degli eurocrati si fida più dell’Italia, e hanno ampie ragioni per questo. In attesa di massacrarci sulla prossima manovra economica, fanno come i toreri col toro: ci punzecchiano con le banderillas. Sul fronte della politica economica, ci hanno suggerito di rimettere l’Imu sulla prima casa, come dire a un malato terminale che con un po’ di fondo tinta e una pettinata avrà tutta un’altra cera: una chiara, e voluta, presa in giro. Sul fronte delle banche ci dicono: trovate almeno un miliardo di euro privato. Che è proprio la carenza per la quale siamo arrivati a questo punto. Non hanno il potere di mettere in un angolo un Paese che rappresenta oltre il 10% del Pil dell’Unione, non possono metterci in mora su tutta la linea, come vorrebbero fare in base ai trattati, perché anche l’Europa è politicamente confusa e non è ancora del tutto germanizzata (lo sarà presto). Ma tutto quel che possono fare per umiliarci e bloccarci nelle nostre incoerenze lo fanno.
E dunque? Dunque al G7 di Taormina pare che il governo italiano – dopo confuse e non verificate voci di una minaccia di dimissioni da parte di Padoan – affronterà finalmente la portinaia dell’Unione, cioè quella che ne ha le chiavi pur senza averne la proprietà, Angela Merkel: e pietirà di uscire dallo stallo, vendicchiando qualcosa del patrimonio salvabile delle banche in crisi, tagliuzzandone gli organici, e intanto – per un altro mese o un altro semestre, vedremo – proseguirà il regime di proroga, questo stallo pietoso, un deteriorarsi ulteriore delle già faticosissime condizioni di lavoro delle banche coinvolte, anche al di là dei loro problemi.
Se Frau Merkel, domani stesso o nei prossimi giorni, concederà un’ulteriore “permesso”, partirà almeno l’aumento di capitale del Montepaschi, che già sarebbe un bel segnale per il mercato, e ci riaprirà uno spiraglietto sulla Vicentina – meno facile sulla Veneto -, ma sia chiaro: tutto, fino al centesimo, sarà messo sul conto della prossima finanziaria, quella per il 2018, sulla quale gravano le incognite della legge elettorale, della data del voto, delle “larghe intese” del Nazareno Bis tra Renzi e Berlusconi, e in definitiva grava il vincolo della nostra “sovranità limitata”.
“Guai ai vinti”, disse una volta Brenno, 2300 anni fa, e non siamo molto lontani da quel film. Il 10 agosto del ‘46, Alcide De Gasperi, parlando alla Conferenza di Pace di Parigi, esordì dicendo ai Capi di Stato dei Paesi che avevano vinto la Seconda guerra mondiale: “Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”. Da quel discorso iniziò la rinascita del Paese, che certo era messo assai peggio di come siamo oggi, pur tra tanti problemi. Qual era la differenza? Era soprattutto una differenza morale, di leadership e di credibilità. Quanti dei nostri leaderini di oggi bisogna mettere sul piatto della bilancia per pareggiare il peso e la statura morale di uno come De Gasperi? Non basterebbero tutti insieme.