Mentre Mps attende novità dalle istituzioni europee per il via libera al piano industriale, per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca non sarebbero in arrivo buone notizie da Bruxelles. Lo scrive Il Messaggero, spiegando che la Commissione europea vorrebbe che venisse rivisto il piano che porterà anche alla fusione tra le due banche venete. Secondo il quotidiano romano, nei giorni scorsi ci sarebbe stata una conference call tra i rappresentanti del Tesoro, della Commissione Ue, della Bce, di Bankitalia e delle due banche venete e sembra essere emersa la necessità di rivedere alcuni dettagli del piano. A questo punto il cammino verso la ricapitalizzazione precauzionale andrà per forza di cose allungandosi.



Tra le partecipazioni di Mps ce n’è una nella società immobiliare Sansedoni SpA, posseduta in maggioranza da Fondazione Mps. L’azienda, in una nota, denuncia “un grave caso di occupazione illecita a Roma su immobili di sua proprietà che dura da quattro anni senza alcun intervento da parte delle autorità cittadine seppure tempestivamente e ripetutamente informate su tutta la vicenda”. In questo senso Sansedoni SpA spiega di aver scritto ad agosto al Comune di Roma chiedendo di attivarsi per trovare una soluzione, ma senza ricevere alcuna risposta. Tra l’altro, pur essendo stata soggetta a questa occupazione illegittima, alla società è arrivata la richiesta di pagare Imu e Tasi, che sono tributi locali. Insomma, una vera e propria beffa.



Oggi si riunirà il Consiglio di amministrazione di Mps e Milano Finanza ricorda che per il via libera della Commissione europea al piano industriale della banca toscana sembrano essere ancora due i nodi da sciogliere. Circa gli Npl, sembra che si debba procedere alla cessione del portafoglio da quasi 29 miliardi di euro in un’unica soluzione, anche se ancora non è chiaro con quale modalità dovrà essere eseguito questo deconsolidamento. Molto probabilmente, però, si procederà con la cartolarizzazione. Altro nodo importante è quello degli esuberi, visto che non sono ancora state smentite le voci secondo cui Bruxelles vorrebbe una riduzione dell’organico superiore a quella già prevista nel piano industriale di fine 2016. I sindacati, però, sono già sul piede di guerra e dunque non sarà facile ottenere altri tagli al personale.



Mps dovrà affrontare il nodo dei crediti in sofferenza dopo che avrà avuto il via libera per la ricapitalizzazione precauzionale. Sugli Npl Carige ha intanto deciso di cedere entro il prossimo 30 giugno un portafoglio di Npl di circa 950 milioni di euro a un veicolo di cartolarizzazione utilizzando la garanzia pubblica fornita dalle Gacs sulle tranche senior. Il Consiglio di amministrazione della banca ligure ha deliberato all’unanimità tale iniziativa e ha inoltre esaminato le proposte giunte da cinque banche d’affari internazionali per fare da advisor nell’aumento di capitale e nell’operazione di cessione del residuo portafoglio di sofferenze. Toccherà all’amministratore delegato, cui è stato conferito specifico mandato, finalizzare gli accordi.

Maggio potrebbe essere un mese decisivo non solo per Mps, ma anche per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Per tutte, infatti, potrebbe arrivare il via libera della Commissione europea alla ricapitalizzazione precauzionale richiesta. Cristiano Carrus ha confermato quanto aveva già detto Fabrizio Viola, amministratore delegato della Banca Popolare di Vicenza, circa l’auspicio sul fatto che la decisione di Bruxelles possa arrivare già a metà maggio. L’amministratore delegato di Veneto Banca ha spiegato infatti che nel mese di aprile c’è stata un’interlocuzione molto serrata con le autorità europee e che si sta facendo di tutto per far sì che la decisione della Commissione possa arrivare nel più breve tempo possibile. A margine dell’assemblea dei soci, Carrus ha anche spiegato che la banca è certamente sulla strada giusta del risanamento, ma restano delle debolezze da risolvere, come il livello elevato di crediti deteriorati, la patrimonializzazione e la profittabilità. Per questo è stata richiesta proprio la ricapitalizzazione precauzionale.

“Abbiamo preparato un piano industriale 2017-2021 che vede al centro la fusione con Bpvi. Questo piano è oggetto di continue e serrate interlocuzioni con le autorità di vigilanza europee e con tutti gli attori domestici  come il Mef e Bankitalia”, ha spiegato il manager.  Il quale ha anche ricordato che l’operazione non è di per sé facile, ma senza l’intervento pubblico non sarebbe possibile realizzarla, dato che non ci sono state avvisaglie di interesse da parte di soggetti privati. Una situazione simile, pur nelle diverse specificità, a quella di Monte dei Paschi di Siena, dove il tentativo di aumento di capitale privato non ha avuto buon esito a fine 2016.