Un’intervista al tedesco Hendelsblatt, sulle prospettive macroeconomiche di Italia ed Eurozona. Poi un apprezzamento – abbastanza fuori contesto – per il ritorno di Matteo Renzi alla leadership del Pd, nell’ambito della conference call sui risultati trimestrali di Intesa Sanpaolo. Infine un’ampia intervista domenicale sul Corriere della Sera, il quotidiano oggi controllato da Urbano Cairo con il determinante supporto di Intesa. Ancora una volta poco banking, solo politica economica o quasi, con la parola “governo” bene in evidenza nella titolazione. Mentre fra le pieghe del testo compare perfino una ri-apertura sul salvataggio di Alitalia.



Carlo Messina, Ceo di Intesa dal settembre 2013, sembra lasciare pochi dubbi sulle sue intenzioni di fare altro: per esempio il ministro dell’Economia o il Governatore della Banca d’Italia. Naturalmente indicato da Renzi: si vedrà quando e come. ll premier non ha mai fatto mistero di considerare Messina il suo banchiere di riferimento in Italia. Ne è stato ricambiato dal manager romano con il sostegno alla gestione dei salvataggi bancari (i quattro istituti risolti nel 2015 e poi la nascita di Atlante), ma soprattutto nel recente tentativo di scalata di Intesa alle Generali: fallita, ma probabilmente lanciata al fine di segnalare all’establishment finanziario che il renzismo non era morto con il referendum di dicembre, anzi. E il definitivo ridimensionamento di Mediobanca è sempre stato uno degli obiettivi della strategia rottamatoria di Renzi: che evidentemente per il leader Pd e il suo cerchio magico è destinata a continuare. Ora e dopo le elezioni, con qualunque timing si tengano.



Se si svolgeranno – come sembra probabile – alla scadenza naturale, è certo che il governo Gentiloni (a guida politica Renzi) dovrà anzitutto gestire il fine mandato di Ignazio Visco al vertice della Banca d’Italia e dovrà predisporre la legge di stabilità 2018: molto delicata anche perché Francia e Germania avranno insediato nel frattempo nuovi governi stabili, con l’incarico di avviare la ricostruzione della Ue e dell’eurozona. È noto che Renzi avvicenderebbe volentieri Visco, ritenuto corresponsabile di una cattiva gestione della crisi bancaria. D’altro canto anche Piercarlo Padoan pare periodicamente stanco o logorato da tre anni di mediazioni continue fra Renzi e la Ue, in un contesto di rapporti sempre più tesi.



Come abbiamo già notato sul Sussidiario, il risiko in arrivo per le nomine finanziarie appare fluido: ricco di ipotesi, soprattutto se Tesoro e Bankitalia (e forse anche Consob) dovessero essere oggetto di una sistemazione unitaria. Il toto-nomine include ora certamente anche il nome di Messina: sulla carta fit sia per vestire i panni del vigilante bancassicurativo (a Via Nazionale fa capo anche la supervisione sulle compagnie), sia per interpretare in modo più proattivo il ruolo di ministro finanziario.