La Stampa ha evidenziato un qualcosa che agli occhi dei più era sfuggito nei conti trimestrali di Mps. La banca toscana, infatti, ha comunicato che nel prossimo trimestre risparmierà 891 milioni di euro sotto forma di minori tasse, grazie alla modifica dei parametri dell’Aiuto alla crescita economica introdotta nella manovra aggiuntiva. Le banche che hanno avuto aumenti di capitale e forti perdite negli ultimi esercizi, come Mps, hanno ingenti crediti fiscali Dta che ora possono contabilizzare anche in assenza di utili attesi. Il quotidiano torinese cita le parole di Pier Paolo Baretta, secondo cui questo effetto fiscale non è stato voluto. “Se poi il caso ha voluto che ciò possa essere d’aiuto ad un istituto in difficoltà come Mps, ben venga”, ha detto il sottosegretario all’Economia.
Oltre a Mps, anche Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca restano in attesa di sapere se potranno avere accesso alla ricapitalizzazione precauzionale con l’intervento dello Stato. Tuttavia per Flavio Tosi, “sia per Veneto Banca che per la Popolare di Vicenza che per Mps, come per le altre banche crollate o fallite, alla fine passeranno cinque o dieci anni e non verrà condannato nessuno”. Il Sindaco di Verona, intervistato da Sky Tg24, esprime quindi la convinzione che i responsabili dei dissesti delle banche italiane, tra cui anche le due venete, resteranno impuniti, mentre saranno i cittadini a farsi carico dei costi del risanamento degli istituti di credito. Senza dimenticare il prezzo che sarà pagato da coloro che perderanno il loro posto di lavoro per consentire ai piani industriali delle banche di essere approvati dalle istituzioni europee.
Dopo la diffusione dei conti del primo trimestre 2017, il giudizio su Mps da parte del Fatto Quotidiano non è molto positivo. In un articolo di Paolo Fior si legge infatti che nonostante le dichiarazioni parlino di incontri proficui con le istituzioni europee, “ottenere il via libera al salvataggio non è così scontato, anche perché sotto il profilo strettamente industriale non si vedono elementi che possano riportare in tempi ragionevoli il MontePaschi sul sentiero della redditività”. Il giornalista definisce Mps “una banca-zombie che campa grazie all’assistenza statale”. E dal suo punto di vista con la ricapitalizzazione precauzionale si sta chiedendo a Bruxelles di avere “carta bianca a fronte di rassicurazioni generiche”.
Il Corriere della Sera ha dedicato un articolo ai banchieri ritenuti responsabili della grande crisi o di dissesti degli istituti di credito da loro presieduti, tra cui Giuseppe Mussari, ex numero uno di Mps. Nel pezzo si critica la sua scelta di acquistare AntonVeneta a un prezzo di 9 miliardi di euro, ritenuto da più parti eccessivo e causa principale della crisi che ha poi portato la banca toscana a doversi rivolgere allo Stato per evitare il fallimento. Nell’articolo si ricorda che Mussari, insieme ad altri manager di Mps, è accusato di ostacolo alle funzioni della vigilanza, falso in bilancio e aggiotaggio. “Male che vada (dal punto di vista economico) l’avvocato ha una moglie che sa gestire molto bene, e far guadagnare, i suoi hotel senesi. E paga puntualmente le rate dei prestiti erogati da Mps”, è la pungente conclusione del paragrafo dedicato a Mussari.
La Stampa nei giorni scorsi aveva ipotizzato che l’intervento pubblico in Monte dei Paschi di Siena avrebbe richiesto risorse superiori ai 6,6 miliardi di euro ipotizzati. Ed è da qui che Renato Brunetta comincia le sue considerazioni sulla banca toscana, che a suo modo di vedere sembra essere sparita dai “radar”, messa in secondo piano. L’ex ministro ricorda che nei giorni scorsi a Siena sono arrivati i risultati dell’ultimo controllo ispettivo della Bce conclusosi a febbraio. Risultati non proprio incoraggianti, in quanto sarebbero risultate perdite superiori a quelle calcolate in precedenza. Per questo motivo, quindi, la ricapitalizzazione precauzionale dovrebbe avere un importo superiore a quello preventivato. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera fa anche notare che questa non è l’unica brutta notizia riguardante Monte dei Paschi di Siena. Infatti riguardo la cessione delle sofferenze, la Bce avrebbe chiesto che “il valore di queste venga fissato nel piano sulla base delle offerte di soggetti terzi. Il problema è che i prezzi di mercato sono ancora estremamente bassi. È stato calcolato che venderle anche solo al 20% del loro valore comporterebbe un’ulteriore perdita per Mps di circa 4,5 miliardi, con il quasi azzeramento del patrimonio netto, che al 31 dicembre era di 5,4 miliardi”, spiega Brunetta.
Una ragione in più, quindi, per pensare che il conto della ricapitalizzazione sia destinato a salire. “Tutto questo in uno scenario dove continua la fuga dei clienti dall’istituto, dove il titolo è ancora sospeso in Borsa dallo scorso dicembre, in attesa di un piano industriale che non convince nessuno e che, in ogni caso, comporterà il taglio di migliaia di posti di lavoro”.