Mano a mano che il governatore Ignazio Visco dipanava le Considerazioni finali 2017, sui siti si affastellavano, ieri mattina, flash e titoli-guida. “Per superare la crisi serve uno sforzo eccezionale”. “Il Pil 2007 potrà essere nuovamente prodotto solo nella prima metà del prossimo decennio”. “L’uscita dall’euro non è la soluzione per i problemi italiani”. “C’è stata sottovalutazione dei problemi di transizione al bail-in, ma il sistema bancario non è in crisi”. La preferenza del commentatore del Sussidiario – nella consueta miriade di spunti offerti da Banca d’Italia il 31 maggio – va a “Possibile riportare il debito sotto il 100% in dieci anni”.
Mentre in Parlamento si susseguivano le scaramucce pre-elettorali sulla faticosa manovrina di primavera, Visco ha avuto un colpo d’ala che il successore quasi per caso di Mario Draghi non aveva mai avuto negli ultimi sei anni. E’ stato un “consiglio-impegno” – quello del banchiere centrale italiano – forse pari su scala nazionale all’ormai leggendario whatever it takes dello stesso Draghi durante la prima dell’euro nel 2012. Visco ha detto lui quanto un ospite di prima fila ieri a Palazzo Koch – il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan – era ancora impedito a dire, ma anche quanto i due ospiti d’onore – il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lo stesso presidente della Bce – volevano fortemente che qualcuno dicesse in questi giorni “dall’Italia all’Europa e ai mercati”.
Se nei corridoi di Via Nazionale i commenti a caldo erano tutti incentrati sui rischi dell’incertezza politica, Bankitalia sembra aver riassunto il ruolo di un tempo: di super-ufficio studi del Sistema-Paese, di primo suggeritore della politica economica. Debito pubblico dal 130% al 100% in dieci anni sullo sfondo di una scenario macro di ripresa lenta per almeno un quinquennio: non è solo la bozza sintetica della manovra 2018, è il programma di governo, qualsiasi governo, per la prossima legislatura. E’, soprattutto, una base di trattativa con “la nuova Europa”. quella cui Angela Merkel intende dedicarsi nel suo – ormai quasi scontato – quarto mandato di cancelliere. La Ue in ricostruzione di cui Emmanuel Macron si vuole faticosamente accreditare come co-leader.
E’ verosimile che il 100% nell’arco di un decennio verrà considerato un’asticella troppo bassa dal nuovo “super-ministro del Tesoro” che quasi sicuramente vaglierà i bilanci nell’eurozona (“Europa a prima velocità”). Però ora l’Italia ha calato la sua carta sul tavolo: con un timing tutt’altro che scorretto, anticipato sia rispetto alle elezioni politiche francesi (che dovranno cementare la leadership di macfon9 sia al voto tedesco. Con Mario Draghi ancora formalmente in carica per un biennio: mentre il presidente della Bundesbank Jens Weidmann è ormai già quotidianamente invischiato in una logorante “campagna elettorale” per il dopo-Draghi in Bce.
Ma il contropiede di Visco (lanciato da Draghi sotto gli occhi del coach Mattarella) ha apparentemente bucato anche la caotica mischia interna sulla legge elettorale. La palla sta già correndo verso Padoan, sempre più legittimato assieme al premier Paolo Gentiloni come “governante” di una transizione che potrebbe prescindere dalla data e dall’esito delle elezioni.
Ps: da ieri Ignazio Visco ha in tasca il secondo mandato di Governatore.